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Femminicidi: la Spagna è il paradiso e l’Italia l’inferno?

Postato il Dicembre 19, 2025 Yasmina Pani 0

Per leggere questo articolo ti servono: 4 minuti

Avrete sentito più volte la notizia riguardante la violenza in Spagna, in cui si sarebbe riusciti a ridurre i femminicidi del 30% rispetto a vent’anni fa, apparentemente grazie all’educazione sessuoaffettiva.

Di solito si comunica la cosa rimarcando le differenze rispetto all’Italia, che non ha adottato questa materia o la fa male, e che di conseguenza – questo è ciò che viene ormai dato per scontato – continua ad avere un alto numero di femminicidi. La notizia sembra epocale, considerando l’apparente emergenza femminicidi in Italia. Mi è sembrato quindi utile analizzare i dati in questione, per entrambi i Paesi.

Prima di comparare i dati della Spagna e quelli dell’Italia, però, osserviamo il modo di comunicare la notizia usato dalla maggioranza dei media. Si riferisce una percentuale, poco informativa senza altri dati tramite cui farsi un’idea: il 30% di mille è diverso dal 30% di diecimila. Anche la precisazione sull’educazione sessuale è un po’ dubbia: possibile davvero che questo unico fattore, che anche noi potremmo avere se solo il governo non fosse reazionario, cambierebbe totalmente la situazione?

Bene. In Spagna, l’operazione a lungo termine di sensibilizzazione sulla violenza di genere è iniziata nel 2004, primo anno di riferimento per il lasso di tempo considerato (2002-2024). Per quell’anno, si parla di 72 femminicidi, cioè donne uccise dal partner, quindi

  • nel 2004, il tasso era di circa 3,0 donne uccise per milione di donne.

Dato che l’anno scorso, invece, ci sono stati 47 femminicidi,

  • nel 2024, il tasso è sceso a circa 1,9 donne uccise per milione di donne.

Insomma, contando le singole donne uccise da partner o ex, si è passati da 72 a 47 in vent’anni. Un numero incredibile! Si tratta di poco più di venti femminicidi in meno; uno all’anno circa, volendo usare il linguaggio tipico della comunicazione in questo ambito. Se consideriamo che si ritiene elevatissimo il numero medio italiano di 61, quello spagnolo non dovrebbe apparire un risultato straordinario, da elogiare con passione.

In pratica, quindi, si verifica un crimine in meno per ogni milione di persone. Parlare di 30% in meno serve solo a fare i titoloni ad effetto. Pensate se i titoli fossero stati invece “Venti femminicidi in meno in venti anni”: quante persone sarebbero rimaste sbalordite dal dato entusiasmante, invidiabile per noi italiani? Usare la percentuale fa sembrare il numero più grande e prodigioso, quando invece i numeri sono insignificanti (in quanto a rilevanza statistica e quantità concreta di uccisioni) sia in sé, sia se rapportati ad altri.

Confrontiamo per esempio i femminicidi con le morti causate da altri fattori:

Numero di morti annui in spagna

Fonti:

https://violenciagenero.igualdad.gob.es/wp-content/uploads/BEA_2024.pdf

https://www.epdata.es/datos/violencia-genero-estadisticas-ultima-victima/109/espana/106

Arriviamo al paragone con l’Italia:

In Italia siamo scesi da 90 femminicidi a 60 tra il 2018 ed oggi, senza le riforme spagnole:

È vero che numericamente i femminicidi in Spagna sono meno numerosi, ma lo è anche la popolazione (49 milioni) rispetto all’Italia; in cui, in ogni caso, si può notare un calo costante. Per il 2023 parliamo quindi di 2,6 ogni milione di abitanti per la Spagna e di 2,13 per l’Italia: addirittura l’Italia presenta un numero più basso.

Il motivo per cui circolano numeri che dicono che in italia è peggio è che si usano, talvolta, i numeri delle uccisioni totali di donne, che ovviamente sono più alti dei femminicidi. Per questo sentiamo dire spesso che in Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni: se includessimo tutti gli omicidi di donne in ambito familiare (es. figli che uccidono madri), i numeri italiani circa 100-110 all’anno. Risultano quindi più alti delle uccisioni di donne, in totale, in Spagna; ma parliamo anche qui di 90-100 vittime.

Fonte: https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2025-01/report_omicidi_al_31_12_2024.pdf

Ma, in generale, i dati in Europa non sono allarmanti da nessuna parte: per il 2022, in Germania ne abbiamo 137, in Francia 118, In Italia 61. Italia e Spagna hanno un tasso inferiore, ma questi sono i numeri puri, senza rapportarli alla popolazione: per esempio la Germania ha 84 milioni di abitanti.

Fonte: https://url-shortener.me/43KY

Insomma, quindi, questa educazione sessuoaffettiva non ha fatto alcun miracolo in Spagna; ma per il semplice fatto che non c’erano miracoli da fare, dati i numeri. E, soprattutto, un dato curiosamente trascurato: l’educazione sessuoaffettiva come materia scolastica, in Spagna, esiste dal 2022.

Sicuramente le politiche di sensibilizzazione attivate hanno salvato molte donne, perché son nati molti più centri antiviolenza, sportelli, osservatori, numeri di telefono e le donne son state incoraggiate a denunciare, nonché educate ai segnali preoccupanti nel comportamento del partner. La stessa cosa, però, si sta facendo anche in Italia, in modo martellante, e dire che l’unica cosa che manca ed è la causa determinante è l’educazione a scuola è falso, o meglio, non è dimostrato in alcun modo.

Questo non vuol dire che l’educazione non vada fatta, o che le donne uccise non siano una cosa brutta che certo si spera sempre che accada meno spesso. Ma se le informazioni che ci vengono fornite sono fuorvianti, questo allarme mediatico è privo di ragion d’essere. Se parliamo in generale di comportameni inappropriati, o sessisti, o molesti, è chiaro che il discorso si amplia; ma qui la questione è solo quella della correttezza nell’informazione.

Infine, va anche ricordata una verità che molti si ostinano a non voler guardare: nonostante le leggi e l’educazione, in qualsiasi Paese esiste una quota di criminalità (compresa ovviamente quella contro le donne) che è quasi impossibile azzerare totalmente. Che la Spagna sia scesa da 72 a 47 può suggerire che le politiche hanno funzionato, ma se i numeri rimangono stabili tra i 45 e i 55 casi) è molto probabile che si sia raggiunto un limite base difficile da abbattere ulteriormente. È una semplice questione fisiologica di cui bisogna tener conto: un mondo senza reati non esiste. Un mondo senza fuffa, speriamo.


Pubblicato da

Yasmina Pani

Linguista, insegnante e divulgatrice di materie umanistiche. Si è occupata a lungo di linguaggio inclusivo e si dedica in generale alla rettifica delle bufale in ambito linguistico e letterario. Tiene corsi di scrittura e di miglioramento delle competenze linguistiche, che affianca alla divulgazione sui canali social. Gestisce anche un progetto di divulgazione sulla parità di genere e i diritti maschili

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