Dal seguitissimo The Big Bang Theory alla rivelazione Mr. Robot, ormai i nerd – da sempre considerati degli sfigati asociali – sono diventati i nuovi eroi di oggi. Niente più bellocci o strafighi che mostrano l’addominale scolpito e compiono grandi imprese, ma personaggi per nulla attraenti che stanno seduti davanti ad un computer e parlano un linguaggio incomprensibile. Sono questi i nuovi protagonisti del panorama televisivo, che ritroviamo anche in un’altra serie tv targata HBO che ha portato alla ribalta i nerd: la sit-com Silicon Valley, che torna con la sua terza stagione e continua a raccontare le avventure dell’imbranato ma geniale Richard Hendrick e della sua startup Pied Pier, una piattaforma di compressione di dati ultrapotente. Questa volta, il protagonista dovrà fare i conti con nuove sfide, un nuovo CEO pronto a mettergli i bastoni tra le ruote e l’immancabile Gavin Belson, nemico numero uno di Richard.
Ciò che rende così speciale e unica la serie tv creata da Mike Judge, è la capacità di mostrare in maniera sarcastica e irriverente un quadro estremamente fedele e spietato dell’area tecnologica per eccellenza, nella quale si trovano le più importanti aziende di computer e software, come Microsoft, Apple e Facebook. Perché dietro le scene esilaranti e i tanti colpi di scena, Silicon Valley cela in maniera non troppo velata una forte critica al mondo dell’industria tecnologica, una satira acuta rivolta ai big dell’hi-tech, dipinti come megalomani milionari convinti di poter rendere il mondo un posto migliore. Il tutto, condito da battute sagaci, termini tecnici e un linguaggio scurrile, talmente forte ma azzeccato da diventare cifra stilistica della serie – quel ”Mother Fuck” ormai è diventato iconico.
Su tutti, a spiccare è sempre Erlich Bachman (interpretato dal magnifico T.J. Miller), il più eccessivo e volgare di tutti ma che, grazie ai suoi modi sopra le righe uniti alla sua grande perspicacia, riesce sempre a ribaltare la situazione a suo favore. Ed è proprio a causa della sua presenza meno ingombrante che questa stagione appare più sottotono rispetto alle due precedenti, come se venisse a mancare quel mordente, quell’elemento disturbante che rendeva la serie così dirompente. Ma questa è da considerarsi l’unica pecca di una stagione nel complesso divertente, efficace e coinvolgente, in cui si riconfermano l’arguta scrittura e l’ottimo cast.
Thomas Middleditch riprende il ruolo dell’insicuro e socialmente inetto Richard Hendricks, che ancora una volta riuscirà a collezionare una lunga serie di figuracce, una più incredibile e paradossale dell’altra, al fianco dei suoi soci: il cinico e impassibile Bertram Gilfoyle (Martin Star), il timido Dinesh Chugtai (Kumail Nanjiani) e il bizzarro Jared Dunn (Zach Woods). A loro si aggiungono l’eccentrico e spietato Gavin Belson (interpretato dal bravissimo Matt Ross), l’attraente Monica (Amanda Crew) e la singolare Laurie Bream (Suzanne Cryer).
Silicon Valley si riconferma, dunque, una comedy di livello, capace di prendere i giro i grandi dell’era del digitale, senza remore e peli sulla lingua, all’insegna del politically incorrect.