Cosa funziona meglio oggi, in un paese particolarmente social-addicted come l’Italia, che in Europa ha tra le percentuali più alte di penetrazione ed utilizzo di strumenti come Facebook, soprattutto da cellulare? Più in generale, cosa funziona in quelli che definisco “i nuovi social” da quando questi ultimi sono diventati a tutti gli effetti un organo mediatico a pagamento, che segue in maniera crescente (ed avvilente) le logiche cieche dell’engagement emozionale, dei trend e del “paid view” (paghi per essere visto)?
Semplice: ciò che è più simile a noi. Sul web “girano” i contenuti ed i pensieri che creano una connessione emotiva immediata e semplice con gli utenti, confermando i loro pregiudizi, le loro idee, le loro paure; ciò che somiglia, appunto, ergo rassicura e favorisce la diffusione dell’analfabetismo funzionale, che è prima di tutto incapacità di concepire il mondo al di fuori del proprio interesse individuale e della propria “orticellare” esperienza di vita.
Ed ecco perché, un ministro che passa le sue giornate su Facebook e Twitter, tra dirette improbabili a torso nudo mentre s’ingozza in qualche pescheria del Sud e contest di gattini pucciosi, diventa inesorabilmente quello simile all’italiano medio(cre) che oggi frequenta certe piattaforme in maniera sempre più assidua ed uniformata. “Lui è come me, fa e pensa le mie stesse cose, scrive come me e quindi cura i miei stessi interessi”, per molti elettori ha sostituito il pensiero: “Lui è preparato e credibile, è migliore di me e potrebbe fare i miei interessi e quelli del mio paese”.
QUEI MERIDIONALI DIVENUTI PENULTIMI E CONTENTI
La Lega al 34%, con tanti meridionali ai quali è bastato passare da ultimi a penultimi per perdonare 30 anni di insulti, pregiudizi, diffamazioni e politiche economiche predatorie a trazione nordista, è niente più che il risultato di questa involuzione antropologica dilagante, favorita da strumenti partiti come “neutrali” (un tempo, quando la visibilità era data in maniera più casuale e non tanto connessa alla viralità ed al pagamento) e divenuti in realtà, per ragioni di business, un mero vettore di enorme visibilità concessa a chi è prima di tutto in grado di barare utilizzando fake e bot, oltre che una strategia di comunicazione puerile che garantisce auto-assoluzione a chi la subisce.
Dunque: il politico che diventa identico al più sempliciotto, superficiale ed ottuso dei suoi elettori, puntando quasi tutto su una sciatta similitudine illusoria (Salvini è in realtà un privilegiato della casta: da sempre in politica, mai cartellini da timbrare, turni di lavoro massacranti, precariato, paghe basse, problemi occupazionali ecc…) e praticamente zero sul decoro e sull’autorevolezza, che esigono profili culturali, etici e morali di altissima levatura, inesistenti nel panorama politico attuale e da quel che abbiamo visto oramai anche poco sopportabili per l’elettore qualunque.
Più facile quindi abbinare alla falsa similitudine un falsa retorica autoritaria, che abbaia senza mordere mai sul serio se non cadaveri e moribondi, beandosi della sua incoerenza e giustificando i propri errori anche marchiani con toni e contenuti che uniscono al vittimismo perpetuo (“ora i giornaloni e i professoroni mi criticheranno“, premette sempre Matteo Salvini nei suoi discorsi) un atteggiamento aggressivo-passivo. Una simile politica inveisce a caso contro i fantomatici “poteri forti”, ma bastona per primi gli ultimi, con quel manganello che resta duro con i deboli e si trasforma in gomma piuma con i prepotenti.
L’EUROPA FINTO COMUNITARISTA CHE HA TRADITO I SUOI CITTADINI
In realtà, poi, esiste un altro paradosso che è stato letale per il centro-sinistra italiano e per quella parte di destra più moderata, ovvero il sovranismo spinto che ha di fatto guidato l’Europa a trazione franco-tedesca dalla sua nascita ad oggi. Anche in questo senso, infatti, abbiamo assistito ad una farsa: comunitarismo sbandierato, guida egoistico-nazionalista nei fatti, con i paesi più forti che hanno passato quasi tutto il tempo a purgare, penalizzare, indebitare, redarguire, sanzionare e massacrare quelli più deboli. A conti fatti, l’esatto contrario di ciò che dovrebbe fare una comunità, protesa invece a sostenere chi è rimasto indietro per garantire uno sviluppo omogeneo ed equilibrato a tutto il sistema. Un’utopia, forse, bellissima quanto irrealizzabile al 100%, ma mai come oggi da perseguire per evitare un collasso.
L’UNIONE NON DEL TUTTO DA BUTTARE
Chiariamoci: è penosa anche la generalizzazione che boccia tout court l’Europa attuale e si dimentica delle cose buone ed anche interessantissime che è riuscita a proporre e produrre, quando ha agito da comunità e non da mero organo burocratico di indirizzo, controllo e sanzione. Penosi quelli che dimenticano, per esempio, i fondi miliardari finiti proprio nel tanto disastrato Sud Italia, che o non sono stati sfruttati, o sono stati addirittura oggetto di truffe e furberie varie. Insomma: le colpe le hanno di sicuro anche i paesi meno prosperi e chi li abita/governa, ma resta il discorso di un’aspettativa tradita troppe volte che ha dato gioco facile a chi, come la Lega, pur senza un programma definito per le politiche europee, è riuscita a fare incetta di voti passando da partito quasi estinto a prima forza del paese.
LA SITUAZIONE OGGI E IL FUTURO
Eppure, nel complesso scacchiere dell’analisi politica a livello europeo, troviamo dei dati per nulla omogenei ed anzi in controtendenza con il successo clamoroso dei leghisti nello stivale: a livello di Parlamento Europeo, infatti, continuano comunque a stravincere social-democratici e liberali, con i verdi che hanno raccolto ottimi frutti. La compagine più vicina alla Lega, resta ai margini, a dimostrazione di un ultimo dato da analizzare: gli Italiani, a torto o a ragione, hanno bocciato prima di tutto quell’ex grande partito post ideologico che è il PD, considerandolo il primo e più clamoroso traditore di principi, battaglie e valori ed oggi di sicuro indegno di azzardare qualsiasi tipo di esultanza per il sorpasso (risicato) nei confronti del disastrato Movimento 5 Stelle.
Ma cosa si prospetta, dati i risultati di queste europee? Ovviamente è difficile dirlo con certezza, ma pensando all’oggi di certo l’Italia perderà influenza proprio al Parlamento Europeo, paradossalmente, perché il gruppo nel quale rientra la Lega come abbiamo detto è ancora lontano anni luce da quelli che detengono una solida maggioranza. Il cosiddetto Sovranismo attuale non ha sconfitto quello passato travestito da comunitarismo ed il dramma è questo, semmai, per chi sperava (e spera) in un’Europa diversa, non più ripiegata sui suoi stati nazione, ma più consapevole dell’unica strada possibile: più comunione di intenti, meno “prima” riservati ai suoi orti locali e più visioni capaci di garantire un dopo migliore al mondo nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti.
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