Quel giorno al Primavera – Cronaca del 3 giugno

27 Giugno 2016
Veronica Valli
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Anche chi non è stato al Primavera Sound sa benissimo che il 3 giugno è stata la giornata dei Radiohead. Chi vi scrive, però, non li ha visti, un po’ per evitare il marasma di gente che si è accalcata attorno al palco dove si sono esibiti, un po’ perché il bello di questo festival è che in contemporanea al loro concerto ce ne erano diversi altri molto validi, insomma c’era possibilità di fare una scelta, anche meno mainstream e dunque come non approfittarne? Il fatto che poi io mi sia un po’ persa a El Prat, giungendo tardi nella mia dimora barcellonese e di conseguenza ritardando la mia tabella di marcia festivaliera è un’altra storia, di cui se vorrete – e se siete stomaci forti – un giorno vi racconterò.

LA STORIA DI “CREEP” – La notiziona più importante sui Radiohead è stata comunque che hanno fatto la loro rinnegatissima “Creep” e che durante il loro live il Parc del Forum sembrava praticamente deserto, consentendo dunque agli impavidi di poter prendere da mangiare e bere senza fare file allucinanti. Leggenda vuole che ci fosse gente accampata sotto al loro palco già dalle 16 del pomeriggio, il che probabilmente corrisponde a realtà dato che tantissime persone hanno lamentato di non aver potuto godere a pieno dell’esibizione a causa del “muro umano” che rendeva il suono quasi ovattato, facendo intossicare chi al Primavera ci era venuto praticamente soltanto per loro. Altro che creep, insomma.

TRA DINOSAUR JR E TORTOISE – Vi chiederete ora che cosa ho ascoltato al posto del gruppone di Thom Yorke. Ebbene, mi sono goduta un fantastico concerto dei Dinosaur Jr, più in forma che mai, che hanno ringraziato il loro comunque folto pubblico per averli scelti in alternativa ai blasonati colleghi, ancora i Tortoise, che conoscevo poco e che non credo d’aver capito a pieno, dunque gli Animal Collective che, a dispetto delle basse aspettative dei più, rimasti delusi dal loro ultimo album, hanno fatto il pienone e regalato un bellissimo live, che però non ho visto integralmente in quanto ho voluto fare una scappata dai Last Shadow Puppets.

I LAST SHADOW E I POOH – Pur essendo una grande fan di Miles Keane e appassionata di brit pop, non nutrivo grosse aspettative in quanto il sound della band che ha messo su con Alex Turner degli Artic Monkeys non mi ha mai preso particolarmente. Non immaginavo però che lo spettacolo dei Nostri facesse rimpiangere un concerto dei Pooh (con grande rispetto parlando): tra movenze omosex e qualche stono, il duo Keane e Turner appare sbracato più che mai, arrivando a far domandare al pubblico che cosa ci facciano sul palco di un festival come il Primavera.

DELIRIO AVALANCHES – Siccome però al peggio raramente c’è fine, lascio la valle di lacrime di Keane (che poi coi capelli corti sta anche male) per dirigermi di fronte, dove si sarebbero esibiti i Beach House, di cui tutti dicono un gran bene. Saranno state le sonorità troppo visionarie, saranno stati sonno e stanchezza, ad ogni modo dopo dieci minuti cercavo già una via d’uscita, che poi si fa per dire dato che il festival si svolge all’aperto. A metà esibizione scappo via come un’upupa nel vento e nonostante mi abbiano poi detto che il duo di Baltimora ha proseguito egregiamente proprio nella seconda metà del live, ci ho creduto molto poco e sono stata ben più contenta di godermi i campionamenti totalmente assurdi degli Avalanches, che hanno fatto ballare tutto ma veramente tutto il loro foltissimo pubblico, lasciandolo già danzereccio e pronto ad accogliere la techno-minimal di Dj Koze, il cui set ha chiuso la giornata.

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