Pochi giorni fa si è imposta come nuovo presidente della Slovacchia l’avvocatessa Zuzana Caputová con il 58,4% delle preferenze, riuscendo a sconfiggere il diplomatico Maroš Šefcovic – commissario europeo all’Energia, vicepresidente della Commissione Europea e candidato (informale) del principale partito governativo, lo Smer – che ha ottenuto invece solo il 41,6% dei voti al ballottaggio. Con questa vittoria il Paese avrà il suo primo presidente donna, cosa rara nei paesi dell’est europeo.
Zuzana Caputová si distingue da tempo per una visione alternativa rispetto all’establishment slovacco grazie alla sua lotta per i diritti civili, compresi quelli della comunità LGBT, e per una visione essenzialmente europeista in opposizione a quella tendenzialmente sovranista del governo in carica. Non bisogna dimenticare infatti che la Slovacchia fa parte, insieme ad Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca del ben noto gruppo di Visegrad, noto tra l’altro per le sue politiche anti-migranti.
Interessante oservare che ciò che ha portato Zuzana Caputová a candidarsi è stato il famoso scandalo legato all’assassinio del giornalista Jan Kuciak e della sua compagna, che aveva innescato una forte reazione popolare contro il governo che si considerava in qualche modo implicato nell’oltraggiosa vicenda. E appunto la Caputová promette “una politica per governare in nome di tutti i cittadini a cominciare da quelli che scendono in piazza per lo Stato di diritto“.
Nel corso della sua campagna Zuzana Caputová ha espresso chiaramente il suo desiderio di cambiare la Slovacchia “in nome della correttezza, del diritto, di ogni vero valore cristiano, anche verso gli LGBT e i migranti. Io mi batto per la gente stanca delle ingiustizie, per i citoyens, i cittadini coraggiosi decisi a dire basta a ogni strapotere e a ogni ingiustizia e abuso, per i cittadini scesi in piazza in una mobilitazione senza precedenti protestando contro l´orribile assassinio del giornalista Jan Kuciak e della sua fidanzata. Io sono qui per tentare di incarnare il cambiamento, l´alternativa, e dare voce al cambiamento, per aiutare i cittadini a costruire una Slovacchia dignitosa, Stato di diritto, una democrazia dove dominerà la gentilezza e correttezza nel confronto politico“.
Tra le altre cose la Caputová si è distinta per aver ottenuto il Goldman Prize, definito come una specie di premio Nobel del movimento verde e dell’ecologia, grazie alla sua lotta vittoriosa contro una discarica abusiva.
La nuova presidente non si è lasciata certamente intimorire dalle diffamazioni giunte dai candidati sovranisti sconfitti al primo turno che l’avevano definita “amica di froci e migranti” e “traditrice della nazione”. Cominciano adesso i suoi primi cento giorni come presidente del paese e ha rivelato di essere sempre sotto scorta armata, cosa che però lei descrive come “normale e inevitabile”.
Pur essendo a favore dei diritti civili e delle persone LGBT, Zuzana Caputová durante la campagna elettorale ha tenuto in sordina questa sua posizione, che avrebbe potuto irritare non pochi membri dell’elettorato come anche le gerarchie cattoliche, tuttora assai potenti nel paese.
Esiste solo una non piccola ombra nella sua biografia professionale: tra i due turni sono stati avanzati gravi dubbi sulla sua attività come avvocatessa. La candidata ha reagito subito e semplicemente chiedendo di farsi radiare dall’Albo degli Avvocati.
Comunque, al di là di tutto ciò, la questione più importante è vedere fino a che punto Zuzana Caputová sarà in grado di opporsi alle chiare politiche sovraniste dell’attuale governo slovacco. In altre parole, se riuscirà a distaccare il paese dal gruppo di Visegrad.
Bisogna tenere in considerazione che per ciò che riguarda la politica interna ed estera il potere è comunque saldamente nelle mani del governo, e che il presidente può intervenire, crescendo quindi d’importanza, nel caso di crisi o di passaggio di maggioranza. A prova di questo è che l’ultimo presidente Andrej Kiska, il cui profilo non è molto diverso di quello della Caputová, ha dovuto praticamente accettare una forma di coabitazione con il governo a guida Smer.
Bisognerà in pratica vedere fino a dove giungerà l’attuale profonda crisi del maggiore partito di governo, chiaramente in difficoltà dopo l’uccisione del giornalista Jan Kuciak. Gli ottimisti si augurano che la vittoria di Zuzana Caputová riesca a dar forza alle componenti liberali, forse sostenute dall’ex presidente Kiska.
Ma almeno, in positivo, c’è da segnalare la delusione dell’ex premier e presidente dello Smer Robert Fico, boss della politica slovacca da ormai quindici anni, il quale puntava a divenire giudice della Corte Costituzionale. La nomina viene dal parlamento, ma è il presidente a decidere. Chiaramente, con la vittoria di Zuzana Caputová, questo suo progetto fallirà.
[foto copertina: ČTK]