Sta facendo discutere la campagna lanciata da Roberto Saviano su Instagram (#stopchemicalattacks #savesyrianchildren #stopsyriangenocide) in cui lo scrittore invita tutti a postare delle proprie foto con bocca e naso coperti, in segno di solidarietà con Muhammad Najem, il 15enne che sta documentando le recenti stragi in Siria.
Sta facendo discutere perché mette abbastanza in mutande le tante piccolezze e i tanti dogmatismi della nostra società, da una parte e dall’altra.
Perché noi siamo un popolo a cui piace tifare, sempre.
Le polemiche, da queste parti, le facciamo essenzialmente sul pallone: la Juve, la Roma, Buffon e gli arbitri coi cassonetti al posto del cuore, ma in mancanza di meglio (ad esempio una partita di Champions), allora ci accontentiamo di tifare per un partito, un leader politico o, addirittura, una superpotenza estera piuttosto che un’altra.
USA e Russia, Putin e Trump, M5S e PD come Juve e Napoli, insomma.
Da una parte, quindi, oggi abbiamo una serie di “Vip desinistra” che accolgono l’invito di Saviano e danno per buona la versione “Assad cattivo – USA, UE e PD, che lo voglion o bombardare, b uoni”. E lo fanno dimostrando, tra le righe, di non avere la benché minima idea di cosa si stia davvero parlando, ma abbracciano una parte “per fede calcistica”, per appartenenza, per tifo insomma. Come Loredana De Petris di LeU, che parla dei massacri di “HASSAN” (che sarebbe una versione ancora più arabofona di Assad) o la Littizzetto, che invece incolpa tale “Hassad”.
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E tutto questo, più che a una reale dimostrazione di solidarietà, somiglia tanto a una squallida e spesso inconsapevole propaganda di guerra, viste le recenti minacce di bombardamenti da parte della Casa Bianca (su Twitter, che ormai usano solo Floris, Mentana e Trump quando vuole dichiarare la terza guerra mondiale).
Perché non è un mistero per nessuno che gli USA vogliano il controllo strategico della Siria da anni (ma per favore, non tiratemi fuori la storia dell’oleodotto negato da Assad, quella, al limite, può essere una concausa, di sicuro non la causa scatenante di ogni conflitto) e non è un mistero che Putin e la Russia tengano altrettanto all’unico sbocco militare navale di cui dispongono sul mediterraneo.
Così, dall’altra parte (che per l’occasione si compone di una varietà di forze che più eterogenee non si può) si contrappone una narrazione di segno opposto: Assad e Putin buoni – USA e UE merda.
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Ma, se è vero che molte stragi di civili col gas siano forse da imputare più ai “ribelli” (che spesso, se non sono ISIS o Al Qaeda, sono amici intimi) armati e appoggiati dagli USA, è anche vero che di crimini di guerra imputabili ad Assad c’è l’imbarazzo della scelta.
Come faccio a sapere quali stragi sono di Assad e quali, invece, dei ribelli?
Come le distinguiamo?
Non lo so, come non lo sapete voi, come non lo sa il 99.9 periodico% dei nostri politici.
Possiamo solo leggere più fonti dirette possibili, le voci di chi ci racconta da vicino, da quei luoghi dimenticati da Dio, cosa sta davvero succedendo.
E magari basarsi su quelle più credibili, non su quelle che avallano di più le nostre convinzioni.
Ma non ci sono “buoni”, in questa guerra, mettetevelo bene in testa.
Non ci sono parti per cui tifare o “beni superiori da inseguire”, ci sono solo quelli che uccidono e quelli che muoiono.
E Putin, Assad, Trump, l’Europa che lo appoggia, fanno tutti parte della prima categoria, e lo fanno per interessi politici, economici, militari.
Stavolta non c’è da tifare, mi dispiace.
Solidarietà al popolo siriano.