Dal momento in cui è andato in onda il finale della quinta stagione di Game of Thrones – lo scorso 14 giugno – non c’è stata pace. Non per Jon Snow, colpito a morte da numerose pugnalate dai suoi confratelli in nero. Non ci sarà pace fino a quando i fan non avranno la prova certa e inconfutabile della sua morte, che con il passare dei mesi appare sempre più improbabile e inverosimile, nonostante le innumerevoli dichiarazione di autori, attori e dello stesso interprete, Kit Harington, che hanno continuato a ribadire il concetto: ”Jon Snow is dead, definitely dead”. Frase di rito, imposta probabilmente da contratto, ma chi ci crede?
Da quando poi sono iniziate le riprese della sesta stagione i fan hanno iniziato una disperata e meticolosa ricerca di ogni piccolo dettaglio e cavillo che incoraggiasse la loro tesi. Le speculazioni sono aumentate, le certezze sul suo destino anche, supportate dalle numerose immagini che mostravano l’attore nei dintorni di Belfast (dove si sono tenute parte delle riprese), dalle recenti dichiarazioni di Harington (”Game of Thrones resterà nella mia vita ancora per un po’. Sarò sui 30 anni quando avrò finito”) e infine dalle ultime foto rubate sul set, che mostrano l’attore intento a girare una scena, con tanto di spada e armatura tipica degli Stark.
Jon Snow è rinato? Che sia lui il mitico Azor Ahai reincarnato? The Red Woman, ovvero Lady Melisandre, ha fatto il suo dovere? Come mai non ha l’abbigliamento dei Guardiani della Notte? Le domande sono tante, troppe poche le risposte, solo una è ormai certa: Jon Snow è vivo, e lo rivedremo nella serie ancora per molto tempo.
Persino la ”Gazzetta dello Sport”, il noto giornale sportivo, ha dedicato un piccolo trafiletto all’ultimo avvistamento dell’attore sul set, l’ennesima prova del ritorno del personaggio che ha mandato in delirio i fan. Per tutta l’estate dalle testate più piccole, a quelle più importanti c’è stato un continuo elencare e snocciolare innumerevoli teorie e modalità in cui il personaggio potrà tornare dal regno dei morti, nonché le altrettante motivazioni per le quali Snow non può morire. Non ancora, non a questo punto della trama. Che persino un giornale sportivo tratti l’argomento non può che essere l’ennesima conferma e dimostrazione di quanto il personaggio, nonché l’intera saga, continui ad entusiasmare, sfociando in una vera e propria ossessione per Jon Snow, in una serie nella quale non abbiamo un vero protagonista assoluto, ma un’infinità di protagonisti tutti posti sullo stesso identico piano.
Non bisogna dimenticare infatti che Game of Thrones (così come i romanzi) è un perfetto esempio di show corale, in cui tutti i personaggi hanno la stessa importanza e lo stesso spazio. La forza e il successo dello show sta proprio in questo, nel riuscire a coinvolgere e appassionare con ogni sua storyline e ogni suo personaggio, confezionando un prodotto di livello sotto ogni aspetto. Nel mondo della televisione, così come nel cinema, sono pochi i casi di serie o film corali di successo, proprio per via di una struttura che va a minare le basi dei canoni e delle regole finalizzate ad una totale immedesimazione del pubblico con l’eroe o protagonista di turno. Riuscire nell’intento con venti, trenta personaggi – come nel caso di Game of Thrones – diventa infatti decisamente più arduo. Eppure, nonostante i grandi colpi di scena che ci ha regalato in particolar modo il decimo e ultimo episodio della serie, dall’improvvisa cecità di Arya, alla terribile walk of shame di Cersei, tutti continuano a parlare solo di Jon Snow.
Il successo del personaggio, coraggioso, eroico ma di umili origini, sta proprio nella sua storia, ma senza dubbio contribuisce molto l’attore Kit Haringtion, con i suoi addominali scolpiti e i suoi mitici riccioli, che nonostante non sia particolarmente apprezzato per le sue doti attoriali, è riuscito a dar vita a un personaggio forte e affascinante, che incarna il classico bello e tormentato, tanto amato dal pubblico. Come già detto poi intorno alla sua figura ruotano troppe teorie, su tutte quelle che riguardano i genitori e le origini di Jon Snow, che hanno animato per anni i lettori della saga. Veder morire il personaggio, significa veder morire anche quelle teorie e quelle risposte che non verrebbero mai date.
Come tutti sanno, l’acclamata serie, tra l’altro dominatrice assoluta agli ultimi Emmy Award (12 le statuette vinte) è tratta dalla saga di George R. R. Martin, ”Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco”, il cui ultimo romanzo è uscito nel 2012 e che termina proprio con la morte di Jon Snow, le cui ferite iniziano misteriosamente a ”fumare”. Gli spettatori, nonché lettori della saga, erano dunque già a conoscenza del tragico destino del personaggio, eppure questo non ha evitato di generare un vero e proprio caso intorno alla sua figura. Ora George R. R. Martin ha in programma altri due libri (il prossimo dovrebbe uscire – si spera – nel 2016), e altrettante saranno le nuove stagioni della serie, ed è fin troppo chiaro che con l’ormai ovvia guerra che si profila all’orizzonte contro i White Walkers, i terrificanti e misteriosi Estranei, il ruolo di Jon Snow in questa fantastica e coinvolgente storia è fin troppo importante per chiudersi con un tale anticipo.
Del resto è risaputo che i creatori della serie, David Benioff e D.B. Weiss, riuscirono a convincere Martin – che precedentemente rifiutò numerose proposte di trasposizione – a realizzare una serie tv tratta dai suoi romanzi proprio con la fatidica domanda: ”Chi è la madre di Jon Snow?”. È evidente che Benioff e Weiss hanno toccato un punto piuttosto cruciale.