Se facessimo una ricerca su Google digitando “giochi di fuga“, saremmo sommersi da siti che propongono giochi online dove il protagonista si trova in una stanza e deve frugare ovunque, allo scopo di recuperare oggetti o indizi che gli permettano di trovare una via d’uscita. Un must dei videogiochi di sempre! In effetti, chi di noi non vorrebbe cimentarsi in un’avventura dove sentirsi per un’oretta un novello Sherlock Holmes? Gli ideatori degli “escape game live” si sono fatti interpreti di questo desiderio, e così il virtuale è diventato reale. Tra enigmi, indovinelli, rompicapo che celano conoscenze specifiche ed approfondite in tanti ambiti, le escape room, spesso realizzate da scenografi professionisti, sono vere e proprie stanze dove non servono mouse o joystick, ma solo tanta curiosità ed una dose elevatissima di ingegno, di chi le crea e di chi le sperimenta.
Con amici, in coppia o con i colleghi, ma anche con una compagnia improvvisata, concedersi questa avventura rappresenta un modo innovativo per mettersi alla prova, per dare fondo al proprio bagaglio conoscitivo ma anche per dare dinamicità ai rapporti interpersonali. Il gioco non è mai fine a se stesso e rappresenta un punto di incontro di più componenti: logica matematica, colpo d’occhio, intuizione ed abilità deduttiva. A Mosca, ad esempio, le escape room sono diventate un fenomeno di massa e l’intero territorio metropolitano è costellato da questi luoghi divenuti di culto per gli appassionati. Da lì si sono diffuse poi a macchia d’olio un po’ ovunque, spopolando anche in Italia.
Non si parla di un semplice gioco ma di un’esperienza interattiva che consente di confrontarsi con i propri partner dall’inizio sino alla fine. Il fatto che tale esperienza possa essere vissuta da un minimo di due persone ad un massimo che dipende da come è progettata la stanza, genera un vero e proprio “team building”. La riuscita della missione dipende dunque dalla capacità del gruppo di saper collaborare senza tralasciare le peculiarità dei singoli.
La tecnica di “analisi e deduzione” di Holmes si basava sul convincimento che una parte di un sistema sia espressione dell’intero. A tal proposito, una sua osservazione ci può fornire una prima buona chiave di lettura dello spirito investigativo che sottende al gioco: “Il ragionatore ideale, una volta che gli viene mostrato un singolo fatto con tutte le sue implicazioni, ne dedurrebbe non solamente la catena di eventi che ad esso ha condotto ma anche tutti i risultati che ad essi seguo“. E voi, siete dei ragionatori ideali?