Quel giorno al Primavera – Cronaca del 5 giugno

27 Giugno 2016
Veronica Valli
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Domenica 5 giugno è stato realmente l’ultimo giorno di festival. Dopo la solita sveglia mattiniera a orario da Cavaliere, un corroborante e pessimo caffé iberico mi rimette in piedi e mi consente finalmente di visitare un po’ le bellezze della città catalana. Il giro termina ovviamente a La Ciutat, nel centro culturale CCCB, sede di incontri, conferenze e concerti gratuiti del Primavera dove ero già stata il giorno prima. Poiché i live al Forum sono terminati, gran parte degli irriducibili del festival si sono riversati qui, dove però la capienza non è la stessa e dunque la ressa si avverte molto di più, facendo soffrire parecchio chi desiderava godersi i concerti.

MUDHONEY E BLACK LIPS – Tra gente che si infilava in ogni orifizio possibile e immaginabile, sul sempre lodato palco Martini ritroviamo in versione ridotta i DeerHunter, con Bradford Cox sempre in forma e con la voglia di far ballare il pubblico con un mix di shoegaze e funk particolare e abbastanza allegro. Grande attesa poi per i sopravvissuti del grunge Mudhoney, anche loro direttamente da Seattle come i Nirvana (ma va), che regalano allo stipato pubblico de La Ciutat un bel po’ di sano revival di rock d’antan, che fa sempre molto piacere ascoltare anche se non si è fan del genere. Mentre ci si chiede come sia stato il live di Aldo The Band e si incrocia il mitico Big Jeff, al secolo Jeffrey Johns, immancabile presenza a ogni festival musicale, arriva il turno di un altro momento revival, cioé quello punk dei Black Lips. Al solito, c’è troppa gente per darsi alla pazza gioia e provare a pogare (non capisco come mai non abbiano chiuso i cancelli. Mistero) ma comunque il live è di un certo livello. Ma non c’è tempo di farsi altre domande. Tocca rimettersi in marcia per raggiungere l’Apolo.

TY SEGALL E THE AVALANCHES (ANCORA) – Arrivata alla nuova venue, un ex teatro riconvertito a sala per concerti, ho un po’ di tempo per fare un piccolo giro nel negozietto del Primavera, dove si trovano diverse chicche per appassionati, tra libri e dischi, anche a prezzi piuttosto buoni. C’è giusto il tempo di una birra, prima di andarmi a trovare un cantuccio dove godermi il delirante concerto di Ty Segall and the Muggers, di cui mi avevano parlato molto positivamente e che di fatto, non ha lanciato spazio all’immaginazione, tra racconti della vita di Ty e sue incursioni tra il pubblico in momenti di puro delirio. Dopo di lui, ritrovo anche gli Avalanches, che mi deludono un po’ perché ripropongono paro-paro la scaletta portata durante l’esibizione al Festival; di certo sono riusciti ancora una volta a infiammare il dancefloor e su questo non si discute ma io che li avevo già visti mi aspettavo qualcosa di un po’ diverso. Poco male. Si è fatto tardi, i concerti all’Apolo non sono ancora finiti ma è l’ora di tornare a casa e di iniziare a pensare alla prossima edizione del Primavera.

Ps: per chi fosse a caccia di vip, ho saputo che al Primavera c’era Cesare Cremonini (Cesare Cremonini!) e Carlo Pastore. E’ una cosa bella, perché si spera che da questa esperienza entrambi abbiano tratto un po’ di ispirazione.

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