Con oltre tre mesi di ritardo rispetto alle elezioni di ottobre, la Lettonia dovrebbe votare la fiducia al nuovo esecutivo mercoledì 23 gennaio.
Dopo i falliti tentativi di formare un governo da parte di Jānis Bordāns, ex ministro della Giustiza e leader del Nuovo Partito Conservatore (Jaunā konservatīvā partija, JKP), e di Aldis Gobzems, del partito populista A chi appartiene lo Stato? (Kam pieder valsts? – KPV LV), la Lettonia sembra finalmente pronta ad inaugurare il nuovo esecutivo, scaturito dagli equilibri delle elezioni legislative dello scorso ottobre. Se, nel frattempo, il governo uscente di Māris Kučinskis aveva continuato a svolgere le proprie funzioni per evitare il vuoto dell’esecutivo, dopo lunghe settimane di trattative dovrebbe finalmente nascere il governo della nuova legislatura. A guidarlo sarà quasi certamente Arturs Krišjānis Kariņš, ex ministro dell’Economia ed europarlamentare, rappresentante del partito di centro-destra Nuova Unità (Jaunā Vienotība).
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Arturs Krišjānis Kariņš, nato e cresciuto negli Stati Uniti, con tanto di laurea in linguistica presso la University of Pennsylvania, è stato individuato come potenziale premier dal presidente Raimonds Vējonis al fine di trovare un compromesso tra le cinque forze che andranno a formare la coalizione di governo. Oltre a JKP, KPV LV e Nuova Unità, prenderanno parte all’esecutivo anche la coalizione Attīstībai/Par! (letteralmente Sviluppo/Per!) ed il partito Alleanza Nazionale (Nacionālā Apvienība – NA) del giovane Raivis Dzintars.
È stato proprio il prossimo premier ad annunciare la data di mercoledì 23 gennaio per la votazione della fiducia da parte della Saeima, il parlamento unicamerale della repubblica baltica, composto da cento seggi (i cinque partiti di governo avranno sessantasei deputati in totale). Lunedì, invece, i partiti si accorderanno per nominare il prossimo ministro dell’Economia, dopo che Didzis Šmits (KPV LV) ha rinunciato al ruolo per il quale era stato designato. Secondo gli equilibri decisi dai leader del pentapartito in salsa lettone, dovrebbe essere un esponente della stessa compagine politica ad essere assegnato al ruolo. Proprio sul partito KPV LV, del resto, ricadono gli unici dubbi per la formazione del nuovo governo, visto che alcuni membri sembrano essere contrari alla nuova coalizione, ma non dovrebbero comunque impedire ad Arturs Krišjānis Kariņš di raggiungere la maggioranza assoluta necessaria nel voto di fiducia.
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Ancora una volta, invece, la coalizione di governo escluderà dalle sfere del potere la prima forza politica del Paese, il Partito Socialdemocratico “Armonia” (in lettone Sociāldemokrātiskā Partija “Saskaņa”, in russo Социал-демократическая партия «Согласие») di Vjačeslavs Dombrovskis, che però ha il “difetto” di essere considerato soprattutto come il partito degli elettori di etnia russa. L’altra forza esclusa dal governo sarà invece l’Unione dei Verdi e dei Contadini (Zaļo un Zemnieku savienība, ZZS), una coalizione di partiti ruralisti, conservatori ed euroscettici. Il prossimo governo, infatti, sembra orientato a mantenere la Lettonia su posizioni di politica estera filoeuropeiste e filostatunitensi, nonché piuttosto anti-russe.