Le elezioni di lunedì 7 settembre hanno provveduto a rinnovare i quarantuno seggi della House of Representatives di Trinidad e Tobago, la camera bassa del Parlamento bicamerale del piccolo Paese caraibico. La camera alta, invece, è il Senato, i cui sessantadue membri vengono nominati dal Presidente (attualmente Anthony Carmona, eletto nel febbraio 2013), dal Primo Ministro e dal leader dell’opposizione. I deputati vengono eletti secondo il metodo del first-past-the-post, ovvero ognuna delle quarantuno circoscrizioni (o collegi elettorali) del Paese elegge il rappresentante che ottiene più voti nella stessa.
In base ai risultati della consultazione elettorale, che ha visto oltre un milione di cittadini recarsi alle urne, il People’s National Movement (PNM) è divenuto il primo partito del Paese, passando dai dodici seggi delle scorse votazioni ai ventitré che oramai gli consentono di avere la maggioranza assoluta della House of Representatives. Di conseguenza, il leader del PNM, Keith Christopher Rowley, è divenuto il nuovo Primo Ministro di Trinidad e Tobago. Scelto come senatore già nel 1987, Rowley fu eletto per la prima volta alla camera bassa nel 1991, e da allora ha ricoperto molti ruoli di grande importanza, divenendo titolare di diversi ministeri nel corso dei governi che si sono succeduti. Il rappresentante del collegio elettorale di Diego Martin West diventerà così l’ottavo premier nella storia del Paese da quando, nel 1962, ottenne l’indipendenza dal Regno Unito.
La grande sconfitta di queste elezioni è invece Kamla Persad-Bissessar, la rappresentante del collegio di Siparia che lascia il suo posto di Primo Ministro dopo cinque anni di governo. La sua coalizione, denominata People’s Partnership, ha infatti fatto segnare una perdita di undici seggi, passando da ventinove a diciotto rappresentanti: diciassette per lo United National Congress, il principale partito della coalizione, ed uno per gli alleati del Congress of the People. Da notare che tutti i principali partiti del Paese di autodefiniscono socialdemocratici e di centro-sinistra, anche se il PNM di Rowley è di fatto quello che tende di più verso le politiche liberiste.
Restano fuori dal Parlamento, invece, i restanti quindici partiti che hanno partecipato alla consultazione, così come i numerosi candidati indipendenti. Fuoriescono dunque dalla House of Representatives i nazionalisti del National Joint Action Committee e gli autonomisti del Tobago Organisation of the People, favorevoli appunto all’autonomia dell’isola di Tobago rispetto a quella principale di Trinidad. Questi due partiti avevano ottenuto due seggi a testa in occasione delle elezioni del 2010. Non entra in Parlamento neppure l’Independent Liberal Party di Jack Austin Warner, considerato da alcuni come un possibile outsider alla vigilia delle elezioni.