La soluzione al "problema" dell'immigrazione di cui nessuno parla

24 Novembre 2014
Germano Milite
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immigratiL’editoriale di Germano Milite

Ultimamente non si parla d’altro: gli immigrati, quelli che dovrebbero “restare” al paese loro perché qui rubano il lavoro, costano al contribuente e delinquono. E poco importa se l’Istat smentisce clamorosamente e con numeri chiari questi autentici luoghi comuni xenofobi, senza i quali la campagna elettorale di qualcuno sarebbe del tutto vuota e ridicola. E sì perché gli immigrati producono in totale l’11% del nostro PIL e non solo: pagano la pensione ad un italiano su tre; visto che, sempre dati demografici alla mano, per ogni italiano “purosangue” che nasce ce ne sono due che muoiono. Considerando poi che ai giovani di oggi non si pagano i contributi nella maggioranza dei casi, non è difficile immaginare che senza aiuto dall’esterno e contaminazioni etniche, ci saremmo già estinti come popolo. C’è però un modo, se proprio vogliamo, di liberarci da questa “invasione” che in realtà tale non è, perché a voler essere precisi l’Italia accoglie molti meno immigrati di Gran Bretagna, Germania e Spagna. Questo però lo vedremo tra poco, svelando la soluzione della quale nessun politico da comizio populista ha il coraggio (e la capacità) di parlarvi. Ora continuiamo brevemente il viaggio nella disinformazione propagandista delle destre europee, giusto per fornire a chi odia il razzismo qualche strumento concreto di lotta alla disinformazione.

I COSTI AL CONTRIBUENTE: RIDICOLI

Dunque: parlavamo di intollerabili costi al contribuente che tali disperati rappresenterebbero. In realtà sono cifre ridicole ed ininfluenti, soprattutto se paragonate ai 60 miliardi di euro bruciati dalla corruzione che mangia il nostro paese, ai quasi 100 (sempre miliardi)  di imposte condonati alle società che gestiscono il gioco d’azzardo e le slot machines ed agli altri miliarducci che sfuggono ogni anno tra elusione ed evasione fiscale vera e propria. Insomma: continuare a farci ossessionare dai costi dell’immigrazione irregolare, sarebbe come incazzarci con il tizio che ci ha chiesto 50 centesimi al semaforon dopo che la banca ci ha fatto chiudere l’azienda per anatocismo pari a sette milioni di euro.

In verità, tutto questo accanimento contro gli stranieri che certa, sfigatissima ma pericolosissima politica cavalca da un po’, ricorda la triste vicenda dei moriscos; musulmani forzatamente convertiti al cristianesimo che nel 1600, al tramonto dell’impero Spagnolo (in forte crisi economica e sociale già da tempo) vennero prima sterminati e poi espulsi in massa. I moriscos erano in buona parte mercanti ed affaristi, che pagavano le tasse e contribuivano quindi al sostentamento dello stato regio. Alcuni di loro però non volevano “integrarsi” e convertirsi al cristianesimo, altri erano emarginati e disadattati. La Spagna come detto era in crisi nera e così si trovò un capro espiatorio: i moriscos, appunto. Perseguitati, accusati dallo stesso re di essere tra le cause principali della crisi del suo decadente regno ed alla fine cacciati via, in 300.000 circa. Risultato: l’economia spagnola collassò ancora prima del prevedibile insieme al suo ex sontuoso impero. Volendo rimanere cronologicamente più vicini, ci sarebbe un certo Hitler a ricordarci quanto e come in tempi di recessione e crisi economica, il mezzuccio della “razza” scelta come causa di ogni male si mostra perdente e rovinoso in brevissimo tempo.

LA SOLUZIONE DRASTICA PER “AIUTARLI A CASA LORO”

Rassicurando quindi tutti sul fatto (ovvio) che il problema fondamentale dell’Italia non sono assolutamente gli immigrati e che comunque anche per i clandestini, piaccia o no, esiste un diritto internazionale che ne prevede l’accoglienza come rifugiati politici e richiedenti asilo, andiamo comunque ad esporre la soluzione definitiva che i vari “Teo Salvini” si dimenticano puntualmente di mostrare ai propri elettori e che altrettanti colleghi clamorosamente non impongono come forma di riflessione sacrosanta e provocatoria. Eliminare il transito di disperati e profughi dai paesi in guerra è relativamente molto semplice, infatti, almeno in teoria. Basta, signori cari, stravolgere il nostro stile di vita occidentale e consumare molto meno. Basta non “esportare democrazia” in territori ricchi di petrolio e materie prime e manodopera a basso costo. Basta ricordarsi, ad esempio, che se tutto il mondo consumasse come consuma la sola Europa, occorrerebbero ben cinque pianeti come il nostro per permettere a tutti di avere un tablet nuovo ogni sei mesi. Basta, insomma, evitare di distruggere paesi già distrutti ed impoverire ulteriormente paesi già poveri per produrre beni di consumo in maniera ossessivo-compulsiva. Basta evitare di delocalizzare all’infinito per aumentare all’infinito i margini di profitto delle multinazionali; basta essere meno patologicamente ingordi o non fare affari in Tanzania e Sierra Leone facendo estrarre diamanti a minorenni mutilati e strappati alle loro famiglie.

INDIVIDUARE I VERI NEMICI

Basta, per dirne qualcun’altra, evitare di schiavizzare bambini per estrarre minerali utili alla produzioni dei nostri smartphone e dei nostri pc grazie ai quali scriviamo poi pensieri razzisti ed ignoranti su internet. Insomma, signori: per aiutare queste persone a casa loro, basterebbe prima di tutto evitare di distruggere casa loro, soprattutto perché le ultime ondate migratorie arrivano in prevalenza da paesi appunto devastati dalla guerra tra blocchi di potere per l’approvvigionamento di risorse. Senza queste guerre, senza questo consumismo sfrenato che le genera, vi assicuro, avremmo molti meno barconi da voler respingere e meno ondate di profughi. Perché lasciare la propria patria non è una cosa che si fa volentieri, avendo l’opportunità di rimanere. Perché fuggire in un paese dove vieni anche insultato e trattato preventivamente da criminale, fidatevi, non è una bella opzione da contemplare come unica possibilità di salvezza. Ma immagino che di rinunciare all’I-phone 6 non se ne parli e che la benzina a 4 euro non vogliamo averla. Immagino che fare la guerra a chi è il vero responsabile dell’impoverimento generale della classe media e farsi un esame di coscienza approfondito non siano ipotesi contemplate. E allora teniamoci questo esercito di disperati che scappa da guerra e miseria proprio come abbiamo fatto noi innumerevoli volte in passato. Non per “buonismo”, ma per senso della realtà. Il mondo è sempre più piccolo, noi siamo sempre di più e non possiamo continuare a depredare i già poveri, dimenticandoci che il vero ed unico problema dell’umanità è rappresentato da chi vuole accumulare ricchezza all’infinito senza mai condividerne e senza creare nuovo valore. La colpa è di chi scommette i nostri soldi nella finanza speculativa, brucia miliardi in un minuto e poi chiede di socializzare le perdite dei suoi malati giochi d’azzardo.

BUTTIAMOLI TUTTI FUORI. E POI?

Possiamo anche espellere tutti gli immigrati o addirittura riattivare le camere a gas come qualche malato di mente suggerisce. Non cambierà nulla ed anzi le cose peggioreranno per tutti noi poracci che ci ostiniamo a combattere questa guerra tra poracci. Chi ha tanto avrà ancora di più e chi ha poco avrà ancora di meno con un peso aggiuntivo da sopportare: una coscienza pluri-omicida. Volete cacciare chi viene? Volete che se ne restino dove sono nati? Ottimo: cambiate tutto il sistema economico globale o almeno iniziate a metterlo seriamente in discussione, a partire dal vostro piccolo, patetico orticello che non sarà mai più solo ed esclusivamente vostro. Oppure tenetevi l’altro lato della medaglia con maggiore decenza e consapevolezza; perché i tempi della botte piena e della moglie ubriaca sono finiti, per sempre. E se proprio non volete capirlo, potreste sempre andare in prima persona a sparare su malati, donne e bambini che vengono dai paesi che abbiamo colonizzato e che abbiamo depredato. Così almeno conoscerete il costo non meramente economico ma anche umano del vostro telefonino.

L'AUTORE
Giornalista professionista. Partendo dalla televisione, ha poi lavorato come consulente in digital management per aziende italiane ed internazionali. E' il fondatore e direttore di YOUng. Ama l'innovazione, la psicologia e la geopolitica. Detesta i figli di papà che giocano a fare gli startupper e i confusi che dicono di occuparsi di "marketing".
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