Occupare con tutto il quartiere

18 Ottobre 2013
Redazione YOUng
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Copertinadi Mauro Agatone – Occupare è per taluni un’arte. Per altri ancora, però, l’occupazione può essere al contrario, un’arte fatta per l’arte. 

È un caso reiterato quello che concerne l’utilizzo di spazi da dedicare alla cultura: teatri, cinema, sale da concerti tutti rigorosamente riabilitati e rimessi a nuovo come fossero usciti da un indulgente restauro, pronti per poter essere restituiti al fine per il quale erano stati originariamente concepiti, quello della nobiltà, della purezza e dell’indipendenza dell’arte. Sarà per gli ovvi, immensi confini geografici ma, nell’area di Roma, ritroviamo una serie di piattaforme che hanno avuto la fortuna di non finire al macero, incontrando altresì delle braccia – e soprattutto delle menti – salvifiche che ne hanno permesso la permanenza in vita o, come in altri casi, una vera e propria rinascita.

Quello che vi raccontiamo è per l’appunto uno di questi fortunati casi, quello del Nuovo Cinema Palazzo. Per farlo abbiamo bisogno di fare un piccolo passo indietro nel tempo, fino al 15 aprile 2011: è qui che comincia tutto. Nasce un progetto, che è quello di dismettere uno spazio dedicato fino a quel momento a rappresentazioni dell’arte d’ogni genere per metter su un casinò, l’ennesimo in una città che in alcuni lati periferici già in questi anni sembrava trasformarsi in una sorta di Las Vegas (auto)distruggendo la fama di centro culturale tra i più longevi al mondo. San Lorenzo però, è un quartiere diverso da tanti altri: è vivo, popolare e popolato da persone che hanno fortemente a cuore il proprio lembo di terra e i propri spazi. Anche il fascismo si dovette arrendere alla forza dell’unione delle genti: qui la marcia su Roma incontrò l’impossibilità di accedere e fare la propria “regale passeggiata”: i fucili puntati dagli abitanti non lo permise. È per questo che i comitati e le libere associazioni di cittadini, di ragazzi e di volontari decidono di cominciare a incontrarsi per discutere il da farsi. Il Nuovo Cinema Palazzo non può morire così. Ancor di più se la morte è provocata per lasciar spazio a quel tipo di strutture che molto spesso sono vizio e stravizio di una fetta di popolazione che non riesce a rinunciarvi, terminando accalappiata con braccia e mani legate nella rete fatalmente tesa dall’usura e dallo strozzinaggio. Tutto ciò va impedito ed è per questo che San Lorenzo si schiera in battaglia. I ragazzi decidono di raccogliere le prime firme, 5mila in pochissime ore tra i residenti. C’è voglia di mettersi alla prova e soprattutto di provarci, di aprire le porte e rimaner dentro per costruire culturalmente contro la decostruzione edilizia e sociale.
Siamo ancora lì, il 15 aprile: mentre i ragazzi decidono di superare le barriere architettoniche e insieme la resistenza dei primi vigili che si recano sul posto per cercare di sgombrare il posto, a molti km di distanza un altro resistente fa parlare di sé. Nel peggiore dei modi, purtroppo: Vittorio Arrigoni, dopo mesi di minacce, pestaggi e intimidazioni viene ucciso a Gaza da un gruppo estremista jihadista salafita. «Ci è venuto dal cuore, spontaneamente – racconta Stefano, uno dei ragazzi che danno anima e cuore al progetto NCP – intitolare a Vittorio il nostro lavoro». È così che la – ora – Sala Arrigoni prende finalmente forma, sostanza e anche un nome nuovo, come nuova è l’era che si spalanca davanti e le prospettive annesse. Tanti sono i tentativi di far cessare le attività: più volte viene staccata la luce e sono innumerevoli gli scontri innestati da una politica che il nostro amico non esita a definire totalmente assente e ancor peggio incurante dei bisogni del territorio. Quel territorio che loro difendono a spada tratta, con le unghia e con i denti trovando anche una incredibile vittoria nel febbraio dello scorso anno, quando un giudice dà ragione ai cittadini mostrando la legittimità dell’occupazione di uno spazio che è, semplicemente, bene comune. È una sentenza storica, una data che forma un precedente importantissimo a livello non solo italiano, ma anche europeo. Parecchie sono infatti le reti di occupazioni che mantengono i contatti e cooperano fra loro, in Italia e anche, ultimamente, all’estero, in un tentativo ambizioso di realizzare un piano comune europeo forte nella possibilità di schierarsi contro sgomberi e tentativi estremi del capitalismo 2.0. Da quella data, ancora più forte e unito è il cerchio che si è stretto in favore della tutela di una cultura che in Italia è decisamente troppo bistrattata e ridotta a carta straccia: le firme e le partecipazioni simboliche – e non retribuite – di artisti di grande spessore nella Sala Arrigoni sono testimonianza viva del cuore più che mai pulsante di un’Italia bella e pura, che non si arrende, che lotta e che dà coraggio. E soprattutto, che vince.

Ringraziamo Stefano e tutti i ragazzi della Sala Arrigoni per la disponibilità.

Articolo tratto da “Illegale e illegittima” de Il Serale.

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