Flesh and Bone è la nuova miniserie della Starz, ambienta nel mondo della danza classica (ideata da Moira Walley-Beckett), che racconta l’arrivo a NY di una ballerina fin troppo timida e tormentata, che dovrà fare i conti con un passato oscuro e un presente pieno di avvoltoi e nemici.
Fin da subito è impossibile non vedere i chiari riferimenti al film di Aranofsky Black Swan, interpretato dal premio Oscar Natalie Portman. Ci troviamo nello stesso mondo in cui il balletto classico viene presentato come un’ambiente spietato che non fa sconti a nessuno e allo stesso tempo legato a doppio filo al sesso e alla sessualità. In Flesh and Bone si fa però un altro passo in avanti, associando la danza alla guerra, due mondi, due esperienze così diverse eppure così simili. La danza ci viene raccontata in modo duro e crudo, senza fronzoli, sviscerando le sue storture, le sue meschinità, con ballerine senza scrupoli, pronte ad usare qualsiasi arma – e qui ritorniamo al sesso – per raggiungere le proprie ambizioni. Lo capisce sin da dubito Claire Robbins (Sarah Hay), protagonista della serie, che decide di scappare di casa e andare a vivere a New York per entrare nell’American ballett company. E proprio come la Portman di Black Swan, anche Claire deve affrontare un percorso di riscoperta di sé, della propria sessualità, che pare essere stata intaccata da un rapporto anomalo e malato con suo fratello Bryan (Josh Helman), lui che in guerra ci è andato per davvero.
Se inizialmente ci viene suggerita una situazione di abusi, che inibiscono e rendono contratta e insicura la nostra protagonista, col procedere degli episodi iniziamo a capire che non tutto è come sembra, e che dietro questo rapporto malsano si nasconde qualcosa di ancora più confuso e ambiguo, che ci fa perdere la bussola del racconto nonché l’empatia con la protagonista. E questo è senza dubbio una delle grandi pecche di Flesh and Bone, che ha dato molte cose per scontato, forse per non svelare troppo, ma producendo il risultato opposto. La protagonista, di poche, pochissime parole, diventa ermetica, e seguire i suoi cambiamenti e sbalzi di umore diventa quasi impossibile. In questo caso, l’integrazione della voice over sarebbe stato perfetto. A non convincere del tutto è anche il personaggio di Romeo (Damon Herriman), tanto bizzarro quando enigmatico, che in qualche modo rappresenta la voce della verità all’interno della serie, ma finisce per creare più domande che risposte.
Nonostante ciò, la serie prosegue sicura e spedita, andando ancora più in profondità in questo mondo marcio e corrotto del balletto classico. Non è un caso che le scene di danza classica in sala si alternino a quelle di un night club, tra tacchi alti e spogliarelliste. Lo stesso night club che finirà per finanziare la compagnia chic e altolocata. E un gioco di contrapposizioni, tra sacro e profano, perfezione e imperfezione, altezze e bassezze, che fanno parte di questo ambiente, cosi come della protagonista, divisa e spaccata da due anime che lottano senza sosta: fragile e sensibile, ma anche aggressiva e crudele.
Il cast di Flesh and Bone, composto da attori ballerini professionisti, è assolutamente azzeccato. E proprio nel finale di stagione, vediamo il trionfo della danza e dei loro corpi in movimento, durante una splendida coreografia al quale viene dato ampio spazio. La serie dunque, nonostante alcune imprecisioni e mancanze, trova il suo degno finale, tra scene sontuose e altre che sfiorano l’assurdo ma soprattutto con la protagonista Claire che finalmente sembra aver ritrovato se stessa, in una rinascita metaforica, che segna il suo meritato trionfo sulla scena, e non solo.
Flesh and Bone merita di essere vista? Assolutamente sì, perché se per certi aspetti ha deluso, per altri ha senza dubbio conquistato.