Da oltre un mese la Svezia è alla ricerca di un nuovo governo, la cui formazione è resa complicata dai risultati delle elezioni legislative di settembre. La settimana scorsa, la questione sembrava essere giunta vicino ad una soluzione, con Ulf Kristersson, leader della coalizione di centro-destra Alleanza (Alliansen), che aveva quasi assaporato la carica di primo ministro.
Alla fine, però, il candidato del Partito Moderato (Moderata samlingspartiet, M) non è riuscito a trovare un accordo con le altre formazioni in campo: da un lato, i partiti tradizionali non hanno voluto includere nella composizione del governo l’estrema destra dei Democratici Svedesi (Sverigedemokraterna, SD), il partito di Jimmie Åkesson; dall’altro, la rivalità tra i blocchi di centro-destra e centro-sinistra si è rivelata uno scoglio insormontabile per permettere la formazione di una “grande coalizione” alla tedesca.
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La palla, dunque, è tornata al primo ministro in carica, Stefan Löfven, leader del Partito Socialdemocratico dei Lavoratori di Svezia (Sveriges Socialdemokratiska Arbetareparti, SAP) e della coalizione di centro-sinistra, denominata Rosso-Verde (De rödgröna), includendo anche gli ecologisti del Partito Ambientalista i Verdi (Miljöpartiet de Gröna, MP) ed il Partito della Sinistra (Vänsterpartiet, V), che, al contrario di SAP ed MP, si caratterizza per un certo euroscetticismo.
Leader della coalizione più grande presente in parlamento, seppur con un solo seggio di vantaggio sul centro-destra (144 contro 143), Löfven spera ora di ottenere un nuovo mandato alla guida dell’esecutivo del Paese scandinavo, anche con la possibilità di formare un governo di minoranza, come era del resto accaduto nella legislatura in scadenza. Andreas Norlén, il presidente del Riksdag (il parlamento svedese), ha chiesto a Löfven di provare a formare un governo che possa essere votato dai deputati, visto che Kristersson ha rinunciato ancor prima di presentarsi per la fiducia.
In tutto, la costituzione svedese prevede un massimo di quattro tentativi di formare un governo: il governo, come detto, può anche essere sostenuto da una minoranza, ma ha bisogno di ottenere la maggioranza assoluta nel voto di fiducia. Se quattro tentativi dovessero andare a vuoto, si procederebbe invece a nuove elezioni legislative entro tre mesi, eventualità che però non si è mai verificata nella storia della monarchia scandinava.
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Nel frattempo, poiché la costituzione svedese non prevede il vuoto di governo (come accade anche in Italia), Löfven sta continuando a guidare l’esecutivo uscente, incaricato di occuparsi solamente delle questioni di necessità impellente. Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, tuttavia, il governo dovrà presentare una legge di bilancio: per questo, Jonas Sjöstedt, leader del Partito della Sinistra, ha proposto di votare una “legge neutra”, ovvero senza particolari modifiche budgetarie, nel caso in cui non si riuscisse a formare un governo a breve. In questi casi, infatti, la legge svedese prevede che la legge di bilancio non abbia “chiari indirizzi politici”.
L’altra questione che ha fatto discutere in questi giorni è stata quella Lundin Petroleum (ex Lundin Oil), compagnia petrolifera svedese accusata di crimini di guerra in Sudan, dove avrebbe finanziato ed armato dei gruppi miliziani al fine di scacciare la popolazione locale e procedere con la ricerca di nuovi giacimenti petroliferi (i fatti si sarebbero svolti tra il 1997 ed il 2003), causando la morte di oltre dodicimila persone. Il governo Löfven ha dunque deciso di autorizzare le autorità giudiziarie a procedere contro Alex Schneiter, cittadino svizzero ma amministratore delegato della Lundin Petroleum, ed Ian Lundin, presidente della stessa e figlio del fondatore Adolf Lundin.