La scena è delle più bieche. C’è un uomo, un uomo canuto ma dal vigore fisico ancora evidente e con un chiaro passato da fotomodello, che a un certo punto della notte comincia ad alzarsi spiegando alla moglie, insonnolita, infastidita, svegliata ed incredula, che ci sono cause di forza maggiore che lo costringono altrove.
Una volta vuole spegne’ la tv rimasta accesa, una volta s’è fatto veni’ il dubbio che ci fosse stato un rumore in garage, un’altra volta vuole separare i Cimbri dai Teutoni, un’altra volta pensa di costruire quadrati sulle ipotenuse. Ma tutto questo non è vero perché i motivi, più di forza maggiore, sono di Salsomaggiore, terme magari: il tizio deve operare ricche minzioni.
Lo spot, spieghiamolo, è quello del Prostamol e il protagonista cerca di negare a se stesso e alla consorte che presto qualcuno con un guanto in lattice gli chiederà di voltarsi e poi dalla teoria si passerà alla pratica. La diagnosi sarà di una semplice infiammazione alla prostata e la moglie avrà già previsto tutto accaparrandosi un scorta importante di farmaco in grado di regolare la minzione al tizio, evitare a lei di essere svegliata e scongiurare il divano come giaciglio notturno al marito, altrimenti noto ai più, forse, come il piscione viaggiatore.
Ma questo è solo l’ultimo esempio di come i pubblicitari amministrino quell’elementare concetto che è la pipì.
E a questo punto, contrariamente a quanto di solito avviene da queste parti, non siamo in grado ora di declinare tutti nomi dei farmaci antidiuretici che il mondo della réclame sponsorizza. Quello che ci stupisce è la visione della donna che i propalatori di spot denunciano. L’essere umano di sesso femminile per i creativi della pubblicità vive principalmente con l’obiettivo di scongiurare due drammi: il terrore che qualcuno in ascensore si accorga della sua incontinenza e la prospettiva che per l’ennesima volta dei salvaslip non salvino gli slip!
Se volete fondare un’industria di auto, vi proporranno dei fotomodelli, quasi sempre con una faccia da disturbi di fegato, per reclamizzarli. Ma se fate pannolini… donne! Donne che vanno in bicicletta nei boschi a gambe larghe (ma perché?), donne che in giro hanno paura di emanare afrore, donne che un tempo si buttavano col paracadute durante il ciclo e adesso invece al telefono dicono che “finalmente hanno trovato quello giusto” ma parlando di un assorbente e non del fidanzato, che ascolta alle loro spalle, pettinato come una signora degli anni ‘30.
Donne che, infine, per estensione, sono anche portabandiere di sudorazioni importanti, di afrori epocali. Abbiamo una notizia, preparatevi: le donne non so’ così. Le donne si lavano, si deodorano, si organizzano in caso di situazioni idrauliche e personali da gestire, le donne non sono gli uomini. Ma i pubblicitari spesso sì. E questo…spiega tutto.