Secondo una ricerca svolta dalla società Human Highway e commissionata da Samsung, nel 2014, gli italiani già scattavano circa un milione di selfie al giorno. Attenzione: parliamo dei soli autoscatti e non di tutte le foto in generale e parliamo di dati risalenti 2 anni fa, quando determinate “manie” non erano diffuse come oggi, all’alba oramai del 2017.
Ebbene, data la mole incredibile di fotografie digitali realizzate con i sempre più numerosi smartphone (in media ogni italiano ne possiede più di uno), qualcuno ha pensato di offrire una concreta opportunità di monetizzazione all’esercito di “fotografi” più o meno amatoriali che hanno anche un minimo di dimestichezza con i social network. Wearing That, startup bolognese fondata da Domenico Di Leone nel giugno del 2015, è infatti una nuova piattaforma di “influencer marketing”, concepita per far letteralmente “indossare i brand” agli utenti che la utilizzeranno. Una modalità pubblicitaria quindi decisamente innovativa rispetto a quelle già largamente utilizzate.
Che si tratti di un semplice utente con un piccolo seguito o di professionisti della comunicazione, quali blogger e/o influencer, Wearing That offre dunque la possibilità di guadagnare dalla produzione e condivisione di foto ed autoscatti.
IDEA E CROWDFUNDING DI SUCCESSO
L’idea, quindi, è come detto funzionale e semplice: grazie al digital product placement – ossia l’inserimento di un marchio all’interno di contenuti prodotti prevalentemente per il mercato digitale, come appunto i selfie – la start up consente di utilizzare tali contenuti come vettore promozionale per i brand coinvolti: l’utente scatta una foto, che viene brandizzata con il logo dell’inserzionista, e guadagna non semplici buoni sconto o prodotti in cambio-merci, ma denaro. Perché l’altra novità della piattaforma è proprio che non paga in prodotti e coupon, ma con compensi veri e propri.
Non a caso, la campagna di crowfunding che è stata lanciata su Eppela in pochi giorni ha già raccolto oltre il 20% dei fondi necessari
Wearing That ha inoltre vinto lo StartCApp 2016, il concorso regionale per idee d’impresa Emilia-Romagna. Abbiamo parlato con il CEO Domenico Di Leone per farci raccontare più nel dettaglio obiettivi e filosofia di questo progetto innovativo indubbiamente interessante.
Come avete avuto l’idea di sviluppare questo progetto? Quando è nata l’idea di Wearing That?
L’idea alla base di Wearing That nasce nel Giugno 2015 all’interno di un seminario tenuto dal CEO di una startup che presentava un’applicazione in cui l’utente poteva giocare con le foto. Da qui mi è venuta l’idea: perché non mettere la pubblicità all’interno delle immagini stesse, per fare branding in maniera non invasiva ed al contempo efficace? L’intento era infatti quello di evitare il banner e/o il pop-up come forma di pubblicità e inserire un riferimento al marchio da promuovere all’interno dell’immagine stessa.
La piattaforma si rivolge a tutti gli appassionati di marketing, blog e social network che vogliono guadagnare con la loro passione, non solo ad influencer e blogger professionisti? Quali sono i vantaggi per questi utenti e per le imprese?
Diciamo che Wearing That si rivolge a due macro target: gli appassionati di social network, cioè le persone che non ottengono tante visualizzazioni e like ma hanno comunque una passione nel condividere le foto e le loro esperienze. Per loro abbiamo l’offerta economica: cerchiamo di dargli una retribuzione settimanale o mensile. Mentre l’altro target è quello dei blogger e degli influencer affermati. Per loro non abbiamo solo il trattamento economico ma anche un meccanismo per incrementare la loro fama e visibilità. Quando si partecipa a delle campagne tramite Wearing That, si viene infatti proiettati su una pista virtuale. All’interno di questa pista si creano delle competizioni, quindi i vari utenti si sfidano l’uno con l’altro ed ottengono coppe, riconoscimenti. Alla fine rientrano in una classifica. Noi, poi, a discrezione dei partecipanti, mettiamo a disposizione i risultati di queste competizioni ai brand che ci permettono di portare avanti le campagne. Nell’epoca del social, uno dei principali problemi dei grandi marchi è difatti la ricerca di blogger o influencer specializzati in determinati settori o che operano esclusivamente in determinate aree geografiche. Quindi, l’altro servizio importante che possiamo garantire, è proprio la loro riconoscibilità. Tante sono le aziende che hanno chiesto una possibilità di ricerca del genere, perché non esiste un vero e proprio database di esperti della comunicazione sui social network. Tra l’altro diverse persone lo sono senza saperlo! A tal proposito, la piattaforma si vuole porre anche come una sorta di scouting di talenti, di scopritore di influencer o blogger in erba. Ovviamente se l’utente vuole questo servizio ci darà la possibilità di ribaltare i suoi dati alle aziende, altrimenti non comparirà tra i risultati di ricerca.
Diamo quindi la possibilità a società e professionisti di portare avanti campagne indipendentemente da noi. In pratica facciamo incontrare la forte domanda presente sul mercato con l’altrettanto forte offerta che da sole faticano ad trovarsi per la mancanza di canali di visibilità e comunicazione. Non a caso nostro motto è “guadagna e diventa famoso con Waering That”
Come funziona esattamente la piattaforma?
Utilizzarla è davvero molto facile. I prosumer (gli utenti che sono a metà tra i consumatori e i produttori) scelgono la campagna che interessa loro tra quelle proposte e immediatamente dopo gli vengono fornite tutte le immagini del brand titolare della promozione. Possono essere loghi, ma anche prodotti fisici da fotografare. A questo punto l’utente scatta una foto e, con meccanismi di digital product placement (tecnica già in uso nella produzione cinematografica) posiziona il prodotto o il logo dove più gli aggrada all’interno della foto, senza comunque far perdere valore alla foto stessa. È così possibile continuare a valorizzare il soggetto che è stato fotografato, ma allo stesso tempo inserire un secondo soggetto che è appunto la pubblicità. Fatto questo, la foto viene pubblicata sui canali social e inizia il divertimento! Come in un vero videogame, l’utente viene proiettato a bordo di un’auto e, a colpi di like, di commenti e condivisioni inizia a competere verso il traguardo. Al termine della gara, il budget a disposizione viene ripartito in percentuale a tutti i partecipanti. Il nostro non è un concorso a premi, non guadagna solo il primo classificato ma ogni utente che ha partecipato alla campagna, proprio perché per noi ha valore il lavoro svolto dai nostri utenti; è importante ogni singolo like.
Su quale social network state lavorando principalmente? La scelta è a discrezione di chi sta condividendo la foto oppure ci sono piattaforme specifiche tra cui scegliere?
Per una questione di tempistiche partiremo solo con Facebook, a seguire dopo un paio di mesi con in Instagram. In parallelo daremo la possibilità ai blogger di utilizzare le stesse immagini passate per riferimento. Questo vuol dire che manderemo loro un URL della foto in modo che possano inserirla nel loro blog o fare mailing. In questo caso, avremo altri parametri di remunerazione: click su foto e visualizzazioni. In seguito, a cascata, andremo su Twitter, su Pinterest e su tutti gli altri social.
Wearing That è come dicevamo una piattaforma professionale che permette di guadagnare chi sa fare il suo lavoro. La vostra mission aziendale quindi si colloca sulla creazione di lavoro competente su larga scala. In questo senso si situa la campagna di crowdfunding sulla piattaforma Eppela (qui la campagna). In che modo verranno utilizzati i fondi raccolti?
Ad oggi abbiamo le risorse economiche per realizzare il prodotto, per avviare una piccola campagna di marketing e per affrontare le spese di gestione che stanno dietro a tutto questo lavoro. Quando arriveremo sul mercato ci serviranno altri fondi per lanciare il prodotto in maniera adeguata. Per agevolare i nostri brand, nella fase iniziale pagheremo noi direttamente parte delle campagne che lanceremo. Questo perché all’inizio non avremo delle metriche sulle performance del prodotto da proporre a potenziali clienti. I fondi che raccoglieremo con il crowdfunding servirebbero sostanzialmente a questo, oltre che a incrementare le attività di marketing e comunicazione per far conoscere il nostro prodotto. Inoltre inizieremo lo sviluppo di PIT STOP grazie ai quali le aziende potranno mettere a disposizione dei nostri utenti prodotti (gratuiti o scontati) gadget e carte regalo.
Parliamo di numeri: quanto può guadagnare effettivamente un utente con Wearing That?
Possiamo fare tre esempi:
Un utente che usa sporadicamente i Social Network pubblica in media una foto al giorno. Se riesce ad ottenere 50 like per ogni foto in un anno può arrivare a guadagnare 182 Euro, con un sforzo davvero minimo.
Un utente abituale dei Social Network pubblica fino a dieci foto al giorno. Se riesce ad ottenere circa 100 like a foto alla fine dell’anno può guadagnare fino a 3650 Euro; cominciamo a parlare di cifre importanti.
Un influencer o blogger esperto ogni giorno riesce ad avere migliaia di like su ogni foto. Il guadagno mensile potrebbe raggiungere cifre davvero alte ed in più far guadagnare al nostro utente visibilità e fama agli occhi dei nostri brand..
Wearing That è una piattaforma professionale basata sul passaparola e sul buzz marketing fatto dalle persone stesse: guadagna chi sa fare e fa bene il suo lavoro. C’è una selezione ovviamente degli influencer che chiedono di iscriversi? Come avviene il controllo qualità? Mi spiego: come si assicura il risultato all’azienda pagante dato che il lavoro viene svolto da terzi e non da voi direttamente?
Abbiamo due meccanismi di controllo e verifica. Il primo è che la nostra piattaforma è scaricabile però non utilizzabile immediatamente, ha bisogno della nostra approvazione. Una volta che l’utente si iscrive, ci invia tutta una serie di riferimenti delle sue pagine social. Dopo aver ricevuto tutte queste informazioni effettuiamo un rapido controllo per valutare la sua web reputation. Se è tutto in regola, a prescindere dai like che l’utente in questione può prendere – a noi non interessa se prende un solo like perché in futuro potrebbe impegnarsi di più e costruirsi una schiera di follower a posteriori, non è un parametro che ci interessa – approviamo l’iscrizione. Quello che ci sta a cuore è che i nostri utenti abbiano una buona integrità civile e morale.
Questo avviene a monte, il secondo controllo invece avviene a valle. Ogni foto che viene pubblicata, prima di esserlo, passa dai nostri sistemi; più persone andranno a fare un controllo sulla stessa immagine. Se l’immagine non ha incongruenze, diamo il via e può essere pubblicata.
Sarete sul mercato a fine Gennaio ed uscirete anche con le applicazioni per Apple ed Android. Per il futuro, avendo anche competitor internazionali, avete intenzione di espandervi all’estero accogliendo sia aziende e brand stranieri che influencer? Quali sono i vostri progetti per il domani?
Si, assolutamente, la fase due sarà esattamente questa: l’internazionalizzazione. Stiamo valutando ad oggi se fare direttamente il passo transoceanico ed andare negli Stati Uniti oppure imporci in Europa, quindi andare ad esplorare altri stati quali la Spagna, la Francia, la Germania e l’Inghilterra. Siamo in fase di valutazione. Questo non vuol dire portare il proprio lavoro altrove, perché comunque la sede di Wearing That rimarrebbe sempre e comunque italiana.
Siamo molto contenti di come sta andando perché stiamo riscontrando davvero un crescente interesse da parte di eventuali investitori. L’interesse c’è e questo ci riempie di orgoglio, perché c’è fiducia nel nostro progetto.
Per saperne di più: Waering That.com
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