Nella comunicazione così come nei rapporti interpersonali, una buona parte della riuscita della relazione è dovuta al modo in cui noi ci esprimiamo, a quanto e come carichiamo i nostri messaggi. Uno stile comunicativo aggressivo o per contro passivo traccerà di noi una determinata immagine, che potrebbe andare ad inficiare le basi per un rapporto sereno con l’altro.
Non parliamo di una relazione meramente sentimentale, ma di tutti i rapporti che contemplano un confronto. Partire dal presupposto che noi abbiamo un certo valore, ma quello stesso valore ce l’ha anche il nostro interlocutore, ci pone nelle condizioni di dare avvio ad una proficua comunicazione, o meglio ancora ad una comunicazione assertiva.
Il termine “assertività” deriva dal latino assèrere (affermare), riferito all’esprimere le proprie opinioni e i propri vissuti emotivi, riuscendo allo stesso tempo a risolvere problemi e situazioni conflittuali in modo positivo. L’assertività non è semplicemente un atteggiamento: è un modo di essere, di comportarsi, di pensare e comunicare in perfetta corrispondenza con una sana autonomia emotiva e affettiva, fiducia nelle proprie capacità e spiccata autostima.
Mettere l’amore e il rispetto per se stessi in primo piano, con la consapevolezza che nessuno può dare all’altro ciò che non ha dentro di sé, può produrre una semplificazione dei rapporti interpersonali. Nella relazione assertiva non si vuole però evitare il conflitto ma favorirne l’esito positivo.
L’assertività è un aiuto importante per la conoscenza di se stessi in primo luogo, e di se stessi nel rapporto con l’altro. Passare però da una pura teoria a “essere, sentire e pensare assertivamente” non è semplice. Tuttavia è importante lavorare per sviluppare tale risorsa, di fondamentale supporto in ambiti diversificati, che si tratti di una comunicazione informale o formale.
L’assertivo ha una vera attitudine all’ascolto interiore, ha consapevolezza delle proprie emozioni (e del fatto che queste influenzano le altre persone e i rapporti con le stesse), ha una predisposizione a creare un legame tra quello che pensa, quello che dice e quello che fa, ha un’ottima capacità di autovalutazione e di controllo, espressivo e non inibitorio, nella gestione di emozioni e impulsi negativi.
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Esistono poi delle competenze emotive sociali sinergiche all’assertività, prima fra tutte la comprensione degli altri. Essa è basata sulla percezione dei sentimenti e sull’impegno a comprendere le prospettive altrui, verso le quali si nutre un attivo e genuino interesse.
Il potenziale dell’assertività emerge in maniera netta nella gestione dei conflitti. L’assertivo sa tenere sotto controllo situazioni cariche di tensione e guidare persone difficili senza adottare atteggiamenti manipolativi. È in grado inoltre di portare alla luce i motivi del contrasto, moderandone i toni ed evitando un’escalation incontrollata. Preferisce incoraggiare il dibattito democratico per la ricerca di soluzioni in cui le parti si arricchiscano vicendevolmente: la diversità e i differenti punti di vista sono un valido contributo all’analisi della realtà.
In conclusione, un buon assertivo è soprattutto un buon conoscitore di se stesso e un buon comunicatore: sa esprimere le proprie esigenze in modo chiaro e schietto, senza ricorrere a strategie e sotterfugi. Per fare ciò, ha sempre ben presenti le proprie esigenze e i propri obiettivi, e riesce a metterli in relazione con l’ambiente, conducendo un dialogo senza attriti o fraintendimenti, ascoltando gli interlocutori e non scavalcandoli. Non è scontato che ci riesca, ma ci prova comunque, sempre.
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