Manca un mesetto all’arrivo di Babbo Natale, e mentre le piazze si illuminano, i centri commerciali scoppiano di regali e i bimbi diventano più buoni (tutti tranne il mio). Io invece devo affrontare suoceri, amici e parenti che mi “consigliano” di non andare a Bruxelles per le feste.
La mia città, quella nella quale sono cresciuta, quella che ho amato e odiato alla follia, quella nella quale vivono i miei genitori, in questi ultimi giorni vive ore di grande angoscia e una fase di “coprifuoco” totale.
Le metropolitane sono ferme, le scuole chiuse, i concerti e le partite di calcio annullate. Eppure io, mio marito e mio figlio di meno di 2 anni, il 23 dicembre partiamo per andare proprio lì.
Non ho mai capito chi, in piena crisi umanitaria, prendeva il bigletto per l’Egitto o per la Siria ma sinceramente credo che questa sia una storia diversa.
Dietro all’allarmismo, all’emergenza e al panico che si sta scatenando nella capitale d’Europa c’è molta ‘stampa’ e poca verità.
Il terrorismo, i terroristi, i drammi e le tragedie, come quelle che hanno colpito Parigi o New York molti anni fa, sono una cosa ingiusta, ma non per questo bisogna smettere di uscire, vivere, viaggiare. E’ la terza guerra mondiale, ma non è come la prima e la seconda, bensì una guerra più vigliacca e silenziosa, che può colpire tutti e nessuno, ovunque, vicino o lontano.
Bruxelles è stata presa di mira perché città di grande risalto politico europeo, perché simbolo e perché casa di tutti da molti anni. E’ una città multiculturale dove incontri pochi belgi e tanti italiani, africani, marocchini. Ed è il bello della mia città. Ha odori e sapori misti che l’hanno sempre arricchita.
Oggi questo diventa motivo di paura, ed è bruttissimo.
Ma io non voglio che mio figlio viva questo terrore mentale.
Voglio che conosca la mia città, che ci vada ogni anno almeno una volta, che la veda colorata per il Natale e che senta quegli odori e che la apprezzi.
Prenderemo quell’aereo e andremo a trovare i nonni senza paura ma solo con quell’aria natalizia che ti regala una gioia immotivata e torneremo da lì solo con tanti regali e qualche chiletto in più. Lo porterò alla Grand Place, perché è una delle piazze più belle del mondo, lo porterò in centro e non temerò neanche i fuochi d’artificio.
Perché questo è il Natale, perché questa è la vita!