Un viaggio di mille miglia comincia sempre con il primo passo.
– Lao Tzu
Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha avuto paura dei propri sentimenti. Se fossimo in teatro e voi foste la mia platea, non ce ne sarebbe nemmeno uno con la mano abbassata. Perché, è vero, i sentimenti fanno paura, ci fanno temere. Non per quello che sono, in fondo, ma per quello che siamo. Per le nostre fragilità, i nostri dubbi, i nostri stessi sentimenti.
Non è facile amare, è vero, ma non è nemmeno facile dirsi innamorati, o dire che lo siamo, o, anche, sentirsi innamorati, o non sentirsene affatto. La verità è che tutti vorremmo essere felici. Ma, spesso, non abbiamo il coraggio di esserlo, ci fa paura il dubbio almeno quanto un orizzonte sfocato in un giorno di pioggia su una spiaggia: tutti sogniamo di varcarlo ma, nessuno, con la tempesta in arrivo, trova davvero il coraggio di farlo.
Talvolta mi chiedo se, davvero, abbiamo il desiderio di essere felici o se, più semplicemente, ci accontentiamo di accumulare tanti impegni gratificanti e piccoli successi quotidiani. Molto spesso davvero più dannosi che significanti. La routine ci fa stare bene, rappresenta un’area di comfort che nessuno, in fondo, vorrebbe abbandonare. Ma la bellezza, la meraviglia, la scoperta che può aprirci la possibilità di uscire al di fuori di noi, beh, questo non può darcela nessuna routine. Nemmeno la più emozionante.
C’è chi dice sia, davvero, una questione di coraggio. Chi, piuttosto, prova a ridurre in sentimento ad una possibilità. Ed, allora, sì, piuttosto che andare avanti ci riduciamo ad attendere, sommessamente che qualcosa accada e ci porti via. Ma lo vogliamo davvero? Desideriamo davvero che qualcosa ci prenda e ci porti via o vogliamo, finalmente, noi prendere tutto e condurci via, intraprendere una strada nuova una strada che possa regalarci qualcosa di nuovo, che possa darci un volto nuovo, un’esperienza in grado di aprirci a tutto un mondo che conosciamo o che, troppo spesso, ci siamo lasciati alle spalle?
Il primo passo, quello che conta, quello che vale, quello che non smetteremo mai di sentire importante, non è un’occasione. È una scelta. Da prendere a piene mani così come vorremmo, davvero, prendere noi stessi e cambiarci, una volta per tutte.
Ciò che fa più rumore sono le storie dei «sì» e lo sappiamo bene. Quando, per amore, si è pronti a superare tutto e tutti, a combattere contro tutto e tutti, a calarsi nella situazione più complicata per uscirne fuori migliori di prima. I «no» fanno male, ci feriscono, ci tolgono quello che siamo, ci fanno perdere la strada e stare male, stare davvero male, fin quasi provare a desiderare di non esistere più. Ma ne vale la pena, ne vale davvero la pena percorrere una strada in cui si crede. Almeno senza esagerare.
La ricerca della felicità insegna, da sempre, che ci si può far davvero male provando ad inseguirla. Ma questo non fa perdere la voglia di continuare a crederci, di voler continuare a scommetterci su, qualunque cosa accada. Ciò che è importante davvero non è il risultato, se ci crediamo in quello che facciamo. L’importante è la strada, quella che non perdiamo quando sogniamo, con il cuore, di essere felici.
La paura è un buon alleato, ma da tenere in seconda, di cui non fidarsi troppo. Messi alle strette, funziona al contrario, ci spinge ad andare oltre, piuttosto che stare fermi. E chi si stringe troppo intorno ai «se» ed ai «ma» dovrebbe imparare a fare i conti quotidianamente con la speranza. Magari, mettendosi un po’ in difficoltà ed osservando che sono le sue forze che lo tirano fuori, che lo fanno stare in piedi. Perché la paura porta, innegabilmente, la coscienza pura dell’esistenza. Se non altro, aiuta a capire che, nella difficoltà, teniamo davvero a noi stessi.
Buttarsi richiede una buona dose di coraggio e di paura. Per non esagerare nell’intraprendenza e, al contempo, per non chiudersi troppo in sé stessi. Qualunque sia l’impegno da affrontare, è bene sapere che non ci saranno pene tanto grandi da toglierci la vita. Ma c’è, in tutti i casi, un premio che vale tanto quanto noi. E, poi, per un no non è mai morto nessuno. Bisogna scommettere e partire, citando il grande esploratore brasiliano Amyr Klink «il naufragio peggiore è quello di chi non ha nemmeno lasciato il porto».