Curarsi in Senegal, tra credenze e scienza

30 Maggio 2014
Redazione YOUng
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Ousmane e’ un bambino di 11 anni che vive in un villaggio vicino a Thies, nel Senegal Centrale. Il villaggio si chiama Babak. Per arrivare al suo villaggio bisogna prendere un camioncino colorato dalla Gare de l’Autoroute di Dakar (la stazione degli autobus e delle automobili che con qualche franco ti portano dove ti pare), e da li’ si prende un’autostrada larga e spaziosa che si interrompe su un grande cantiere. Li’ e’ dove sorgera’ il nuovo aeroporto intercontinentale di Dakar, che sara’ il piu’ grande dell’Africa Occidentale. In costruzione da piu’ di 20 anni, come la Salerno-Reggio. Da li’ si e’ a due passi dai luoghi da resort ‘da sogno’ come direbbe Briatore, i piu’ paradisiaci di tutto il Senegal. Da questo grande cantiere, l’autostrada lascia lo spazio ad una piccola strada locale, un mercato sull’asfalto, che, attraversando i primi scampoli di deserto, prima del Sahara, porta fino a Thies. E da li’, non ci sono voiture o camioncini che tengano, bisogna cercare qualcuno che ti accompagni. 10km in mezzo alle discariche di tutta l’intera Thies, tra caprette che mangiano nei liquami ed un caldo asfissiante. Cosi’ si arriva a Babak.

Ousmane e’ un ragazzino di 11 anni. Mi sono corretto. Non e’ piu’ un bambino. Dopo qualche tempo dalla sua nascita, in una notte di hivernage (la stagione delle piogge) mentre gioca con sua nonna con uno yoyo, appartenuto a chissa’ quale altro bambino europeo, crolla a terra come morto. Si contorce ripetutamente con dei movimenti innaturali. Le sue piccole braccia iniziano a stendersi e poi improvvisamente a ritorcersi. Ha gli occhi sbarrati, con le pupille completamente scomparse dietro alle palpebre. Inizia a perdere bava dalla bocca, una bava biancastra, strana. La madre lavora a Thies, il padre.. Dio solo sa chi e’ il padre. I nonni chiamano l’unica persona che in quell’ora tarda di una notte di hivernage puo’ dar loro una mano. Il marabu’.

Il marabu’ e’ una figura tipica della cultura africana, presente in tutti i villaggi ed in tutti i quartieri delle citta’. E’ una divinita’ capace di qualsiasi cosa. Un ‘santo uomo’. Puo’ guarire. Uccidere. Fare innamorare. Distruggerti l’esistenza. In Africa tutti hanno fatto ricorso al marabu’ almeno una volta nella vita, a volte anche di piu’. In quel caso e’ l’unica persona capace di guarire il piccolo Ousmane. Non esistono medici a Babak e poi, a che serve un medico? Il marabu’ entra in casa con la sua tunica bianca ed il suo turbante nero, con gli attrezzi del mestiere. Con un forcipe gli spalanca la bocca e gli fa ingerire un miscuglio fatto di erbe emetiche che gli leveranno il demone che ha dentro. Perche’ di demone si tratta. Il ragazzino vomita tutto. E con le ore inizia a riprendersi.

Ecco somministrata la cura: un bibitone a settimana, a poco prezzo (1000 franchi, circa 2 euro). Il ragazzino sembra stare meglio.

Ma negli anni, il demone continua a farsi vivo di tanto in tanto ed in maniera sempre piu’ violenta. La nonna decide di accompagnare il piccolo Ousmane a Thies, dove c’e’ un medico, che fa cure alternative. Gira voce che e’ un uomo vestito di bianco che non da’ il classico bibitone, ma pasticche strane dai nomi impronunciabili. Tanto vale provare. All’ospedale di Thies gli viene diagnosticata un’epilessia cronica con attacchi atonici e clonici. La cura non esiste ma per ridurre la violenza e la frequenza degli episodi gli viene data una cura.
Tegretol, 1 pasticca al mattino, Dopakine 1 al mattino 1 a sera, mezza compressa di Valium quando ha crisi. Totale: 150000 franchi. Oltre 200 euro.

La classe media senegalese, fatta di insegnanti, avvocati, medici (esistono anche li’ anche se noi stupidi occidentali pensiamo che siano tutti morti di fame) guadagna all’incirca 300 euro al mese. La classe povera anche meno. Facile dedurre come queste 200 euro siano una spesa folle per la nonna del nostro Ousmane. Ed allora torna nel villaggio, con i suo bel vestito colorato, sfiduciata.

Ousmane e’ un ragazzo di 11 anni. Ora e’ si’ un ragazzo, e si cura ancora con il marabu’ e con i suoi deliziosi bibitoni a 2 euro a bottiglia.

A questo punto mi va di valutare, con quattro semplici calcoli, una cosa che ho pensato quando mi trovavo faccia a faccia con questo ragazzo sorridente e solare, ma che non ho avuto il coraggio di raccontare a nessuno dei senegalesi che in quel momento si trovavano li’ con me.

In Italia il Tegretol costa 5.95€, il Dopakine (in Italia Dopamine) 10.67€, Valium 7€ ma sarebbe solo per le emergenze. Tot. 16.62€, escludiamo il Valium. Qui lo stipendio di una famiglia, quella di un Ousmane italiano per intenderci, potrebbe essere sulle 600€, almeno valutando una pensione media di una nonna media che deve mantenere un nipote (pensione pagata dai ragazzi sottopagati, ma questo e’ un altro discorso). Noi critichiamo tanto la nostra sanita’, che spesso i giornali amano definire ‘malasanita’’. Ma un caso Ousmane in Italia non potrebbe esistere. Ancora no..

Come minchia si e’ arrivati a far spendere in Senegal oltre 200 euro? In Italia abbiamo un servizio sanitario nazionale, certo… Che paga per noi una parte. Ma per arrivare alle oltre 200 euro delle farmacie di Thies vorrebbe dire che in Senegal il prodotto viene venduto sulle 100€ a scatola, ad una popolazione che certi costi non se li puo’ permettere. Le case farmaceutiche in questione, Novartis per il Tegretol e Hospira per il Dopakine, vendono il prodotto ad un prezzo che si aggira fra le 70€ e le 90€ a seconda delle aree geografiche. ‘Aiutano’ i paesi piu’ disagiati per una sorta di loro Social Corporate Responsability (sembrera’ strano ma lo fanno un po’ tutte le case farmaceutiche). Per la legge europea i medicinali su citati devono essere immessi sul mercato con una scadenza di almeno 36 mesi. In Senegal non ci sono normative di questo tipo. Facile pensare alla possibile usura dei prodotti ed agli scarti che possono essere mandati, specialmente quando si scopre che, alla fine di tutta questa fiera del malaffare, Novartis e Hospira vendono sui 72€ il Tegretol e sugli 80€ il Dopamine, all’interno del territorio senegalese. Qualcosa ci guadagna anche la farmacia… Ma questa e’ un’altra storia. Risultato?

Ousama beve ancora erbe emetiche…. Vomita spesso. Ha i suoi attacchi ma quando non li ha, sorride sempre. A noi europei basta vedere un bimbo nero sorridente… Con quei grandi occhi, con il ritmo nel sangue. Ed essere inteneriti. Ma questa e’ un’altra storia ancora.

 

 

 

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