L'ISIS è stata partorita dagli americani: tutte le prove

24 Agosto 2014
Maria Melania Barone
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Prima di gridare al “complotto” state fermi: è tutto vero. Le fonti ci sono, sono tante e io ve ne elencherò solo alcune tra le più accreditate. Parto dai giorni nostri, o meglio, da quanto è accaduto una settimana fa quando Hillary Clinton, in un’intervista rilasciata a Jeffrey Goldberg del giornale web “The Atlantic“, ha ammesso: “L’Isis è roba nostra ma ci è sfuggita di mano“. Queste parole hanno fatto il giro del web e sono state pubblicate integralmente da numerosi organi d’informazione, ma non dai media nazionali italiani che, da sempre, si pongono ormai passivamente di fronte ai più grandi problemi di politica estera. Veniamo dunque alle dichiarazioni della signora Clinton:

mccain-isisLE CONFESSIONI DI HILLARY – «È stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq» – E ancora – «In un’intervista che risale allo scorso febbraio il presidente Obama mi disse: “Quando hai un esercito di professionisti che combatte contro contadini, falegnami e ingegneri che iniziano una protesta devi fare qualcosa. Purtroppo modificare l’equazione delle forze in campo è difficile, e quasi mai ci si riesce. All’epoca non capii. Oggi mi è tutto chiaro», scrive Goldberg.

Clinton: «Obama in politica estera è troppo cauto. L’America ha bisogno di un leader che crede che il proprio Paese sia un’indispensabile forza di pace, nonostante gli errori commessi. Anzi, gli errori li commette proprio chi fa, fanno parte del ruolo dell’America. Obama cerca con troppa insistenza di comunicare agli americani che non sta facendo qualcosa di folle. È troppo ragioniere. Noi, invece, dovremmo portare avanti una politica estera bilanciata. Una via di mezzo tra la bellicosità di Bush e l’attesa di Obama. Attendere lo sviluppo degli eventi non ti porta a prendere decisioni migliori e più sagge per il mondo e per l’America». L’ex Ministro degli Esteri americano continua: «Abbiamo fatto un gran lavoro contro l’Unione Sovietica. Ma abbiamo anche commesso molti errori. Abbiamo appoggiato personaggi veramente cattivi. Abbiamo fatto cose in America Latina e nel Sud-est asiatico di cui non vado per nulla fiera. Ma all’epoca c’era un obiettivo più grande. E lo abbiamo raggiunto. Tutto il resto è passato in secondo piano. È così che bisogna agire, che deve agire l’America».

Insomma, Hillary lo ammette, si confessa: l’Isis, quello che oggi viene ritenuto “il male assoluto”, è in realtà una loro creatura. Ma, andando un pò più nel particolare, chi ha finanziato l’Isis? Quali erano le sue funzioni originarie?

april-fools-pranksLA GENESI DELL’ISIS – Come rivelò a tempo debito lo stesso Edward Snowden fornendo, a supporto delle sue dichiarazioni, anche i documenti ufficiali trafugati dalla National Security Agency (NSA) “a finanziare lo Stato Islamico di Iraq e Sirya (ISIS) sono stati i paesi del Golfo, gli stati arabi (in particolar modo Qatar e Kuwait), con l’appoggio di israeliani, americani e britannici. Ne scrive anche Marcello Foa, ex giornalista de Il Giornale oggi direttore del gruppo editoriale svizzero Timedia (leggi). La teoria, in pratica, conferma quanto confessato da Hillary Clinton. Tuttavia una domanda sorge spontanea: come mai Hillary Clinton ha rivelato queste cose attaccando persino la posizione di Obama e definendolo “troppo attendista”? L’ex Ministro degli Esteri ha infatti affermato nel corso della stessa intervista al “The Atlantic”, che Obama “avrebbe dovuto fare come Netanyahu, affondando il colpo”. In realtà la posizione degli americani è stata compromessa proprio dalla diffusione di file segreti ad opera di Edward Snowden. E’ verosimile infatti, che se non fossero circolate le foto scattate all’attuale leader dell’ISIS definito “moderato” da McCain che posa accanto a lui in ben due fotografie, la Clinton se ne sarebbe guardata bene dal mettere la pulce nell’orecchio alla stampa internazionale. Non è tutto: sin dai tempi dell’attacco ad Assad (settembre 2013), il parlamento americano si spaccò in due tronconi: c’era chi preferiva fare una partita a scacchi col fine di dare lezioni di diplomazia come Obama, e chi come la Clinton avrebbe preferito un bel bombardamento come antipasto. Giocando su questa divisione s’insinuò Vladimir Putin che, confondendo le carte, spiazzò tutti eliminando il casus belli: “Assad vi restituirà le armi chimiche”. Non importa se qualche tempo prima sia Assad che Vladimir Putin dichiararono che l’attacco con le armi chimiche in Syria non era stato fatto dall’esercito siriano (che pure si è macchiato di crimini, intendiamoci), ma dai cosiddetti ribelli e non importa se persino le email trafugate alla Britam e pubblicate su un sito d’intelligence canadese rivelarono una mercificazione di armi chimiche che coinvolgeva direttamente i ribelli, gli inglesi, gli americani e il principe arabo Bandar Bin Sultan. Chi sono questi ribelli? Sono quelli intervistati da un grande giornalista: Dale Gavlak, corrispondente dal Medio Oriente per Mint Press. In passato ha lavorato come corrispondente per l’Associated Press, la NPR e la BBC. Verso la fine di agosto Dale Gavlak si è recato a Damasco e Ghuta dove ha avuto modo di domandare proprio a loro, ai ribelli “chi ha lanciato le armi chimiche?”. La risposta ha spiazzato tutti: “Non ci hanno detto che tipo di armi erano, né come dovevano essere utilizzate. Noi non sapevamo che fossero armi chimiche“. Una frangia di ribelli indica come responsabile un nome noto alla maggior parte dei giornalisti d’inchiesta: il signore della guerra, Bandar Bin Sultan principe saudita che avrebbe continuato ad incontrare segretamente diplomatici USA. Tuttavia, la stampa nazionale italiana tace e tace per molti mesi. Ma poi è costretta a dire la verità quando un maestro del giornalismo investigativo americano, Seymour Hersh, premio Pulitzer nel 1970, oggi firma del New Yorker, disse che nell’operazione sarebbe stata coinvolta anche la Turchia per favorire l’intervento americano (LA FONTE). Il quotidiano La Stampa ha inoltre rivelato che è stato il Qatar a finanziare l’Isis, mentre altre fonti indicano la Turchia come principale finanziatore dei ribelli di al-Nusra.

CHI SONO I RIBELLI? Prima di proseguire, è necessario precisare che coloro che sono stati definiti dalla stampa internazionale “ribelli” sono in realtà i gruppi jihadisti ISIS (finanziati dal Qatar che, insieme all’Arabia Saudita, ha maggiori rapporti con i servizi segreti americani e britannici), Al Nusra (finanziati prevalentemente dalla Turchia) ed i qaedisti di Al Zawahiri. Si tratta quindi di tre rami uniti in nome della Jihad, la loro unione è avvenuta soprattutto nel territorio siriano ed è dimostrata dai numerosi scambi di ostaggi tra i tre gruppi. Una settimana fa lo Stato Islamico ha massacrato e decapitato 700 civili siriani. I mass media di tutto il mondo non hanno riportato la notizia ad eccezione di Russia Today. L’attenzione dei mass media occidentali è tutta rivolta a quanto sta accadendo in Kurdistan, regione che è sempre stata interessata da violazioni dei diritti umani ad opera soprattutto del governo turco e la cui situazione cominciò a degenerare già due anni fa come riportò l’Osservatorio Italo Siriano (QUI l’articolo del 2012).

La Turchia ed i suoi alleati (tra cui il Qatar, sempre in collegamento con inglesi e americani) ha dato un grande supporto agli uomini di Al Baghdadi, attuale capo dell’ISIS, consentendo agli jihadisti provenienti dai paesi caucasici – in particolare da Cecenia e Uzbekistan – di introdursi in Siria tramite i confini turchi. Ma restiamo qui, restiamo in Cecenia. Anche qui ci sono gruppi jihadisti. Nulla di nuovo sotto al cielo stellato di agosto. Anzi, tornano in mente le parole di Dmitry Yarosh, un leader nazionalista ucraino che avrebbe scritto su un social network un messaggio rivolto a un signore della guerra ceceno per finanziare attacchi in Russia. Il Signore della guerra però si dice sia morto da molti anni (anche se nessuno ci crede) e si tratta di Doku Umarov (in foto), un uomo classificato come terrorista sia dalla Russia che dagli Stati Uniti. Per questa invocazione il governo russo emise un mandato di cattura internazionale per il nazionalista ucraino. Se la reazione sembra esagerata si capirà più avanti che non lo era affatto. Putin infatti aveva subito già dei velati ricatti dal principe arabo Bandar Bin Sultan: siamo nell’aprile 2013 e Putin si reca segretamente in Arabia saudita per incontrare il famoso principe il quale sta per fargli una proposta: rovesciare il regime di Assad in favore di un governo più moderato e vicino a Israele e Stati Uniti. La proposta del leader arabo termina così: “Io posso dare una garanzia per proteggere le Olimpiadi invernali del prossimo anno. I gruppi ceceni che minacciano la sicurezza dei giochi sono controllati da noi”. Inutile precisare quale poteva essere la reazione di un ex agente segreto come Vladimir Putin.

Il leader dello Stato Islamico (ISIS) Abu Bakr al-Baghdadi ai tempi in cui era un agente del Mossad, poi entrò in al-Qāʿida, organizzazione da cui nacque lo Stato Islamico

Il leader dello Stato Islamico (ISIS) Abu Bakr al-Baghdadi ai tempi in cui era un agente del Mossad, poi entrò in al-Qāʿida, organizzazione da cui nacque lo Stato Islamico

CHI è DAVVERO IL CAPO DELL’ISIS AL BAGHDADI? – Ma di agenti segreti e di ex 007 insospettabili ne è pieno anche l’ISIS a cominciare sul loro capo, Abu Bakr al-Baghdadi. Secondo quanto rivelato dalla talpa americana della NSA, Edward Snowden, il capo dello Stato Islamico non sarebbe altri che un attore ebreo di nome Simon Elliot. Più che musulmano dunque, al-Baghdadi sarebbe di religione ebraica (ammesso che ce l’abbia). Più che arabo, sarebbe un agente del Mossad. E in qualità di agente del Mossad e di artefice nell’operazione di creazione dello stato islamico incontrò il parlamentare americano McCain come immortalano alcune foto.

IL RAPPORTO TRA McCain ED I TERRORISTI SIRIANI – Il senatore McCain è tra i maggiori critici della politica estera di Obama soprattutto in relazione alla questione siriana. Come rivelato già dal giornalista Seymour Hersh, McCain non ha mai smesso di incontrarsi con i membri di alcune cellule arabe sin dal 2007. Alcuni incontri, soprattutto quello avuto con Al-Baghdadi è decisamente più recente, risale infatti al maggio 2013 e concerne unicamente la questione siriana. McCain ha infatti attraversato il confine turco ed è giunto in Syria guidato dal generale Salem Idris, il capo del Consiglio militare supremo dell’Esercito siriano libero. McCain e Idris hanno poi avuto un incontro con i leader delle maggiori cellule anti-Assad tra cui il leader del Free Syrian Army (FSA), che non sono degli eroi ma sono coloro che hanno girato questo video (attenzione, immagini troppo forti). Della visita segreta in Syria di McCain è stata pubblicato un report esclusivo sul thedailybeast.com.

 

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Gli americani c’entrano e non poco sul finanziamento di gruppi terroristici arabi e sulla genesi della Terza Guerra Mondiale a cui, come precisammo un anno fa, si stavano preparando sin dal 2010 (con i primi scontro in Nord Africa e poi con l’approvazione del National Defense Authorization Act (NDAA) del dicembre 2011. Se tutto questo ancora non basta per comprendere il ruolo centralissimo degli USA nell’operazione di finanziamento ai terroristi arabi (tra cui l’ISIS) allora non resta che tirare fuori un’altra confessione: quella del senatore americano Rand Paul il quale, senza alcuna esitazione, conferma che gli USA e altri loro alleati finanziano ISIS. Il video risale al giugno 2014 ed è stato trasmesso in tutto il mondo tramite il canale della CNN (video visibile alla fine dell’articolo). Una confessione, anche questa, che deve aver messo in crisi Hillary Clinton che ha provveduto poi a giustificare il ruolo degli USA nell’orrore che si sta consumando in Medio Oriente. Non è tutto: anche alcuni politici iracheni confermano il legame tra USA e gli jihadisti. Il parlamentare iracheno Mohammed Sehoud ha dichiarato: “Gli Usa hanno bombardato l’ISIS perché si è esteso più di quanto concordato con essi“. Quella avanzata dal parlamentare iracheno Sehoud è un’ipotesi possibile, tuttavia quello che sta per accadere in Syria non fa che portarci alla mente il tentativo bellico auspicato da alcuni diplomatici statunitensi un anno fa e poi finito con una mossa astuta da parte del presidente russo Vladimir Putin. L’obiettivo non è mai cambiato: la Syria va bombardata e il governo di Assad rovesciato. A qualsiasi costo. Sembra quasi che il califfato degli orrori, rappresenti il prezzo da pagare per la creazione di un orribile casus belli che apra la strada verso Damasco all’esercito di Obama.

Dall’inchiesta di Maria Melania Barone sulla questione siriana e la genesi della Terza Guerra Mondiale pubblicata su Young.it nel 2013

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Altre fonti non citate che collegano gli americani nel finanziamento dei ribelli jihadisti

Servizio della tv pubblica statunitense PBS sugli addestramenti americani ai ribelli

Maria Grazia Bruzzone (La Stampa) su chi finanzia l’Isis

Il quotidiani israeliano Haaretz: gli americani armano i ribelli in Siria

La Reuters scrive del finanziamento americano ai ribelli jihadisti

Susan Rice ammette alla Cnn: armiamo i ribelli

L'AUTORE
Giornalista pubblicista nasce a nel cuore di Napoli ma vive in molte città italiane, dopo aver compiuto studi umanistici si interessa al mondo editoriale con particolare attenzione alla politica, ambiente e geopolitica.
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