Il Regno del Bhutan (o Druk Yul, in lingua dzongkha) è un piccolo stato asiatico situato sulla catena montuosa dell’Himalaya, incastonato tra due giganti come Cina ed India. Il Paese conta poco più di 750.000 abitanti distribuiti su 46.500 km², una superficie quasi doppia rispetto a quella della Lombardia, ma in gran parte inabitabile a causa delle altitudini e dei terreni impervi.
Dopo che, lo scorso 20 aprile, i cittadini bhutanesi erano stati chiamati alle urne per rinnovare il Consiglio Nazionale (Gyelyong Tshogde), la camera alta del Paese, composta da venticinque seggi, gli elettori sono tornati a votare giovedì 18 ottobre, questa volta per scegliere i 47 membri della camera alta, l’Assemblea Nazionale (Gyelyong Tshogdu), e completare così il rinnovamento dell’organo legislativo.
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Al contrario di quanto accade per il Consiglio Nazionale, dove i partiti sono severamente vietati e tutti i candidati concorrono da indipendenti, nell’Assemblea Nazionale la formazione di partiti politici è stata concessa per la prima volta dal 2008 da parte del giovane Re Drago (o meglio, Druk Gyalpo) Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, trentottenne salito al trono nel 2006, dopo l’abdicazione del padre Jigme Singye Wangchuck, in carica da ben trentaquattro anni. L’attuale sovrano, infatti, è considerato un riformatore democratico: nel 2007, ha varato una nuova costituzione, cambiando la forma di governo da monarchia assoluta a monarchia costituzionale; nel 2008, poi, ha indetto le prime elezioni dirette per le due camere, ammettendo, appunto, la formazione di partiti politici, ma solo per l’Assemblea Nazionale. Quella di quest’anno è dunque solamente la terza tornata elettorale nella storia del Paese.
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Alla nuova fase dell’agone elettorale si è arrivati con il Partito del Popolo Democratico (Miser Dmangsgtsoi Thogspa, MDT) che si presentava nel tentativo di confermare la propria maggioranza di governo, guidata dal primo ministro in carica, Tshering Tobgay. L’unica altra forza politica organizzata presente in parlamento era invece il Partito Pace e Prosperità (Druk Phuensum Tshogspa, DPT), dell’ex premier Jigme Thinley, che aveva ricoperto l’incarico dal 2008 al 2013.
Le elezioni di quest’anno, tuttavia, sono state caratterizzate dall’esplosione di un nuovo partito, denominato Druk Nyamrup Tshogpa (DNT), fondato nel 2013, ma fino ad ora rimasto ai margini della vita politica. La forza guidata da Lotay Tshering ha presentato il proprio programma dichiarandosi apertamente di ispirazione socialdemocratica, ed ha così ottenuto la vittoria con il 31.85% delle preferenze e ben trenta deputati eletti, risultato che permetterà allo stesso Tshering di guidare il nuovo esecutivo.
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Resta in parlamento, ma sempre all’opposizione, il Partito Pace e Prosperità, condotto in questa tornata elettorale da Pema Gyamtsho, che si è piazzato secondo con il 30.92% dei suffragi e diciassette rappresentanti eletti, due in più rispetto alla precedente legislatura. Esce di scena, invece, il Partito del Popolo Democratico dell’ormai ex premier Tobgay, che non ha eletto deputati nonostante il 27.44% su scala nazionale, a causa del metodo del first-past-the-post (viene eletto il candidato più votato in ciascun collegio). Resta escluso dal parlamento anche il neonato Bhutan Kuen-Nyam Party (9.78%).
L’affluenza alle urne è stata del 70.73%, più alta rispetto a quella registrata cinque anni fa.
Immagine: il Re Drago, Jigme Khesar Namgyel Wangchuck, in compagnia della regina Jetsun Pema Wangchuck e del primogenito della coppia Jigme Namgyel Wangchuck, Principe Drago (Druk Gyalsey).