La stilista Roberta Marina Mucci crea abiti con materiali di riciclo per promuovere l’idea di un consumo responsabile
L’idea di consumo responsabile ha ormai fatto presa su quasi ogni settore del mercato. L’industria della moda ha recentemente iniziato ad interfacciarsi con questo tipo di pensiero.
Si è sviluppato il concetto di moda etica, cioè fare attenzione non solo al rapporto qualità prezzo ma anche alla storia del prodotto stesso e alle scelte ambientali, etiche e sociali delle aziende produttrici. Si tende a preferire un marchio o un’impresa che si assomono responsabilità sociali e ambientali.
Nel caso dell’industria della moda tutto questo si traduce in una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale della produzione del prodotto, al tipo di lavorazione, di materiale o di tintura, al provenienza all’utilizzo o no di fibre naturali.
Abbiamo parlato con Roberta Marina Mucci, una stilista che realizza abiti con materiali riciclati di ogni genere, dalle buste della spazzatura, alle vele dismesse o alle lattine di Coca Cola. Vestiti degni di figurare su qualunque passerella di sfilate d’alta moda.
L’INTERVISTA
I suoi abiti sono interamente realizzati con prodotti di scarto, creando un nuovo modo di utilizzare questa materia altrimenti sprecata. Come è nata questa passione per la moda etica se così possiamo chiamarla?
La sua associazione culturale BDC Eventi nasce per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del riciclo sull’importanza di prodotti che rispettino l’ambiente. Come sono nati la sua associazione culturale e questo progetto?
L’associazione è nata proprio per promuovere l’educazione ambientale attraverso qualcosa che possa colpire l’attenzione. Ho avuto l’ispirazione un giorno provando e vedendo che comunque si poteva poi realizzare qualcosa di concreto e quindi comunicabile più direttamente alle persone, per colpire l’attenzione e sensibilizzar al tema del riciclo. Un giorno mi capitò di conoscere un giornalista a cui ho spiegato la mia idea; gli è piaciuta e mi ha aiutata a presentarla al Barcone sul Tevere dove erano presenti tematiche variegate, quindi creai il primo abito con giornali usati, un abito lungo con lo strascico: fece molto effetto questa cosa. Da lì mi sono avvicinata anche a materiali diversi, per vedere se si poteva poi realizzare qualcosa da indossare – perché i miei vestiti sono indossabili, non sono solo creati a livello di mostra e di manichini. Tante modelle che sfilano professionalmente mi contattano perché avrebbero piacere di provare cosa significa indossare qualcosa di così inusuale. Poi piano piano la cosa si è espansa fino a che tante ragazze hanno indossato in tante manifestazioni questi abiti.
Quale è la sua formazione? Come crea i suoi abiti? Parte da un disegno, dal materiale che ha a disposizione e su di quello imbastisce un’idea oppure adegua il materiale all’idea che ha in mente?
La mia passione è nata proprio con la creazione di questi abiti, sono autodidatta. Non creo mai l’abito con un disegno ma bensì con quello che è il materiale che porta a formare l’abito. Man mano che si costruisce prende forma e man mano cambia, il modello si evolve, si costruisce quasi da solo, è il materiale stesso che crea il vestito. Parto dal materiale perché poi sono tutti differenti. Adesso sto creando una linea di abiti da sposa. Ho creato 15 modelli, tutti fatti con materiali inusuali come la zanzariere, buste di plastica, vecchi residui di ornamenti di vecchi maglie, bicchieri di plastica. L’importante è avvicinarsi al gusto giovanile, perché poi lo devono indossare ragazze di 18 -20 anni.
Parte dei vantaggi dei vestiti realizzati con materiali riciclati è il loro prezzo accessibile. Qual è il prezzo medio di un abito da sposa?
Il minimo indispensabile, più che altro per il tempo e per il materiale necessario per la realizzazione. Lo abbiamo fatto per far capire che comunque l’abito da sposa
è importante ma è anche vero che lo si indossa una volta sola, bisogna essere speciali quel giorno e quale modo migliore di essere unici con materiali particolari? Anche perché ogni abito è u
nico, non ce ne sono due uguali. Per esempio ne ho fatto uno con zanzariere, rivestimenti per cassetti e buste bianche; il bouquet l’ho realizzato con cannucce verdi che riprendono lo stelo dei fiori ed il resto è zanzariera lavorata a forma di fiore.
Si potrebbe pensare ad una sposa eco-green, a costi contenuti. Invece dei vestiti da sposa che costano diverse migliaia di euro, io posso realizzarne uno interamente su misura seguendo esattamente i gusti della sposa per massimo 500 euro. Un notevole risparmio economico oltre che di risorse ambientali.
Vorrei creare un matrimonio eco-green su tutti i fronti, non solo l’abito ma anche l’allestimento in chiesa, il cibo al ristorante e tutto quello che serve. Eco-compatibile su ogni fronte, anche il completo del marito.
Quali sono le tempistiche per la realizzazione di un abito?
Diciamo per un abito da sposa almeno una settimana per tutte le rifiniture necessarie per far sì che un abito da possa chiamarsi da sposa, deve essere più che rifinito. Ho realizzato anche abiti con altri materiali per esempio con dvd usati, un abito con un corpetto fatto con cd e dvd che rende molto, per esempio per andare in discoteca. Chiaramente dipende dal materiale, alcuni richiedono anche solo una giornata di lavoro, abiti con la carta di giornale per esempio richiedono due ore.
In che modo realizza i suoi abiti? Ha a disposizione macchinari specifici o realizza tutto a mano? Lavora in team? Quale è il materiale che le piace di più?
Realizzo tutto a mano, da sola.
Le buste di plastica sono sempre un’ottima base, anche quelle della spazzatura, volgarmente parlando. Può essere scioccante ma sono davvero versatili.
Per esempio ho fatto anche l’esposizione per 20 giorni a Palazzo Ruspoli a Nemi, dove l’associazione Arte e Cultura aveva esposto quadri e sculture e sono stata chiamata anche io per esporre alcune mie creazioni. Altri due abiti sono stati esposti a Villa Guglielmi, abiti che poi abbiamo donato per l’esposizione. Ce la mettiamo tutta per avere una visibilità mirata.
In questo il web aiuta? Il web diventa sempre più importante per il sistema della moda, come per tutti gli altri settori. Considera internet una risorsa per trovare ispirazione per i suoi modelli e per promuovere le numerose attività della sua associazione?
Internet è il veicolo più immediato ed a costi contenuti. Facebook è uno dei mezzi che raggiunge più persone. Come io inserisco la foto di un vestito realizzato vedo che c’è una attenzione molto viva intorno. Sono immagini che colpiscono, funzionano molto a livello di marketing.
Creo inoltre vestiti con i materiali delle attività. Cioè con i materiali di scarto. Per esempio: un’azienda ha dei volantini vecchi, delle buste di plastica con il logo, io creo dei vestiti con questi materiali che altrimenti andrebbero buttati
Sono le aziende a contattarla?
Ancora non ho ancora iniziato a pieno regime, ne ho fatti solamente due a campione per far vedere cosa si può ottenere. L’idea sarebbe di coinvolgere aziende che piuttosto che buttare i volantini o biglietti da visita, possono darli a noi in modo da poter creare degli abiti. Potremmo promuovere o comunque inaugurare un’attività in una giornata evento dove le modelle possono sfilare con gli abiti creati grazie ai materiali forniti dall’azienda stessa. Può essere un modo nuovo di comunicare, che ancora non esiste. Dobbiamo però ancora trovare il canale giusto perché siamo una associazione no profit e non abbiamo fondi.
Le sue creazione sono i vendita al pubblico online o in qualche store?
Per adesso sono solo creazioni dimostrative, non abbiamo mai venduto, ma vorremmo raggiungere questo obbiettivo. Soprattutto a livello di marketing e comunicazione commerciale. Una grande azienda potrebbe magari valutare questo nostro progetto, sarebbe questo lo scopo. Poi chiaramente anche ai singoli privati: se una sposa volesse un abito realizzato da noi, sarebbe un onore. Ancora siamo nella fase promozionale, siamo stati ospiti a moltissimi eventi per esempio al Big Red che si è tenuto a Maggio. Tantissime persone hanno visto questa nostra idea, hanno partecipato e sono state coinvolte. Chiunque lo vede lo capisce: soprattutto per le istituzioni sarebbe un ottimo modo per comunicare l’educazione ambientale.
Le persone a cui ha mostrato il suo lavoro hanno effettivamente capito l’importanza del consumo della moda eco sostenibile? Ha avuto un riscontro positivo?
Si certo. Ho organizzato anche due giorni di laboratori a Villa Guglielmi dove i cittadini hanno creato l’abito che poi è stato esposto all’Assessorato alla Cultura di Fiumicino. Sono abiti realizzati dai cittadini che sono stati guidati nella creazione e hanno ottenuto un ottimo risultato. Io ovviamente ho supervisionato e poi le modelle hanno sfilato con questi abiti. Ognuno di noi ha una fantasia nascosta. Molte persone vorrebbero vestire in un modo ma non è detto che lo ottengano nei negozi. Quindi vederlo costruito con le idee che si avevano in mente e vederlo realizzato con pochissimo tempo, cioè le due ore del laboratorio, e vedere che si può anche indossare con tranquillità, è una scoperta che sorprende sempre. Ho realizzato un laboratorio anche con ragazzi disabili. Ho fatto creare l’abito a ragazzi disabili fisicamente e mentalmente. Hanno realizzato borse, abiti e le hanno vendute al mercatino per dare i ricavati in beneficenza. È stata una bellissima esperienza per me perché comunque mi sono rapportata con persone che hanno avuto un entusiasmo non indifferente nell’approcciarsi a questo progetto.
Hai mai pensato ad una collezione da uomo?
Da uomo non ci ho mai pensato. Un abito da uomo è più difficile da realizzare perché l’uomo non ti permette di esprimere la fantasia perché purtroppo ci sono dei canoni da rispettare. L’abbigliamento maschile non permette azzardi che non siano codificati. Non è possibile uscire fuori dagli schemi. Non si può andare un po’ altre con i colori o le forme geometriche. Ci sono degli abiti che io ho fatto sfilare al Premio Rocca D’oro. C’era anche un ingegnere che mi ha fermato per dirmi che il mio vestito aveva delle forme geometriche che non pensava potessero essere realizzate in questo modo. Con un abito da donna è più facile sbizzarrirsi.
Con che materiale è realizzato questo abito per esempio?
Allora queste sono buste di plastica bianche e nere e quei bottoncini che vedi sono i feltrini che vanno sotto le sedie per non fare rumore. Esistono di varie dimensioni proprio come i bottoni.
Questo vestito è tutto una forma geometrica perché quando si alza il bavero dietro diventa un semicerchio. Il laterale a destra ha delle falde che si aprono.
Ne ho realizzato anche uno con la carta che si usa dietro ai quadri, quella che usano i corniciai – mio fratello fa il corniciaio -.
Questi vestiti si possono indossare più volte o si usano una volta sola?
No no certo che si possono reindossare. Per esempio ne ho realizzato uno con la carta di giornale (giornali esteri per non avere problemi di contenuto) che ha sfilato più di venti volte ed è stato esposto. Non sono abiti che si indossano una sola volta ma certo hanno bisogno di una manutenzione più accurata. La mia linea è pret a porter. Ci sono pochissimi esempi in Italia. Gli abiti che vengono realizzati di solito non sono indossabili, sono solo da esposizione o da fotografare, non sono realistici da indossare in movimento. I miei sono tutti quanti fruibili, questa è un’enorme differenza secondo me.
Quali sono i materiali più particolari che le è capitato di utilizzare?
Ho creato un vestito fatto con gli stracci da pavimento, uno con un ombrello rotto, ho usato la tela dell’ombrello per far la gonna. Un ombrello rotto può darti la possibilità di usare la fantasia e di creare delle linee. Ho realizzato anche un top con cartelline riciclate della Confcommercio per rimanere in tema di aziende. Una sfida è stata realizzarne uno con delle lattine di coca cola.
Ovviamente viene tutto levigato con la carta vetrate e le lattine vengono tagliate in modo da non risultare dannose. Ogni abito ha una linea differente dall’altro. Ho utilizzato addirittura una vela dismessa per realizzare una gonna.
Recentemente ho usato anche dei pezzi di automobile come i poggiatesta, tergicristalli o parti dei sedili.
Il messaggio che vuole trasmettere è che con materiali d riciclo e poveri si possono realizzare degli abiti unici e bellissimi?
Più che altro materiali con altre destinazioni d’uso. Riciclo vuol dire riutilizzare qualcosa che è già stato utilizzato in un modo. Cioè il bicchiere di plastica è destinato ad essere usato per bere, invece io lo riciclo e lo faccio diventare un abito. Questo vuol spingere a fare attenzione, a non buttare per esempio la plastica dove capita ma, con una buona educazione ambientale, a riutilizzarla. A casa non si getta mai qualcosa con facilità a meno che non sia strettamente necessario. Sono convinta che l’effetto di questo messaggio sui giovani sia molto importante partendo bambini stessi: li vedo realizzare cose del genere con materiali che usano sempre come le cannucce e realizzare braccialetti per esempio. Sarebbe bello portare questi progetti all’interno delle scuole. Far realizzare ai bambini questi prodotti, delle borse per le mamme magari. Migliora la loro attenzione verso l’ambiente perché solo con comunicazioni dirette si riesce ad ottenere qualche risultato.
Ha qualche riferimento a cui si ispira? Qualche stilista contemporaneo o modello?
No perché è ciò che uno vorrebbe indossare o vedere la mia ispirazione. Dalla tua idea piano piano viene fuori il vestito. Io cerco di realizzare le tue idee. Posso anche partire da un modello, so disegnare, non lo faccio per le mie creazioni per non avere vincoli ma se sto con qualcuno che non l’ha mai fatto, insieme facciamo un disegno e da li partiamo per creare l’abito desiderato.
Progetti per il futuro?
L’obiettivo come ti dicevo è la comunicazione. Comunicare questo messaggio attraverso aziende che vogliono comunque abbracciare l’iniziativa dell’educazione ambientale. Quindi l’obbiettivo è una campagna di sensibilizzazione attraverso questa idea di creatività. Mettere a disposizione la propria creatività per fare questa promozione di educazione ambientale. Quello che è importante è
trasmettere alle aziende o anche alle istituzione in modo che abbraccino e sviluppino questa idea che è partita da una associazione no profit che nel suo piccolo cerca di comunicare questo messaggio, portarlo nelle scuole. Ma per fare tutto questo dobbiamo essere sostenuti, abbiamo bisogno di risorse economiche.
Per esempio una catena di supermercati, che comunque in ogni suo punto vendita espone quello che si è realizzato con i suoi volantini, biglietti da visita da buttare o cose simili, si fa pubblicità e nel contempo fa capire che aderisce a questa campagna di sensibilizzazione ambientale, è una cosa di pregio. Ci guadagno a livello di immagine e anche a livello creativo. L’attrattiva c’è. Si organizza una sfilata nei locali dell’azienda durante un evento organizzato ed in seguito gli abiti rimangono esposti all’interno dell’attività. Io vedo molto più in la, penso in grande. Spero di poter realizzare tutto questo col tempo coinvolgendo aziende priva ed istituzioni pubbliche.