Piccolo giallo e Piccolo blu sono due bambini a cui piace giocare assieme a nascondino. Un giorno Piccolo Blu decide di andare a cercare Piccolo Giallo da solo. Dopo tanto cercare, finalmente lo trova; i due bambini si abbracciano felici, talmente stretti da fondersi e diventare verdi.
Ma, tornando a casa, Mamma e Papà Blu e Mamma e Papà Giallo non riconoscono più i loro bambini: sono diventati verdi e non li vogliono più. I due bimbi piangono talmente tanto da tornare del loro colore naturale. I loro genitori, felici che i propri figli siano tornati del colore naturale, si abbracciano tra di loro diventando verdi, e capendo cos’era successo a quei sue bambini.
Piccolo blu e piccolo giallo è un libro di Leo Lionni scritto nel 1959. Viene letto, nelle scuole dell’infanzia italiane, da circa vent’anni ed è rivolto ad un pubblico di 3-4 anni.
Caro neosindaco di Venezia Brugnaro, questo è uno dei libri che ha messo al bando in quanto “portatore delle ideologie gender”.
Caro neosindaco, spero che Lei abbia letto la lista dei 49 libri che ha scelto (Lei?!) di togliere dagli scaffali degli asili comunali.
Tra questi libri, alcuni parlano di famiglie con due mamme; altri, per la maggior parte, vengono portati ad esempio del come superare le diversità di ogni genere; come accettare il compagno di banco con handicap, il fratello adottato, il nuovo compagno di classe con la pelle più scura, o anche il fatto che il proprio amico con abita con mamma e papà, bensì con papà e la sua nuova fidanzata di vent’anni più giovane.
Caro neosindaco, Lei ha scelto di non leggere più a dei bambini alcune storie che insegnano la tolleranza, la comprensione e il rispetto reciproco.
Libri scritti negli anni ’60, in cui sicuramente la teoria gender non dilagava ancora e la potente lobby gay non metteva ormoni nei pasti scolastici dei nostri figli per farli diventare tutti ricchioni (sì, andate ad ascoltare un po’ di incontri sulla teoria gender).
Lei ha risposto in maniera molto secca: “Dell’educazione si devono occupare i genitori”.
Sacrosanta verità. E’ dalla famiglia che deve partire l’insegnamento del rispetto reciproco e della tolleranza e dell’accettazione del “diverso”.
E infatti queste virtù possono benissimo essere insegnate anche da casa. Se un genitore non condivide le scelte ministeriali, può benissimo ricorrere alla scuola parentale; vediamo ora un dilagare del ricorso all’insegnamento scolastico a casa.
Quindi i bambini saranno istruiti da persone che sostengono l’esistenza della teoria gender; persone che credono negli ormoni che fanno diventare omosessuali e nell’esistenza di un programma di manipolazione del cervello tramite vaccini; persone che credono a qualsiasi bufala su Facebook senza leggere gli articoli; persone tolleranti, che condividono la politica del “rimandiamoli a casa o diamo fuoco ai campi rom”; persone che vogliono le ruspe; persone pronte a giudicare il gender.
Ci aspetta davvero un bel mondo, Brugnaro, grazie alle tue parole e all’educazione parentale.
Ci aspetta un mondo di sottomessi politicamente e socialmente, incapaci di sviluppare un pensiero che vada al di là di ciò che hanno insegnato loro i genitori ottusi.
Perchè la scuola, un cosmo al di fuori della famiglia, spesso sopperisce agli errori che gli stessi genitori compiono.
E’ curioso, però, notare come gli animi di questi genitori così attenti all’istruzione dei figli non si siano accorti che li abbiano già letti o che addirittura li abbiano letti a loro volta molti anni fa; curioso notare come, fondamentalmente, della scuola non si interessino mai, ma non fargli diventare il figlio gay, per carità! Come dice qualcuno, meglio a puttane che frocio, giusto?!