Tutti gli amori nascono da un tentativo. Certo, non è detto che debba finire bene, però tutti gli amori nascono da un tentativo. Ci sono due che un giorno si incontrano, da qualche parte, in qualche modo e succede qualcosa. Può accadere intorno a un caffè, per strada, al telefono, sul sedile di dietro di un’automobile, anche solo nel bel mezzo di un ragionamento. Due si capiscono – o credono di essersi capiti – e parte qualcosa che non ha ancora la forma dell’amore… ma è per la strada.
Far nascere un amore non è una cosa semplice, non è un percorso lineare da tracciare con Google, quasi sempre non è chiaro il punto di arrivo, molto spesso nemmeno quello di partenza, figurarsi la strada giusta da seguire. Fatto sta che è un certo punto accade qualcosa, c’è qualcuno che ha talmente tanto da dare che non può fare a meno di uscire da sé per andare incontro all’altro. C’è una mano calda, in una notte gelida, che non può fare a meno di scaldare altre mani e, allora, le cerca, le spera, fa di tutto per attrarle e tenerle tutte per sé. E ci riesce, magari di nascosto, sotto un tavolo ad una cena fa amici. Le cose più belle sono, spesso, le più segrete.
Un amore che nasce gioca con l’ipotesi, prende il punto di partenza e lo proietta l’infinito, pretende di essere eterno, non ha spazi, né tempi, né luoghi. Esiste qui ed ora e vorrebbe essere sempre esistito, più che al destino crede alle sue volontà, ai cuori e alle sue speranze, trascende le dimensioni e la relatività. È il motore mobile e immobile del mondo, postulato assoluto che fa impallidire qualunque teoria.
Eppure tutta questa magnificenza si perde spesso nell’ipotesi in gioco, diventa il tentativo del peggior broker di raggiungere un profitto senza investire un capitale. È difficile mettersi in gioco, lo è soprattutto quando per troppo tempo si è puntato tutto e si è perso puntualmente. Eppure anche solo l’idea della ipotetica felicità dovrebbe almeno provare a smuoverci da quella zona di comfort che ci tiene incastrati per vedere cosa c’è oltre l’orizzonte.
Credo di conoscere – perché è sempre complicato fare queste considerazioni su sé stessi – almeno una dozzina di coppie che sarebbero state perfette insieme e che, per un motivo o per l’altro, hanno mancato nel tentativo, non nella trama della storia. Per un qualche motivo non c’è stata la forza di scommettere, forse non ci si è dati abbastanza valore e forse si è data per scontata una presenza relativa alla quale nessuno ha dato il giusto significato: era scontata. Forse è una domanda che mi pongo più che loro – spesso protagonisti di un’altra felicità – però non faccio che rispondermi di come spesso si accetta un compromesso anche troppo con sé stessi per di darla vinta solo ad un’idea, ad un principio, ad un percorso ideale che esiste solo nella nostra mente.
Qui non vale la prova dei fatti, piuttosto il tentativo di fare, quel rischio che può andare anche male ma che in fondo dice «io ci sono, tu che idee hai per il futuro?». La domanda è semplice ma non è banale, gli eroi più grandi sono quelli capace di trovarsi nel posto sbagliato e al momento sbagliato ma con l’idea migliore in tasca, magari quella che non hanno mai avuto il coraggio di pensare.
E tu, per il futuro, che idee hai?
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