Chi non festeggia il 25 Aprile è un fascista, con innegabili simpatie naziste. Punto. Inutile girarci intorno con balletti dialettici patetici e i vari “e allora le foibe”? Per altro, come spiegherò meglio in chiusura dell’editoriale, oggi l’antifascista non può che essere anche anticomunista, per ragioni (storiche) autoevidenti.
E tutto questo dice appunto la storia, con la sua consuete e fragorosa eloquenza. Gli ebetini destroidi e/o nostalgici hanno lasciato questa sacrosanta festa nelle mani esclusive e spesso troppo arroganti della sinistra (nella loro testolina semplice “ai comunisti”) ed è una cosa che, nel 2025, non è più tollerabile.
“Apprezzo” di più i neofascisti veri, dichiarati. Che in coerenza storcono il naso, poiché questo giorno ricorda la loro umiliante sconfitta storica (i fascisti hanno fatto ridere in praticamente ogni battaglia combattuta, incluse quelle con le tribù africane armate di archi e frecce).
I fascisti, infatti, furono sconfitti, soverchiati da ogni nemico e puntualmente salvati dagli alleati nazisti per praticamente tutta la durata della seconda guerra mondiale. Era come bambini un po’ inetti e coraggiosi.
E, ripeto: capisco che ricordare questa umiliazione (meritatissima) sia per loro una sofferenza. Che poi, il fascista odierno è comunque solo una patetica macchietta rispetto a quelli veri e propri, che negli anni 40 del secolo scorso sono andati sulla neve con gli scarponi di cartone. Molto meno coraggioso, ma al contempo moralmente più colpevole, perché oggi è impossibile non conoscere certe atrocità.
Per capirci: il Montanelli fascista nel ventennio, non è certo paragonabile ad un 60enne che si dichiara fascista oggi.
Però, lo ripeto: almeno è coerente. Quelli che invece non si dicono fascisti, ma non si entusiasmano per questo giorno perché altrimenti “pare brutto”, sono sul serio i più ridicoli tra i ridicoli.
Diciamolo chiaro: tutto il resto della destra moderata, liberale o come volete chiamarla, deve ricordarsi che questo giorno esiste non certo solo grazie ai comunisti e deve celebrarlo con entusiasmo. Che i padri costituenti non erano certo solo comunisti. Anzi. E mi disturba, da persona non certo di sinistra, dover lasciare il 25 aprile a chi soffre dei consueti complessi di superiorità.
Quindi viva il giorno della liberazione dal nazi-fascismo, senza bandiere politiche. Non lasciamo anche questo giorno all’egenomia della sinistra, diamine. E sfatiamo questo mito dei partigiani solo comunisti. Non se ne può più. Ed è anche una profonda offesa ai tantissimi partigiani che non erano affatto comunisti, o lo erano solo per contingenza storica, come magari molti dei nostri nonni sono stati fascisti per qualche anno.
E, lo so, al solito si intoneranno i soliti “e allora le foibe”? Le foibe sono stato un altro capitolo orribile della nostra storia, da contestualizzare nel periodo storico specifico ma al contempo condannare totalmente. Senza “se”, senza “però”. E, anche su questo, chiunque sia dotato di buon senso non può che essere in accordo.
Al contempo, è stucchevole e per nulla rispettoso per le vittime, utilizzare quel fatto atroce come sorta di accusa delegittimamente per il 25 Aprile, per ragioni così ovvie che sarebbe offensivo per la mia ed altrui intelligenza esplicitarle.
Stesso dicasi per i soliti report (senza fonti storiche accredite) sui presunti “crimini dei partigiani”. Che, anche quando commessi, non erano certo commessi solo da partigiani “comunisti”. Il contesto di guerra e di liberazione, ha di sicuro lasciato spazio a criminali con casacche diverse ma comportamenti identici.
Mentre, però, il nazifascismo ha rappresentato azioni di violenza sistemica ed è stato frutto del massacro intenzionale di milioni di persone, gli eventuali “elementi deviati” delle forze di liberazione sono stati senza ombra di dubbio un’eccezione, spesso dovuta anche al contesto storico chiaramente violento nel quale hanno agito.
In ultimo, come detto, considerando poi le atrocità del regime comunista, oggi la liberazione dovrebbe in realtà essere una festa sia antifascista che anticomunista. Anzi, a mio avviso non dovrebbe esistere un antifascismo che non sia anche anticomunismo, visto certe scelte richiamano semplicemente avversione ai regimi, di qualsiasi “colore” essi siano stati.
Superare le idologia del passato significa poterle condannare con il giusto distacco e la giusta consapevolezza, per non ripetere mai più certi errori. Viva dunque la liberazione, che è patrimonio di tutti e non certo solo di quelli che si sentono moralmente superiori. A prescindere.
E lo so che, probabilmente, con questa chiosa mi sono inimicato entrambe le parti in causa. Ma that’s it, come direbbero quello che ci hanno colonizzato dopo averci liberati.
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