Se volessimo per un attimo pensare al nostro pianeta come una grande famiglia, quella degli esseri umani, ci renderemmo conto che si tratta di una famiglia afflitta da un divario radicale tra i membri ricchi e quelli poveri. A dimostrarlo, dati alla mano, è il recente rapporto Oxfam, pubblicato alla vigilia del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, secondo il quale le disuguaglianze nel mondo stanno aumentando in maniera assai pesante.
Ed ecco i dettagli del rapporto.
All’inizio dell’anno 2020 la distribuzione delle risorse può essere rappresentata da una piramide con una base di 3,8 miliardi di persone poverissime, il cui reddito non supera l’1% della ricchezza planetaria, e con un vertice occupato da un gruppo molto ristretto di 2.153 persone che detengono la stessa ricchezza posseduta da 4,6 miliardi di persone, ossia il 60& della popolazione mondiale. Sono tempi in cui il 46% delle persone vive con meno di $5,50 al giorno, mentre chi continua a lavorare nei paesi occidentali sta diventando sempre più povero.
Questa è l’immagine del capitalismo odierno presentata dal rapporto intitolato Time to Care (“L’ora di preoccuparsi”) della Oxfam: un mondo in cui molti vengono sfruttati, mentre un eccessivo ammontare di ricchezza finisce nelle tasche di pochi ultramiliardari.
Ma il rapporto approfondisce un altro importante aspetto: questo tipo di capitalismo viene descritto come “sessista e sfruttatore”. Viene infatti approfondito il modo in cui il dominio di classe e quello patriarcale siano anche fondati sullo sfruttamento del lavoro di cura non retribuito e svolto dalle donne.
Ci si riferisce qui al prendersi cura di bambini, di malati e di anziani, alla maggior parte del lavoro domestico, al lavoro precario, tutte attività svolte dalle donne, per giunta spesso vittime di violenza sociale e domestica. Secondo il rapporto le donne lavorano ogni giorno 12,5 miliardi di ore al giorno senza venire retribuite, ed inoltre dedicano molte ore in più ad un lavoro di assistenza professionale che viene sottopagato.
Oxfam ha provato ad ipotizzare un valore di tutte queste ore: si parla di almeno 10,8 trilioni di dollari l’anno. Il che ammonta a tre volte le dimensioni dell’industria tecnologica mondiale. In pratica, il lavoro di cura è decisamente essenziale per l’umanità, ma la forza lavoro che lo produce finisce per essere invisibile.
Misha Maslennikov, policy advisor presso l’Oxfam, fa notare il seguente fenomeno: “Questo lavoro non permette di liberare tempo, energie e risorse per poter accedere ad un lavoro retribuito, incide sul tasso di frequenza scolastica delle donne e delle giovani ragazze.” Ci si concentra qui sul continente africano, ed in particolare sull’Africa sub-sahariana, ma è chiaro che si sta parlando del rapporto di potere che caratterizza il capitalismo di oggi.
Il rapporto Oxfam muove una critica aperta al “predominio dell’economia neoliberale”, che ha alla sua base la deregolamentazione, la riduzione della spesa pubblica, mentre, nel frattempo, assiste, al tempo stesso complice ed impotente, alla creazione di monopoli sempre più grossi in settori quali cibo, farmaceutica, media, finanza e tecnologia.
Nel rapporto si legge questo: “Questi monopoli, e i ricchi azionisti che li sostengono, sono responsabili dell’accelerazione della disuguaglianza economica. Permettono a queste società, e agli azionisti, di estrarre profitti dal mercato e di condividerli tra loro. Questo alimenta direttamente l’accumulo di ricchezza per pochi, a spese dei cittadini comuni, rendendo ancora più difficile la riduzione della povertà.”
Bisogna poi aggiungere che un terzo della ricchezza miliardaria ha come fonte l’eredità. Basti pensare ad individui come Donald Trump che ha ereditato miliardi dollari. Tale ricchezza ereditaria non fa altro che creare una nuova forma di aristocrazia che si rafforza tramite un potere tramandato da generazione in generazione. Inoltre i super-ricchi utilizzano il loro patrimonio per pagare meno tasse, utilizzando a manetta consulenti specializzati proprio nell’evasione fiscale.
Secondo Oxfam “Un miliardario è un fallimento politico”, precisando che per poter creare una società più equa, e quindi senza povertà estrema, bisogna metter fine alla ricchezza estrema.
Alla fin fine, l’evoluzione positiva del nostro pianeta visto, se vogliamo, come una famiglia umana, implica la fine del capitalismo, ed in particolare del modo in cui si evoluto negli ultimi quarant’anni.