“Signorina, per favore, mi dia una coppetta con due palline di cioccolato”.
Orbene, questa è la frase che ogni gelataio vorrebbe sentirsi dire almeno una volta nella vita. Purtroppo, ahimè, è una frase mitologica, una chimera, un’utopia irrealizzabile.
Leggetela a voce alta ed ascoltatela bene, io vi spiegherò cosa succede nella mente del gelataio che si è appena innamorato di voi: “Signorina (oh, attira la mia attenzione), per favore (wow, che gentile) mi dia (un verbo!) una coppetta (bravo, dimmi prima dove lo vuoi) con due paline (bene, ora mi sincronizzo con una coppetta da due) di cioccolato (risuonano cori angelici)”.
Non è mai così.
Ecco perciò i tipi di persone che in questa veste trovo di fronte di me:
1) L’indeciso
Lo capisco, è dura scegliere, soprattutto se davanti a te ci sono ventiquattro gusti in attesa di essere mangiati che ti sussurrano Scegli me, scegli me!!. Vaniglia, cioccolato, zenzero, pistacchio, menta, pesca, puffo, cremino, cremino con mascarpone, panna e champagne, cheesecake alle fragole.
Come scegliere di fronte a tutto questo bendiddio?!
Eppure alla nove di sera, nella via centrale della località turistica, mentre c’è una coda di trenta persone dietro a te, una scelta la devi compiere. Non ti si sta facendo una proposta di matrimonio, non hanno una pistola puntata contro la tempia di tua madre o del tuo cane.
Stai scegliendo un miserabile gusto di gelato; è una scelta reversibile, puoi buttarlo, puoi darlo al tuo fidanzato che tanto mangia tutto, puoi impacchettarlo e spedirlo in Siria a qualche bimbo così resti in linea con il tuo “aiutiamoli a casa loro”. Ma scegli.
A chi si trova dietro al bancone, con un cono in mano e la faccia disperata, posso solo consigliare di dire quello che ho detto io ad un bambino: “Amore, la vita è difficile, devi fare delle scelte; più vai avanti, più dure saranno e la strada sarà sempre più impervia. E’ meglio quindi che cominci ora”. Ha smesso di piangere e ha scelto stracciatella.
2) Il muto
La comunicazione, al giorno d’oggi, è molto importante. Serve ad esprimere bisogni fisici, morali, a rapportarci con le altre persone, a sollevare questioni.
Il modo più diretto con cui una persona può comunicare è ovviamente il linguaggio del corpo; subito dopo viene la comunicazione orale.
Molti clienti pensano che il linguaggio del corpo sia essenziale nella vita di ogni uomo, arrivando quasi a non sentire la necessità di usare quello verbale. Peccato. Sì, è un peccato, perchè quando vi trovate di fronte ad una vetrina dei gelati non potete rinchiudervi nel vostro ermetismo esistenziale e comunicare solo tramite segnali di fumo.
“Vuole un cono?” e indica la coppetta.
“Che gusto desidera?”. Mutismo. Il cliente vaga pensieroso avanti e indietro, mentre tu ti chiedi desolato cosa stia cercando tra la nebbia dei suoi neuroni. Cominci con l’elenco: “Vuole cioccolato? Vuole menta?”. A tutti il muto risponde con un cenno del capo, non guardandoti mai in faccia.
Fino a che l’illuminazione. STANG! E punta il dito contro la vetrina che tu avevi appena pulito religiosamente. 15 minuti spesi per un euro e venti di gelato. Ma i tuoi nervi saltati non te li ripaga nessuno.
3) Palline o gusti?
A dire il vero penso che questa sia un’incomprensione geografica.
Il Veneto adotta a maggioranza il sistema cosiddetto “a palline”, mentre in altri luoghi si preferisce scegliere la coppetta e inserire quanti gusti si vuole.
Maledetti.
Provate a spiegare ad un turista cosa vuol dire “una palina di cioccolato”, ma soprattutto cercate di spiegare il perchè dell’esistenza di questo sistema.
“Ma mi scusi, non posso una coppetta da un euro e venti con tre gusti?”.
“Signora, in una coppetta ci sta una pallina, un gusto”.
“Ma io non capisco, è solo una questione di soldi; ah, voi veneti”.
“Signora, si sbrodola!! Se io le metto tre palline in una coppetta da una pallina lei si sbrodola e mi macchia il pavimento”.
Ma in genere non ve lo diciamo.
4) La pallina bigusto
Spauracchio di tutti i gelatai, la pallina bigusto è un’atrocità inventata da qualcuno che aveva solo un euro in tasca e aveva voglia di mercanteggiare sul prezzo.
Fare una pallina così significa prendere una coppetta, fare metà pallina, lavare il porzionatore e fare una seconda metà pallina da mettere sopra la prima. Capitano clienti che ti suggeriscono “Beh, dai, prendi un po’ e un po’ e riempi la paletta”; cosa impossibile da fare, onde evitare di contaminare il gelato per eventuali futuri allergici. Insomma, è una rottura di scatole.
La maggior parte dei clienti che chiede la pallina bigusto lo fa “per i bambini”; credici: seguiteli con gli occhi e vedrete che è per l’adulto incapace di mangiare due palline. Il bambino sa scegliere tra panna e cioccolato.
In alternativa, dite al vostro bambino “Se non scegli entro due minuti ti prendo stracciatella”.
Mia madre faceva così e ora non riesco a sopportarla.
5) L’intollerante
Finisce sempre che siamo noi a diventare intolleranti con gli intolleranti.
“Ha gelato alla soia? E gelato senza glutine? Ma quello di riso? E quello veg?”. Questa categoria, oltre a scatenare istinti omicidi, è quella più surreale.
Ho visto una madre trascinare via il figlio di sei anni dalla vetrina dei gelati perchè “Dai amore, questo gelato non è veg”.
Ho visto una donna irritare ogni giorno tutto il personale al ristorante con pizza e pasta senza glutine, per poi chiedere un gelato in cono con panna e cioccolato.
Ma i migliori dialoghi si sviluppano così:
“Ha gelato senza glutine/senza latte/di soia? Sa, non li mangio del tutto”.
“Guardi signora, senza nulla ho solo il sorbetto alla fragola”.
“Ah, vabbè. Allora mi dia una pallina di cioccolato”.
Ma non…non eri…intollerante, allergica, stavi per morire…va bene, soffocati.
6) Gli assertivi
“Cono o coppetta?”.
“Sì”.
E vai.
7) I curiosi
Presi da un’incredibile smania di conoscere e apprendere ciò che regola il mondo, i curiosi hanno sete di sapere. Il loro cervello non smette neppure in vacanza, perciò chiedono tutto.
Chiedono anche la spiegazione dei gusti gelato.
Forse non sono stati abbastanza abbracciati da piccoli, forse mamma e papà li chiudevano nello sgabuzzino. Perchè se posso capire un tedesco che mi chiede di cos’è fatto il gusto Puffo, non posso capire un italiano che mi chiede cosa sia il Tiramisù. E noi ci armiamo di pazienza e spieghiamo loro tutti i gusti, la loro composizione, le somiglianze con altri gusti, l’origine etimologica del loro nome.
Fino a:
“Scusi signorina, ma da cosa sa esattamente il gusto Mango?”.
“Di papaya, signora. Sa di papaya”.
Perchè fondamentalmente ogni persona, dall’estetista all’operaio al professore al Premio Nobel, davanti alla vetrina dei gelati si trasforma in un perfetto idiota.