L’abbiamo attesa e finalmente è arrivata. Il 18 marzo è tornato Marvel’s Daredevil, l’acclamata serie tv targata Netflix/Marvel, e dopo un lungo week-and di binge watching, finalmente abbiamo tutte le risposte alle numerose domande che ci siamo posti in questi mesi, una su tutti: la nuova stagione sarà all’altezza delle – altissime – aspettative?
Non è facile districare un’intricata matassa. È un lavoro duro, che richiede tempo e riflessione, ed è proprio questa la sensazione che si ha dopo aver visto la seconda stagione di Daredevil, dopo aver visto i suoi tredici episodi, che hanno aggiunto un altro piccolo ma importante tassello nel grande universo della Marvel. Ma è inutile girarci intorno. Daredevil si conferma una serie tv di alto livello, che fa impallidire molti degli show attualmente in onda. Ma se mettiamo a confronto questo secondo capitolo del Diavolo di Hell’s Kitchen con il suo primo, è qui che le cose si complicano, si incrinano, mettendo in luce un gran numero di sbavature, imprecisioni ed errori, davvero troppi per gli standard di Netflix, in generale, e per Daredevil in particolare.
In questa seconda stagione vengono introdotti due personaggi fondamentali della storia di Daredevil, il primo è Frank Castle (aka The Punisher), con la sua ricerca di vendetta, macchina da guerra spietata che non fa sconti a nessuno; la seconda è ovviamente la sensuale e misteriosa Elektra, ex fidanzata di Matt Murdock, tornata all’improvviso a Hell’s Kitchen per chiedere il suo aiuto. Matt si ritrova dunque tra due fuochi, a destreggiarsi tra motociclisti incazzati e ninja silenziosi, mettendo ancora una volta alla prova se stesso e la sua capacità di mantenere in piedi due vite, avvocato di giorno e vigilante di notte.
La prima stagione ci aveva sedotto e conquistato con i suoi virtuosismi registici, un montaggio magistrale e una sceneggiatura encomiabile, che ha scatenato applausi da parte di pubblico e critica senza eguali. La miglior serie tv supereroistica di sempre, è stata definita. E proprio ciò che aveva reso grande la prima, è venuto a mancare nella seconda, come molti temevano dopo il cambio di showrunner, con l’abbandono di Steven S. DeKnight, sostituito da Doug Petrie e Marco Ramirez.
Nonostante le premesse siano buone, e la stagione parta alla grande con l’entrata in scena epica di The Punisher, ben presto iniziano a perdersi le fila del racconto, quasi ci fosse troppa carne al fuoco, con un susseguirsi di vicende confuse e forzate, e mai approfondite veramente. Perché se la prima stagione era ben strutturata e studiata, la seconda appare imprecisa e incostante, con una narrazione decisamente classica. La tecnica del flashforward viene abbandonata, sono pochi, pochissimi anche i flashback, ma tanti gli alti e bassi, tra dialoghi e scene memorabili ed altre assolutamente mediocri. Nel terzo episodio assistiamo ad uno scontro spettacolare e di grande impatto tra il diavolo rosso e una banda di motociclisti, che richiama in modo evidente il celebre piano sequenza dello scorso anno, ma con risultati purtroppo ben diversi. La macchina da presa segue con movimenti veloci e frenetici, le mosse di Daredevil, tanto da sembrare di immergersi in un videogame, ma finendo solo per strafare. E così accade anche in molte altre sequenze della stagione, che ripropongono il modus operandi già visto, ma senza mai raggiungere quel livello qualitativo della stagione passata, né tanto meno superarlo.
Una grande delusione è poi l’introduzione del personaggio di Elektra, un personaggio dal grande potenziale, una figura complessa, dal passato oscuro, che non riesce mai a coinvolgere e ad appassionare veramente. Ma per una Elektra che non convince, troviamo un incredibile The Punisher – in assoluto il miglior personaggio – crudele e spietato ma anche straordinariamente umano.
Non mancano ovviamente le meravigliose atmosfere dark, le scene crude a tinte horror, marchio di fabbrica della serie, insieme all’eterna lotta dell’eroe, in conflitto con se stesso e con il mondo. La linea tra bene e male, giusto o sbagliato, si fa sempre più sottile e nebulosa. Vediamo l’eroe Matt Murdock riflettere e scontrarsi sulla possibilità di uccidere o meno, messo alle strette da Frank Castle prima e da Elektra dopo, alle prese con un conflitto morale, etico e religioso che coinvolge da vicino anche la segretaria Karen Page, che avrà un nuovo caso da risolvere che la porterà più volte vicino alla morte.
Eppure, nonostante tutto, non possiamo bocciare completamente Daredevil, che riesce a riprendersi nel finale di stagione, riportando lo show ai vecchi splendori, puntando su una serie di colpi di scena e soprattutto sul ritorno di alcuni mitici personaggi visti lo scorso anno. Tra questi ritroviamo la bella Claire Temple, interpretata dalla bravissima Rosario Dowson. Ed è soprattutto lei, ma non solo, a ricordarci che ci troviamo in un unico universo Marvel, nel quale si muovono gli stessi personaggi e supereroi. I riferimenti a Jessica Jones sono diversi, infatti, e proprio il finale ci regalerà una piccola grande sorpresa, con un personaggio a noi familiare.
Il cast è senza dubbio la grande forza dello show, che anche in questa seconda stagione si riconferma di grande livello. Tra tutti, John Bernthal regala una performance straordinaria e un Punitore indimenticabile, che arriva troppo spesso ad oscurare lo stesso Daredevil. La non riuscita del personaggio di Elektra invece è da imputare anche all’attrice Elodie Yung, troppo fredda e inespressiva per la parte.
Come già detto, il finale si chiude con numerosi colpi di scena e un cliffhanger inaspettato che lascia presagire la quasi certa terza stagione. Del resto, nonostante le tante pecche e cadute di stile, che non avremmo voluto vedere in questa seconda stagione di Daredevil, su una cosa siamo certi. Il Diavolo di Hell’s Kitchen è tornato, e il lavoro non è ancora finito.