Domenica 23 settembre, l’arcipelago delle isole Maldive ha vissuto le proprie elezioni presidenziali, con solamente due candidati in corsa per la poltrona più ambita del Paese, fatto che ha scongiurato la possibilità di dover ricorrere al secondo turno.
Eletto cinque anni fa, Abdulla Yameen del Partito Progressista delle Maldive (in inglese Progressive Party of Maldives, PPM) cercava un secondo mandato. Il suo avversario doveva inizialmente essere Mohamed Nasheed, già capo di Stato tra il 2008 ed il 2012, e sconfitto da Yameen nella precedente competizione elettorale. La principale forza d’opposizione, il Partito Democratico Maldiviano (in inglese Maldivian Democratic Party, MDP), ha però alla fine optato per un nome relativamente nuovo, quello di Ibrahim Mohamed Solih detto “Ibou”, cinquantacinquenne che ha ricoperto il ruolo di capogruppo in parlamento dal 2011, anche a causa della scarsa popolarità di cui ha goduto Nasheed sul finire del suo mandato presidenziale.
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Yameen ha basato la propria campagna elettorale soprattutto sulla propria identità islamica e sui legami con la Cina, Paese con il quale negli ultimi cinque anni le Maldive hanno stretto accordi economici importanti, oltre al musulmano Pakistan. Solih, al contrario, ha detto di voler rafforzare i rapporti con l’India, Paese più vicino sia geograficamente che culturalmente rispetto alla Cina, ed il suo partito si caratterizza per un’impostazione politica secolarista e laica.
Le polemiche non sono mancate quando il presidente in carica ha nominato Ahmed Shareef, suo fervente sostenitore, a capo della Commissione Elettorale, incaricata di verificare la legittimità delle operazioni di voto. Inoltre, il governo di Yameen è stato accusato di aver represso numerose manifestazioni dell’opposizione a sostegno di Solih. Infine, pochissimi media stranieri sono stati ammessi nel Paese per seguire dal vivo le operazioni di voto, il che ha aumentato i sospetti circa possibili brogli.
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Nonostante tutto, l’elettorato ha premiato il candidato d’opposizione Solih, che ha raccolto 126.481 voti, pari al 58.16% delle preferenze, contro i 91.006 del capo di Stato in carica, che si è fermato al 41.84%. L’affluenza alle urne è stata dell’84.09%.
Solih entrerà ufficialmente in carica il prossimo 17 novembre, mentre Yameen dovrà rivedere i propri progetti di egemonia politica sul Paese.