Dracula è sepolto a Napoli? Incisione misteriosa riapre il dibattito

21 Maggio 2015
Maria Melania Barone
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Un marmo che inspiegabilmente emana un grande calore e una scritta di una lingua misteriosa. Questi gli indizi su cui i ricercatori de l’Orientale indagano per capire il messaggio posto sull’effige di quella che si crede sia la vera tomba del conte Dracula.

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NAPOLI – Sono tanti e fitti i misteri che avvolgono quella che qualcuno crede sia la tomba del Conte Dracula: un posto misterioso che in un punto preciso emana un calore molto forte e inspiegabile, Dietro alla tomba un’effige scritta in una lingua sconosciuta: «Si sa quello che non è, ma non sappiamo che lingua sia» – dichiarano i linguisti dell’Università de L’Orientale di Napoli, interpellati per cercare di decifrare l’effige.

Tutto è nato da quando Giuseppe Reale, il responsabile della struttura di Santa Maria La Nova a Napoli, da sempre luogo di ritrovo notturno per giovani studenti, è stato interessato dall’attenzione di alcuni ricercatori e cultori di esoterismo che vedevano, proprio in quel luogo, la tomba dell’arcinoto Conte Dracula. Una leggenda metropolitana? Una voce popolare tramandata storicamente? Un’illusione? Tutto potrebbe essere, ma chi vedeva entrare e uscire giovani ricercatori che si dicevano convinti di aver trovato niente poco di meno che la tomba del personaggio più famoso della letteratura moderna, 

IL PERSONAGGIO STORICO – Un personaggio, quello dell’Imperatore che sfidò l’esercito ottomano , conteso da tutti. Prima di Napoli infatti sono stati altri due paesi a rivendicare la tomba di Vlad III Tepes di Valacchia (1431-1476): la Romania e l’Ungheria. Per cercare di avere un indizio sulla sua sepoltura fino ad oggi si è cercato di ripercorrere la vera storia dell’impalatore, come era chiamano nella seconda metà del ‘400 e che c’entra davvero poco con le storie di vampirismo raccontate da Bram Stoker (1847-1912), l’autore del romanzo che ha reso celebre questo importante personaggio storico e che ha incontrato grande fortuna nell’800.

Secondo la tradizione Vlad III Tepes di Valacchia sarebbe morto in guerra ucciso dall’esercito ottomano quando era già signore di Valacchia ed era stato già reso prigioniero e poi liberato dal Re d’Ungheria. Ma la personalità e l’aspetto fisico di quest’uomo ha cominciato ad affascinare persino i contemporanei della sua epoca: una prima descrizione è stata fornita da Enea Silvio Piccolomini, il futuro Pio II, nei “Commentarii”. Secondo i racconti di Enea Silvio, Vlad II, prima di giungere in Transilvania e in Valacchia avrebbe fatto lessare vive delle persone per poi forse dare in pasto la carne in macabri banchetti, avrebbe ucciso bambini e fatto impalare persone. Proprio da questa sua particolare attitudine sarebbe poi scaturito il soprannome di “impalatore”. Enea Silvio ci fornisce anche indicazioni sull’aspetto in quanto lo descrive come “Uomo onorevole e bello nella persona”. Da queste parole infatti, il futuro papa Pio II lascia trasparire un chè di ammirazione per una persona che era sì votata alla guerra, quanto crudele, ma considerata “giusta”, almeno secondo i canoni dell’epoca. I racconti però si arrestano all’anno 1463, quando cioè Vlad III Tepes venne fatto prigioniero dal Re d’Ungheria Mattia Corvino per poi essere liberato 10 anni dopo quando serviva una mano esperta sul campo di battaglia in grado di arrestare Basarab III Laiotă cel Bătrân, della stirpe dei Dăneștii dell’Impero ottomano che, a causa delle sue spinte egemoniche, aveva tutte le carte per conquistare territori del continente strappandoli ai vecchi signori. Vlad III inizialmente vinse la battaglia, ma fu colto di sorpresa da Basareb che decise di attaccare ancora, nonostante la sconfitta e riuscìa fare prigioniero il signore di Velacchia. Qui la storia si ferma e procede in modo confuso e contorto: c’è chi vuole che Vlad fosse stato ucciso e decapitato dall’esercito ottomano, la testa sarebbe poi stata portata a Costantinopoli come trofeo; chi vuole che Vlad III sia stato ucciso per errore dai suoi soldati che non lo avrebbero riconosciuto dato il suo travestimento da turco. Chi invece vuole che Vlad III fosse stato riscattato da sua figlia Maria e portato in Italia, a Napoli, sotto la protezione degli Aragona.

LA TOMBA RUMENA DI DRACULA – Chi crede che l’epilogo vero sia il primo, lo vuole sepolto nella Cattedrale di Snagov in Romania. Secondo alcuni infatti Vlad fu ucciso dai suoi e non dall’esercito ottomano a causa del fatto che si travestì da turco e non fu riconosciuto. In realtà questa terza versione abbastanza lusinghiera nei confronti del signore di Valacchia e volta a celebrare le sue indiscutibili doti di guerriero e se si pensa che la sua testa fu davvero portata a Costantinopoli (quindi come trofeo e insegno di vittoria). Ad ogni modo la testa di Dracula fu poi comprata dalla Chiesa ottomana e ricomposta col resto del corpo che adesso riposa sotto a una lapide situata di fronte all’altare maggiore della Cattedrale di Snagov in Romania. L’uomo che ha impalato centinaia di persone, che ne ha fatte lessare altrettante e che ha ucciso sua ipse manu centinaia di bambini si è conquistato un posto in una cattedrale perchè avrebbe comunque combattuto in difesa della fede cristiana. Eppure c’è chi dice che dentro a quella tomba ci siano solo ossa di cavallo suscitando l’ira di chi quella chiesa la vive tutti i giorni e che saluta il vecchio signore della guerra come un uomo giusto che ha difesoil cristianesimo dalla peggiore delle minacce. 

DRACULA E’ DAVVERO SEPOLTO A NAPOLI? A sostegno della tesi che invece vuole Dracula sepolto a Napoli ci sarebbe un’altra storia: Maria, figlia di Vlad III, a seguito dell’occupazione ottomana, si sarebbe trasferita a Napoli e avrebbe riscattato suo padre fatto prigioniero dall’esercito ottomano. Ad oggi risulta inverosimile che l’esercito ottomano possa aver accettato un riscatto per liberare il signore di Valacchia col rischio di ritrovarselo magari di nuovo sul campo di battaglia per riconquistare le sue vecchie terre, a meno che Vlad III non avesse riportato importanti ferite tanto da non costituire più un pericolo. Ad ogni modo, i guerrieri musulmani, usavano uccidere decapitando i nemici, tanto più se questi nemici non appartenevano alla loro stessa fede religiosa, seguendo quindi una discutibile interpretazione del Corano. Esistono anche dubbi sulla parentela di Maria alla dinastia dei Tepes per mancanza di prove. Ma gli elementi costituenti la tesi che vede Dracula sepolto a Napoli e non nella cattedrale di Snagov in Romania è senza dubbio affascinante ed è corredata di importantissimi elementi che vanno comunque tenuti in considerazione se non altro per l’importanza che la simbologia ha assunto nel corso dei secoli.

LA MASSONERIA – E’ verosimile infatti che la famiglia di Vlad III abbia cercato riparo a Napoli perchè proprio il Re Alfonso d’Aragona era un massone appartenente all’Ordine del Dragone, esattamente come Vlad III Tepes, Signore di Valacchia. La figlia Maria, all’età di sette anni sarebbe stata adottata da una signora napoletana e avrebbe poi sposato un membro della famiglia Ferrillo ottenendo in dono i terreni di Acerenza in Basilicata ma restando comunque legata alla sua città putativa: Napoli, dove avrebbe scelto di essere sepolta.

LA SIMBOLOGIA DELLA TOMBA PARTENOPEA – Il blasone della famiglia Tepes – Ferrillo raffigura appunto un dragone. Eppure quasi per caso, una studentessa in procinto di preparare la sua tesi di laurea, Erika Stella, si reca nel complesso di Santa Maria la Nova e scatta una foto che le sembra strana, si accorge cioè che quel marmo appartenente al “genero di Dracula“, cioè Ferrillo, il marito di Maria Tepes, sarebbe denso di significati difficilmente rintracciabili su una tomba europea. Sul marmo è rappresentato un grande drago che simboleggia l’ordine del dragone e sotto ci sono due sfingi. Le sfingi rappresentano, secondo la raffigurazione egizia e le rappresentazioni classiche, la città di Tebe che era chiamata in egiziano Tepes, appunto. Le sfingi che si guardano negli occhi sono state usate in molti romanzi di fantasy, ad esempio ne “La Storia infinita” che ebbe un grande successo negli anni ’90.

Non è tutto: il marmo, studiato dai ricercatori dell’INGV, emana un calore inspiegabile che non si sa da cosa provenga. Anche se la cosa più misteriosa è sicuramente l’iscrizione entro cui è possibile leggere caratteri antichi, sicuramente una lingua in codice, fatta di caratteri greci, latini e di tante altre lingue, ma non si riesce a comprendere nemmeno una parola.

Gli stessi ricercatori dichiarano: «Non si tratta di alfabeto slavo, né glagolitico croato angolare, né glagolitico bulgaro-macedone rotondo, neanche cirillico. Sicuramente non è greco antico o greco bizantino, non è samaritano, né ebraico, armeno, giorgiano, né gotico di Ulfila. Si possono rintracciare alcuni caratteri latini, altri greci, alcuni dal copto e dall’etiopico, ma essi non portano alla lettura di almeno una parola completa».

Quasi come se l’effige fosse stata scritta da qualche esperto di esoterismo, magari proprio qualcuno appartenete dell’ordine del Dragone e comprensibile quindi solo a chi ha le chiavi della conoscenza per capire perché quel marmo è li, cosa contiene e, soprattutto, perché continua ad emanare, incessante, un calore che non ha alcuna spiegazione scientifica.

L'AUTORE
Giornalista pubblicista nasce a nel cuore di Napoli ma vive in molte città italiane, dopo aver compiuto studi umanistici si interessa al mondo editoriale con particolare attenzione alla politica, ambiente e geopolitica.
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