Nata nel 2015, attualmente con 600 fan alla pagina di Facebook, meno di 1000 download per l’App “MatchMe”, poco più di 600 iscritti confermati, un team dallo strano cv generale, 20k di fatturato registrati nel 2017 e appena 10 nel 2018. Poi nessun dipendente e addirittura una società indiana pubblicamente indicata come la responsabile (in outsourcing) del lavoro di sviluppo, con oltre 850.000 euro raccolti con i vari aumenti di capitale.
Questi i numeri di Gopib, società che su Backtowork24 ha lanciato una campagna crowdfunding con 400.000 euro di obiettivo e valutazione pre-money pari addirittura a 20 milioni.
Ma cosa fa Gopib srl, di preciso? La sede è a Trento, il CEO, Pieter Paul Ickx, è l’unico nel team di founder ad avere un curriculum di buon livello, anche se in settori non propriamente vicini a quello nel quale la startup dice di voler agire. Leggendo sulla landing di Backtowork, sembra che l’azienda abbia ad oggi un solo prodotto già pronto: MatchMe, un’app che raccoglie appunto meno di 1000 download su Play Store di Google (con recensioni al 99% positive e piuttosto anomale per toni e contenuti) ed ha un totale di circa 600 iscritti confermati.
Ciò che ha destato maggior interesse e critiche, è stato il messaggio con il quale, su Telegram, l’azienda trentina ha chiesto di partecipare alla raccolta, promettendo un ritorno dell’investimento pari addirittura a 2000 (300 euro investiti oggi, 600.000 ricavati dalla cessione quote entro 5 anni, si legge). Nello screen di seguito possiamo leggerne il contenuto, che probabilmente da solo varrebbe un intervento della Consob.
Poche ore prima della chiusura della campagna (che si è fermata a 340k raccolti) e dopo aver ricevuto diverse critiche per la formula promozionale adottata, è comparso un messaggio sulla pagina Facebook ufficiale, dove in chiusura si scrive: “Record di investitori battuto e superato il 400% del #capitale richiesto! Investire in una #startup ha un rischio, ma il nostro progetto ha il benestare di grossi investitori ed è approvato dagli esperti di #BackToWork24, piattaforma regolamentata Consob“. Insomma: è stato aggiunto un piccolo accenno al rischio (elevato) insito in ogni investimento in ECF (equity crowdfunding), con formula che resta discutibile sia nella sostanza che proprio nel contenuto. Subito dopo la dicitura generica sul rischio (dove manca comunque la parola “elevato”, che lo definisce), si passa ad accennare di “grossi investitori” e validazione dagli esperti della piattaforma, con tanto di citazione Consob. Eppure, proprio nel footer della landing di BacktoWork24, compare in chiaro la seguente dicitura: “Le informazioni sull’offerta non sono sottoposte ad approvazione da parte della Consob. L’emittente è l’esclusivo responsabile della completezza e della veridicità dei dati e delle informazioni dallo stesso fornite. Si richiama inoltre l’attenzione dell’investitore che l’investimento in strumenti finanziari emessi da start-up innovative è illiquido e connotato da un rischio molto alto“.
Insomma: la piattaforma contraddice totalmente la comunicazione di Gopib e precisa che, di fatto, intende sollevarsi da ogni forma di verifica di dati ed informazioni fornite dal proponente. La raccolta si fa, ma pare che ogni onere e responsabilità siano demandate direttamente a chi deve convincere gli investitori, senza alcun tipo di filtro e studio. Almeno, questo è quello che sembra dire il disclaimer riportato. Probabilmente, non un bel modo di gestire la tutela degli investitori, soprattutto se BacktoWork24 dovesse chiedere qualche migliaio di euro per procedere alla valutazione e validazione dei documenti delle startup che vogliono lanciare una campagna di ECF, compartecipando (in quel caso) di fatto alla valutazione anche di valori come il pre-money. Abbiamo già inoltrato domande specifiche alla piattaforma e siamo in attesa di risposte, che inseriremo nella seconda parte di questa inchiesta, attendendo anche eventuale replica garantita a Gopib.
LA PAGINA “INVEST”, ANCORA ONLINE
Su una pagina di raccolta ancora online, raggiungibile da qui , si parla fin da subito del ritorno sull’investimento pari a 2000, si riporta con link proprio sulla pagina di Backtwork e si fornisce la possibilità di scaricare questo business plan, che anche ad occhi non particolarmente esperti dovrebbe apparire inusuale per forma, contenuti e diciture. Un esempio: a pagina 10, nella parte dedicata ai track record, si scrive ad esempio che esisterebbero partership con “Studi commercialisti”, “Studi Avvocati”, “Banca Etica” e “Governo (Senatori, Stato Maggiore)”. Si indica addirittura un potenziale investimento da 1,5 milioni di Invitalia, in seguito ad incontro tenutosi a Roma nel giugno 2019. Le diciture sono riportate esattamente così come compaiono nel documento, anche proprio dal Business Plan scaricabile da BacktoWork24. Ci sono anche indicati 2000 registrati, di cui un 42% di clienti paganti, anche se in app gli iscritti totali sembrano poco più di 600. Lo screen di seguito è ripreso direttamente dal BP rilasciato su BacktoWork24.
Sulla pagina di raccolta ancora online, dove si parla di una raccolta da 2 milioni di euro e non compaiono gli elementi del team indiano per lo sviluppo, si evidenzia in maniera evidente (con tanto di counter) il ROI di 2000, che sarebbe garantito dal Business Plan appena commentato.
UNA STRANA STRATEGIA DI RACCOLTA E LE RISPOSTE DEL “MARKETING MANAGER”
Anche la cifra che compare come obiettivo minimo di raccolta (appena 100.000 euro) rappresenta in effetti un’anomalia per aziende valutate decine di milioni di euro. Sembrerebbe quasi un obiettivo decisamente basso, raggiungibile senza troppi patemi solo via pre-commitment, appositamente inserito per poter sottolineare che “la cifra raccolta ha superato il 400% del capitale richiesto dalla campagna di crowdfunding”.
Basterebbe questo, oggettivamente, per dover far scattare subito i controlli della CONSOB (e spingere piattaforme come Backtowork ad un doveroso approfondimento), ma in realtà ci sono molti altri elementi che destano più di qualche dubbio.
In primis il team, dove come detto l’unico a possedere un curriculum importante sembra essere il CEO che è anche l’unico a gestire la comunicazione in maniera professionale, cordiale e disponibile e a mostrarsi fin da subito aperto al confronto.
Il “marketing manager”, invece, tal Roberto Selva, forse non esattamente “top of mind” per chi si occupa di marketing a certi livelli e con un curriculum linkedin piuttosto scarno, è attualmente in contemporanea Ceo “Top Communication srl”, azienda senza neppure un profilo aziendale su Linkedin e difficile da identificare anche tramite ricerca su Google. Il manager di Gopib, si relaziona in questo modo a chi muove critiche e perplessità sulle modalità promozionali utilizzate durante la raccolta (vedi screen sotto).
In generale, anche i commenti di risposta (ora tutti rimossi) lasciati sulla pagina fan di Facebook da 600 like utilizzano toni e contenuti ben lontani dal potersi definire professionali.
Del resto, lo stile di comunicazione appare evidente anche in uno dei video amatoriali realizzati con testo sovrapposto a clip da stock, con il quale si lancia il monito “se non ti distingui ti estingui”, con intento preciso lato target desiderato:”Cerchiamo persone di valore” e la chiosa “se vuoi essere mediocre, non facciamo per te” e la conclusione “per conoscere la lista di tutti i social network che manipolano i tuoi dati, scrivici”.
IL RESTO DEL TEAM ED IL PARTNER INDIANO IN OUTSOURCING
Il resto del team, visualizzabile sempre sulla landing di BacktoWork24, è invece costituito da un serie di outsourcer indiani con ruoli connessi a sviluppo front e backend di app e portale. Gopib, infatti, non nasconde che “il processo di ricerca & sviluppo è affidato al partner indiano Viitorcloud Ltd“. In altri termini, lo sviluppo del core business è affidato ad una società indiana, con sede in Inghilterra. Decisamente anomale per una startup fondata 5 anni fa, valutata 20 milioni e con qualche milione di euro già raccolto prima della (piccola) campagna crowdfunding da poco conclusasi. Ci sono poi il “Product Manager” Francesco Pugliese, con un cv da piccolo rivenditore ed esperto di climatizzazione e Stefano D’Ubaldi, indicato come “Creativo”, che ha esperienze pregresse come designer presso, citiamo testualmente da Linkedin, “anticacortedelcastello” e “All in one” presso “ACDC”.
Insomma, se è vero il mantra che viene ripetuto da sempre nel settore, ovvero che il Team è di base molto più importante dell’idea stessa, qui siamo oggettivamente al cospetto di un’altra anomalia piuttosto grossa. Nessuno dei personaggi coinvolti è conosciuto nel campo d’azione di Gopib, né più in generale in quello delle startup innovative. Tra climatizzatori, micro-agency senza posizionamento di brand e designer di castelli e tutto lo sviluppo demandato in outsourcing, ci si chiede come si possa ritenere plausibile una valutazione multimilionaria per questa realtà.
Anche il CEO, in ogni caso, infatti non sembra avere competenze ed esperienze dirette nel campo sul quale intende muoversi Gopib, che a quanto pare propone l’ennesimo social network che si dice “diverso” (e migliore) dagli altri social network già esistenti.
LE INFORMAZIONI CONTRADDITTORIE SULLA LANDING DI RACCOLTA
Su BacktoWork24, però, la comunicazione sembra un po’ confusa: prima ad esempio di sostiene di non avere alcun competitor, poi si giustifica l’esorbitante ROI promesso pari a 2000 prendendo ad esempio metriche di non ben precisate “aziende di settore”. In particolare, alla FAQ “Il moltiplicatore dichiarato rispetto all’investimento da dove deriva?”, si dà la seguente risposta (cit. testuale da landing ufficiale di raccolta): “Il moltiplicatore atteso per l’investimento deriva da algoritmi basati sulle prestazioni di aziende dello stesso settore nel periodo di riferimento, prendendo in esame: l’EBITDA (risultato prima delle imposte), il flusso di cassa, il fatturato e il trend di crescita. In particolare, le previsioni relative ai ricavi sono state fatte in maniera cautelativa, considerando per lo più l’utenza privata e sottostimando i presumibili introiti derivanti da clienti aziendali. Quest’ultimi, di fatto, porteranno rendite superiori“. Insomma, ci sarebbero addirittura degli algoritmi in grado di analizzare le prestazioni di “aziende dello stesso settore” e di offrire il ritorno sull’investimento pari a 2000.
Subito prima, però, nella sezione “analisi mercato e concorrenza”, si legge testualmente che “MatchMe è uno strumento unico nel suo genere e non ha concorrenti“. Il tutto a completamento di un incipit dove si legge: “Nel corso degli oltre 700 eventi in Italia, con più di 15 mila partecipanti, la piattaforma MatchMe è stata, a volte, paragonata a LinkedIn, Facebook o a iniziative come ProntoPro. Nell’era dei Social Media, questo progetto preferisce la qualità alla quantità, il reale al virtuale, la sostanza all’effimero“.
Il tenore ed i contenuti della comunicazione sulla pagina di raccolta sono praticamente coerenti con quanto sin qui riportati, descrivendo ben poco del modello di business ed utilizzando in aggiunta video auto-prodotti decisamente lowbudget, dove si ribadisce che Gopib vuole mettere in contatto persone in gamba, tutelando la loro privacy.
LA PRIVACY CARENTE SULL’APP
Ma quali sono le caratteristiche peculiari di “MatchMe”, che ad oggi è l’unica app prodotta e valutabile da Gopib? A quanto pare, si tratterebbe di una piattaforma in grado di “connettere le persone in gamba”, rispettando la loro privacy al 100% e non rivendendo i dati sensibili degli iscritti a terzi. Il social prevedrebbe poi una sorta di “abbonamento premium” da 3 euro al mese per assicurare funzionalità avanzate agli iscritti, delle quali poco si intende dalle informazioni reperibili.
Al momento, come detto, sembrano esserci meno di 600 iscritti e Google Play Store registra meno di 1000 download totali dell’App, con recensioni che sembrano scritte più da elementi, amici e parenti dello staff che da utenti realmente entusiasti delle funzionalità.
Analizzando l’App dopo l’iscrizione, si scoprono però alcuni dettagli che lasciano non poco sorpresi, soprattutto per una piattaforma social che si dice così attenta alla privacy dei suoi iscritti. Senza ancora aver completato il proprio profilo con tutte le informazioni minime richieste, infatti, si può già accedere ad una mole impressionante di dati sensibili degli altri iscritti, addirittura vedendo in chiaro indirizzo con via, civico e cap, numero e sesso dei figli, orientamento sessuale e politico, religione, “etnia” e numero di scarpe, corporatura ecc. Di seguito alcuni screen liberamente presi dall’app MatchM.
Ma non è finita qui, perché per considerarsi approvati ed accettati nella per ora piccolissima community, bisogna per forza caricare una foto propria, inserire tutti i dati richiesti e renderne pubblico il 60%. Addirittura è obbligatorio rendere pubblico il proprio indirizzo mail. A conti fatti, ad oggi, reperire informazioni sensibili dagli utenti di Gopib/Matchme è dunque molto più semplice rispetto a Linkedin e Facebook.
ANALISI VISURE, PARTECIPAZIONI DEL CEO E BILANCI DEPOSITATI
Concludiamo con un’attività che ci aspetteremmo venisse fatta con rigore e criterio dalle piattaforme, prima di approvare e lanciare sollecitazioni di pubblico risparmio con tanta leggerezza e delegando ai proponenti l’auto-verifica delle informazioni, dei dati, delle comunicazioni e delle promesse di ritorno garantite. L’analisi è stata realizzata grazie al valido, accurato e competente supporto di Edoardo Ferrero, Associate M&A presso Lyra Partners. Di seguito la sua analisi, che come noterete delinea prima di tutto le numerose partecipazioni del CEO di Gopib, Paul Ickx.
Ickx è infatti attualmente socio di diverse aziende, che riportiamo di seguito, consapevoli che probabilmente saranno necessarie più letture per farsi un’idea chiara dello status quo.
1. GOPIB IT SL (Spagna) – non siamo riuscito a risalire alla quota di partecipazione esatta
2. GOPIB F Srl – 1,11%
3. GOPIB Srl – ca. 65%.
Non abbiamo per ora trovato altre partecipazioni estere riconducibili a lui e procediamo dunque con l’analisi società per società.
GOPIB IT SL (Spagna): costituita nel giugno 2015 come Work Corporacion Empresaria SL (la ragione sociale è stata modificata in GOPIB IT SL a fine 2015) ha come oggetto sociale la “actividad, negocio y promocion inmobiliaria” (CNAE: 4110 – Promoción inmobiliaria; SIC: 6519 – propietarios-administradores de bienes raices sc y su objeto social es la actividad, negocio y promocion inmobiliaria). Il sig. Ickx risulta essere l’attuale Amministratore unico (http://www.infocif.es/ficha-empresa/work-corporacion-empresarial-sl), precedentemente l’amministrazione era esercitata congiuntamente con il Sig. Martinez Rafael Gutierrez. Ferrero ha effettuato una ricerca sul Registro Mercantil de Madrid, l’equivalente del nostro Registro Imprese, e non risultano bilanci depositati negli anni scorsi. Di seguito lo screen delle info dal Registro Mercantil de Madrid.
GOPIB F Srl: fondata a giugno 2015, alla data di costituzione risultavano come soci Paul Ickx (95%) e Angelo Solarino (5%); attualmente Ickx è amministratore unico e detiene l’1,11% del capitale. GOPIB F è il veicolo finanziario originariamente impiegato per raccogliere fondi dagli investitori e successivamente trasferirli a GOPIB Srl (di cui tutt’ora Ickx detiene il 10%) tramite versamenti in conto capitale (in modo da non diluire i soci pre-esistenti di GOPIB). In particolar modo sono stati raccolti in aumento di capitale: nel 2015 369k; nel 2016 87k; nel 2017 111k; tra il 2018-2019 altri 288k, di cui almeno 155k nel 2018 (non abbiamo date precise, ma si può ricostruire il totale dalla raccolta complessiva).
TOTALE RACCOLTO IN AUCAP, COMPAGINI E FATTURATO
Il totale raccolto e interamente imputato a capitale sociale, ammonta a 855k. La compagine azionaria è formata da 203 soci (fonte: ultimi dati depositati in CCIAA). I fondi ricevuti da GOPIB F sono quasi interamente versati in conto capitale a GOPIB, registrando come contropartita un incremento delle immobilizzazioni finanziarie. Trattandosi di una mera holding finanziaria, non ha fatturato e ha costi molto contenuti.
Analizzando bilanci e visura GOPIB Srl, si apprende che: è attiva da novembre 2015, è stata trasferita da Como a Trento; Ickx è amministratore unico. La compagine sociale pre campagna ECF era la seguente: Paul Pieter Icks: 65.5%; Rebecca Roveda: 14.0%; GOPIB Srl: 10.0%; Viitorcloud Technologies: 5.0%; Giuseppe Angelo Solarino: 4,5%; Marco di Filippo: 1.0%.
Con la campagna ECF tutti i soci pre-esistenti si sono diluiti dell’1,68%, per cui le quote attuali dovrebbero essere pressoché invariate (considerando che la campagna è terminata di recente settembre 2019, non è ancora disponibile l’aggiornamento con i nuovi soci in CCIAA, che sono 406 come si legge sul portale). Il bilancio 2018 non risulta ancora depositato in CCIAA (Ferrero non è riuscito a vederlo su Cerved, cosa che attesta un grosso ritardo rispetto ai termini prescritti ndr) ma è disponibile su BTW24 come documento allegato.
Sono stati realizzati i seguenti versamenti in conto capitale da parte di GOPIB F: nel 2015 un totale di 359k (di cui 10k come aumento di capitale sociale); nel 2016 73k; nel 2017 121k; nel 2018 155k. Nel 2019 si è chiuso l’aumento di capitale in ECF di 342k da parte di 406 investitori, come detto. Dati alla mano, guardando il fatturato 2017 e quello 2018, si vede che Gopib ha realizzato rispettivamente 20k e 10k di ricavi, andando quindi addirittura dimezzando gli introiti rispetto a 2 anni fa. Ci sono poi costi totali che superano i 100k.
ICKX AMMINISTRA ANCHE UNA SOCIETÀ DA 10 MILIONI DI FATTURATO
Ultima nota importante: il sig. Ickx è anche amministratore unico dal 5 aprile 2019 (senza detenere alcuna partecipazione) della società Romani Srl, attiva nella produzione di lame per applicazioni industriali. La società ha chiuso il 2018 con 10,2 mln di fatturato, utile netto di 115k ed attualmente ha 52 dipendenti. Hanno tuttavia un importante stock di debiti tributari (quasi 1,4 mln) e verso istituti di previdenza (1,3 mln). La domanda che sorge spontanea è: Ickx riesce a trovare il tempo di amministrare una società mediamente strutturata e, al contempo, una startup dopo 5 anni di vita non ha ancora iniziato a scalare neppure nel solo territorio italiano? Come mai, tale carica, non compare nel cv di Linkedin di Ickx?
LE CONSIDERAZIONI DI FERRERO:”VEDREI COME SONO STATI SPESI I SOLDI PER LO SVILUPPO”
Abbiamo chiesto un parare tecnico a quanto fin qui evidenziato, anche ad Edoardo Ferrero, che ci ha risposto così: “Dunque, per avere delucidazioni sulla società Spagnola, bisogna chiedere al sig. Ickx, non essendo disponibile alcuna documentazione sui numeri. Per quanto riguarda la struttura dell’operazione, questa sembra essere regolare. Bisognerebbe magari farsi spiegare il motivo per cui per la campagnia di ECF Ickx abbia deciso di aprire il capitale di GOPIB e non continuare la raccolta con GOPIB F, ma può essere giustificabile con il possesso da parte di GOPIB dei requisiti per la registrazione come startup innovativa (cosa che effettivamente si è verificata prima della campagna di ECF) per gli sgravi fiscali.
Per avere invece una visione più chiara su tutta la faccenda bisogna secondo me focalizzarsi su come siano stati spesi i soldi per lo sviluppo dell’app dal 2015 ad oggi (capitalizzati in immobilizzazioni immateriali) da parte di GOPIB. Da qui si possono aprire due scenari: la situazione è trasparente, da un lato c’è la documentazione dettagliata dei costi verso fornitori per attività concrete e verificabili, dall’altro una piattaforma che ha oggettivamente del valore intrinseco. In questo caso si tratta dell’ennesima campagna forse un po’ troppo “pompata” a livello di marketing, dove i numeri sottostanti non giustificano, a mio modestissimo parere, la valutazione montre ottenuta nell’ultimo round, ma lo sviluppo dell’app procede in modo corretto e le spese sono giustificabili.
Oppure, come secondo scenario: la situazione non è trasparente, il management è molto restio a fornire i documenti, alcune parti della storia non tornano, ci sono da una parte dei costi verso società improbabili per spese di consulenza e/o sviluppo non meglio precisate, dall’altra parte un applicativo che, da analisi tecnica, non vale minimamente le centinaia di migliaia di euro investite (abbiamo detto circa 350k fino al 2018, più almeno un altro centinaio nel 2019). In questo caso ci possono essere potenzialmente gli estremi per una distrazione del capitale dal suo scopo principale, facendolo magari uscire dalla società tramite spese gonfiate e/o fittizie verso società o persone terze che sono direttamente o indirettamente riconducibili al sig. Ickx e facendolo finire successivamente nelle tasche del medesimo e/o di amici. In altre parole una truffa. Ovviamente la seconda ipotesi è soltanto una supposizione e non ci sono le informazioni e prove necessarie per sostenere una cosa simile, si può però verificare la liceità dell’operazione con l’elenco delle spese sostenute per l’app, il dettaglio dei fornitori e una valutazione dello stato di avanzamento dello sviluppo della piattaforma, con valutazione del suo eventuale valore di mercato da parte di una terza parte indipendente. Va da sé che molte di queste informazioni sono sensibili.
Alla luce di quanto esposto fino a qui, comunque, la a situazione richiede sicuramente un approfondimento, approfondimento che a mio avviso andava fatto prima di aprire la campagna al pubblico. Sempre a mio parere, poi, le informazioni fornite al portale da GOPIB sono abbastanza scarse: non si va quasi mai nel dettaglio, si dice poco del team, ancora meno del prodotto e della tecnologia sottostante, e i numeri delle proiezioni sembrano decisamente fuori scala (pensare di diventare unicorno in 3 anni partendo da basi piuttosto modeste e anni di risultati inesistenti lo definirei un po’ troppo ottimistico, per usare un eufemismo).
Per quanto riguarda la carica di amministratore unico nella società Romani Srl, questa posizione non sembra apparire nella bio online di Ickx. A mio avviso, non è una politica molto trasparente in sede di Crowdfunding, quella di non comunicare una carica apicale in una società di dimensioni rilevanti, senza contare che per società del genere si tratta di un lavoro full-time con abbondanti straordinari annesso.
Inoltre, per concludere, c’è un collegamento con il sig. Angelo Giuseppe Solarin, socio co-fondatore di GOPIB e GOPIB F. Solarin ha infatti fondato la stessa Romani Srl, dove è rimasto quotista di minoranza fino al 2017 e in precedenza ha ricoperto la carica di liquidatore della società Angelo Romani Spa, che in seguito al fallimento avvenuto nel 2013 ha ceduto il ramo d’azienda operativo in Romani Srl (in pratica ha comprato la parte operativa di Angelo Romani Spa dalla procedura fallimentare tramite Romani Srl). Non possiamo certo appurare se sia scambio di favori, se Ickx sia addirittura una “testa di legno” o se semplicemente sia una persona di fiducia scelta per quel ruolo (ha un ottimo CV, questo è oggettivo), però questa è una domanda che farei al Ceo di Gopib”.
MA MATCHME FUNZIONA?
Prendendo spunto da un topic molto interessante reperito su Reddit, con tanto di analisi tecnica del funzionamento e dei dati che MatchMe prende direttamente dallo smartphone di ogni nuovo iscritto, per diversi giorni abbiamo provato ad utilizzare l’applicazione per capirne funzionalità ed utilità. Da questo periodo di test, oltre alla scarsità di utenti iscritti, è apparsa poco chiaro il reale obiettivo del “social network”, che sembra una delle tante piattaforme che raccolgono iscritti con relative informazioni su loro skills professionali, hobby, passioni ecc. Non possiamo quindi stabilire con certezza se MatchMe funzioni o meno, negli intenti molto ambiziosi che si propone. L’interfaccia in generale è abbastanza intuitiva, anche se un po’ vetusta lato UX ed UI.
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