Torino 10 Dicembre 2013 : Seconda giornata di Assedio

11 Dicembre 2013
Redazione YOUng
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Torino : Secondo giorno di assedio

Uno sguardo dall’interno del movimento nella seconda giornata di disordini a Torino. Dubbi e perplessità sulla facilità della violenza.

Arriviamo alle 14 in Via Luigi Cibrario, la percorriamo in direzione di Piazza Statuto, accorti e intrigati, per capire che forma prende questa rivoluzione che da due giorni paralizza gli spiriti dei Torinesi. I negozi sono aperti ma le serrande sono alzate solo per metà : quelli potrebbero arrivare in ogni momento, meglio essere pronti a chiudere.

Giunti in via Garibaldi entriamo in un negozio di souvenir per scegliere i regali natalizi e quando siamo alla cassa le giovani addette vendita ci pregano di uscire : «  Dobbiamo chiudere, quelli stanno ritornando»

Quelli sono un gruppetto di duecento persone proveniente da Piazza Castello che avanza deciso verso di noi, qualcuno avvolto da una bandiera Italiana, qualche viso d’oltremare, qualche svastica, sguardi duri , tante sigarette. Li raggiungiamo quando sono davanti al negozio della Benetton a gridare contro i negozianti, in coro gli intimano di chiudere il negozio. Qualche ragazzo più giovane, visibilmente esaltato dall’adrenalina che induce il senso del potere, batte minacciosamente contro le vetrine.

Due uomini della sicurezza interna al corteo gli ordinano di fermarsi, ma i cori continuano, il commerciante esita ad uscire , poi si decide ad abbassare le serrande.

Gli “stronzo”e “traditore” si mischiano agli applausi e si prosegue per via Garibaldi. Qualche passante osserva il gruppetto appena ventenne che si appropria della via principale.

“Peccato che Swarosky sia già chiuso”  ridacchiano due ragazze sedicenni prima di insultare una vecchia signora che si sporge da una finestra al quarto piano, affacciata sulla strada dedicata al liberatore dei due Mondi.

Vedendoci arrivare le tapparelle dei negozi si chiudono, si spengono le luci, ma nessun negoziante ci raggiunge, così come non lo fanno i passanti che mantengono lo sguardo abbassato per non lasciarsi coinvolgere da quell’eccesso di esuberanza e non farsi trovare contrariati.

Dove passiamo devono abbassare le serrande, altrimenti, come avviene davanti a uno Speedy Pizza all’angolo con Via Palestro, un unito gruppo molesta il proprietario, lo insulta con cori da stadio. La tensione cresce finché le serrande non vengono abbassate , seppur malvolentieri; uno dei responsabili che dirige alla testa del corteo richiama all’ordine i seguaci ricordando che si tratta di una « rivoluzione pacifista » e il pacifismo diventa l’oggetto di un ennesimo coro da stadio. Imbocchiamo Corso Regina, nessun poliziotto all’orizzonte, qualche vigile da lontano con le palette dirige un traffico inesistente.

Siamo soli, con la nebbia e la rabbia irrazionale.

L’enoteca Parlapa é aperta, l’assediamo, ma questa volta il gestore non vuol cedere, recrimina il diritto di rimanere aperto, forse risponde agli insulti, non riesco a sentire. I ragazzi battono sui vetri, poi parte uno schiaffo.

L’uomo, da solo, deve difendersi davanti all’aggressione di una trentina di noi, un vigile interviene per proteggerlo, si evita la tragedia, sopratutto grazie al servizio d’ordine di un corteo che non é un corteo, ma che assomiglia molto a una Gang che si aggira per la strada seminando terrore.

Nessuno si avvicina a noi, e noi non ci sentiamo solidali con nessuno, c’é solo rabbia, molta dispersione e molta ignoranza.

Protestiamo contro chi esattamente ? Contro cosa ? Non lo sappiamo, sono figure vuote, ma qualcuno ci ha messo su questa strada,e le prime figure che resistono alle nostre non-ragioni cerchiamo di morderle perché sono nemiche.

I poliziotti hanno fiducia in noi, si sono anche tolti i caschi ieri, li abbiamo applauditi, ci hanno capito. E adesso ci lasciano stare, marciamo su Torino prima di giungere a Roma. Beppe Grillo ha visto in noi il popolo, e siamo fieri di rappresentarlo.

Il Centro Acustino Abbatangelo non vuole chiudere, qualcuno ci guarda dalla palazzina del negozio, un paio di ragazzi del gruppo scagliano delle pietre ma a nostra sorpresa non si rompe nessun vetro. Gli uomini del servizio d’ordine non intervengono, decidiamo di continuare, un gruppetto si dirige verso Kabul Pizza e Kebab, che chiude immediatamente, appena si avvicinano.

Blocchiamo le macchine che arrivano da Via Cigna, ci appropriamo del Rondò della Forca il tempo di fumare qualche sigaretta e terminare le Moretti. Imbocchiamo Corso Regina Margherita e arriviamo al negozio di Tappeti e Tessuti per abbigliamento gestito da Abdel, un architetto libanese, proprietario di alcuni locai della zona, a qualche metro da Porta Palazzo. Il commerciante esce e cerca di discutere con dei visi che non l’ascoltano, lo guardano arroganti, sghignazzano e l’insultano.

“ Traditore ” comincia un giovane in tuta nera con il cappuccio tirato sulla testa, che tiene per mano una ragazza bionda, anche lei vestita di nero. « Ho già chiuso ieri, oggi voglio rimanere aperto » prova a rispondere il negoziante. Dietro di lui il Call Center tira giù le serrande.

Ci fermiamo davanti al negozio : delle voci isolate lo disprezzano : “Traditore, infame”.

Non lo capiamo e lui non vuole capirci, ma la nostra azione é montata d’ideologia.

Abbiamo in bocca qualche parola superficiale che basta a renderci aggressivi e intolleranti.

Ci hanno dato la scusa della crisi, come a tempi addietro era quella della guerra, del governo ladro, degli ebrei. Il nostro malcontento non é affatto definito e chi ci aiuta e ci da la possibilità di marciare su queste strade confonde volentieri quel poco di chiarezza che ci rimane. I Vigili ci guardano allibiti, chiedo ad uno di essi :

«  Perché non interviene la polizia ? Perché lasciate che dei cittadini possano venire minacciati, aggrediti e insultati liberamente ? »

L’uomo dietro la divisa mi guarda sconcertato : lui si occupa della viabilità.

« Quali poliziotti vedi ? Li abbiamo chiamati, ma non intervengono, nessuno da loro l’ordine di intervenire. Rimangono a difendere la Questura e il Palazzo del Comune ».

Rido amaramente pensando alle altre manifestazioni, quelle che sono costruite su delle recriminazioni chiare. Penso ai cordoni di poliziotti in assetto antisommossa che circondano l’esiguo gruppetto di manifestanti davanti al Comune che chiedono delle case per i rifugiati politici. In quei casi la polizia é ben presente e visibile.

Ci lasciano sfogare e non capisco perché, visto che siamo assolutamente inefficaci ai fini di qualsiasi rivendicazione politica. Qualcuno forse parlerà al nostro posto, usando la paura che noi abbiamo fomentato con la nostra aggressività giovanile, visto che noi appena ventenni andiamo poco e male a scuola, visto che assediamo adesso Mac Donald ma lì ci nutriamo, visto che sta sera si rientrerà presto perché gioca la Juventus.

Mi allontano dal corteo dopo aver segnalato le violenze ad un vigile che sembra allibito quanto lo sono io.

Ritorno su Via Garibaldi per riprendere le compere, tutto é acceso, tutto é aperto, non li abbiamo convinti. Il giornalaio davanti al Maria Vittoria sorride scettico :

“ Non credo sia il modo di protestare, certo ieri ho perso 2000 Euro, ma oggi ci siamo rifatti”

Prima di tornare a casa passo al Pam per comprare il pane, che questa mattina é andato a ruba. Davanti al supermercato un’ amica cassiera solleva le spalle sconcertata : “ Mi spiace abbiamo appena chiuso : quelli stanno rifacendo il giro”

Lanni Ludovico

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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