Cacciatore per fame o per fama

18 Giugno 2015
Giovanni Guarini
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L'arte nobile della caccia necessita di coraggio, prontezza e astuzia. Back in the days, solo chi aveva queste caratteristiche riusciva a supportare il proprio gruppo con cibo prezioso. Tuttora alcuni gruppi di esseri umani perpetrano questa arte della sopravvivenza per sfamarsi e altri, purtroppo, lo fanno a scopo ludico o per due like sui media.

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La differenza tra i due gruppi di cacciatori non è sottile, non lo è affatto. I primi si nutrono agendo in maniera naturale, come fanno altri animali, mettendosi in gioco e rischiando la pelle. Quegli altri, muniti di armi di precisione, tecnologie di protezione e soprattutto di divulgazione, uccidono perchè credono di aderire al gruppo dei gloriosi cacciatori, perchè non si rendono conto che quel sacrificio inutile, vale solo vergogna.

 

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Un comico inglese, Ricky Gervais, ha preso la questione a cuore e ha cominciato una battaglia su twitter con la cacciatrice Rebecca Francis, chiedendole “cosa possa esserle successo di tanto grave da farle desiderare di uccidere un bell’animale e poi sdraiarcisi accanto sorridendo”

 

'Derek' TV series screening, Los Angeles, America - 08 Apr 2015

L’orgogliosa assassina non è nemmeno una neofita, girano diverse immagini che la ritraggono dietro ad un leone abbattuto o sul groppone di un orso, le piace mostrarsi con i trofei testimoni del suo atto definitivo, senza possibilità di replica da parte del povero animale. Le decine di migliaia di commenti sotto le sue foto non sono lusinghieri, per usare un eufemismo, tanto da suscitare la reazione della guerriera senza regno che ha provato a giocare la carta dell’offesa sessista, dando modo al suo persecutore mediatico di incalzare:

Dobbiamo fermare quest’orribile sessismo nel nobile sport della caccia al trofeo. Gli uomini e le donne che lo praticano sono UGUALMENTE disgustosi e inutili

 

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Purtroppo l’esposizione mediatica è il pane di costoro che si autocelebrano a botta di selfies col morto, ragion per cui questo post non riporta altre immagini della diatriba, d’altronde il disgusto dell’immagine di un “trofeo” morto è commensurabile al piacere che si prova guardando una bellezza della natura viva, alla gioia della costatazione che gli animali sono, come noi, un prodigioso miracolo della vita. A nessun essere pensante verrebbe in mente di spezzare una simile meraviglia per gioco, per fama o per un cavolo di selfie!

Grunt,

GG

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