Con l’inizio del nuovo anno abbiamo assistito a diverse novità in ambito politico, sociale, economico, ma anche amministrativo e professionale. Uno dei cambiamenti più rivoluzionari e temuti, che ha colto impreparate non poche aziende, è stato l’obbligo di fatturazione elettronica.
Si tratta di una novità che, giocoforza, ha richiesto a professionisti, commercialisti e aziende di dotarsi dei necessari strumenti informatici per gestire nel migliore dei modi questo adempimento, che permette di evitare errori manuali e inadempienze – le quali, nel peggiore dei casi, potrebbero tramutarsi in sanzioni da parte dell’Agenzia delle entrate. A tal proposito va comunque precisato che ogni sanzione sarà sottoposta a sospensione fino al 30 giugno o fino alla fine di settembre, tenendo conto della liquidazione trimestrale o mensile dell’Iva.
A seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del testo definitivo del decreto fiscale 2019 e della Legge di Bilancio 2019, possiamo avere un quadro più preciso su cosa sia la fattura elettronica, su quali soggetti ricada l’obbligo e su quali siano le ripercussioni nel settore del recupero crediti.
Fattura digitale, chi è obbligato e chi esonerato?
La fattura elettronica, nella sostanza, è del tutto equivalente alla fattura cartacea, almeno da un punto di vista contenutistico. Grazie alla firma digitale e alla marcatura temporale, garantisce autenticità e integrità di contenuto dal momento in cui viene emessa al termine della conservazione sostitutiva (pari a dieci anni).
Sono soggetti all’obbligo di fatturazione elettronica le imprese e i possessori di partita IVA, ad eccezione di:
- operatori che rientrano nel “regime forfettario” e nel “regime dei minimi”;
- produttori agricoli in “regime speciale”;
- medici, farmacisti e operatori sanitari (unicamente per le prestazioni oggetto di trasmissione dei dati al sistema TS);
- Associazioni Sportive Dilettantistiche con ricavi fino a 65mila euro annui.
Fatturazione elettronica e recupero crediti
Cosa cambia con la fatturazione elettronica per le tante piccole e medie imprese italiane che, per far fronte al ritardo di pagamenti di clienti e fornitori, si affidano a società di recupero crediti per recuperare quanto è loro dovuto?
In passato, poteva capitare che non si ricevessero le fatture “tradizionali” per i più svariati e banali motivi: un disguido postale, un errore di compilazione nella casella destinatario, una mail inavvertitamente dirottata dal sistema di posta elettronica nella cartella “Spam”.
Con la fattura elettronica questo non può più succedere: il destinatario viene sollecitato a pagare tempestivamente, in quanto avvertito dal Sistema di Interscambio. È evidente come questo si traduca in un importante vantaggio per i creditori.
Se il debitore non paga, nonostante la verificata ricezione della fattura, il creditore può avviare la pratica di recupero crediti, prima per via stragiudiziale, poi, se necessario, percorrendo le vie legali. Nello specifico la fattura elettronica, per sua natura documento “immodificabile e autentico”, non richiede l’intervento di un notaio per confermare la sua regolare tenuta. Nel caso in cui il debitore presentasse un’opposizione alla richiesta di pagamento, il creditore procederà nella maniera usuale, ovvero presentando ogni prova – come un ordine o un contratto – che possa avallare la propria legittima pretesa.
Al netto di questo passaggio, in cui il creditore deve dimostrare l’esistenza del credito (in caso contrario chiunque potrebbe inviare fatture inventate e pretendere pagamenti), la fatturazione elettronica consente di semplificare e velocizzare l’attività di recupero crediti, a vantaggio di tutti gli imprenditori e le aziende che accusano problemi di liquidità e di bilancio per colpa del ritardo dei pagamenti da parte dei clienti.
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