Ruanda: Paul Kagame vuole un terzo mandato, cambio di costituzione?

15 Luglio 2015
Giulio Chinappi
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Ruanda - Paul Kagame

Quello delle modifiche alla costituzione per ottenere nuovi mandati presidenziali è un refrain che in Africa va particolarmente di moda: non sorprende, dunque, che negli ultimi tempi Paul Kagame, presidente del Ruanda, si stia particolarmente impegnando per “convincere” il parlamento a votare gli emendamenti costituzionali all’articolo 101, che gli permetterebbero di ripresentarsi nel 2017 dopo le vittorie del 2003 e del 2010. A creare sconcerto, almeno apparentemente, però, è che lo stesso Kagame si comporti in modo completamente diverso quando si parla del suo rivale Pierre Nkurunziza, presidente del vicino Burundi, che vorrebbe fare esattamente la stessa cosa, trovando però la strenua opposizione proprio del leader ruandese (clicca qui per saperne di più).

La retorica di Kagame è in effetti abbastanza elementare: Nkurunziza è malvoluto dal suo popolo, come dimostrato dalle numerose proteste e dal recente tentativo di colpo di stato, mentre i ruandesi amano il proprio presidente e vorrebbero dargli un nuovo mandato. Va fatto notare, per altro, come il mandato presidenziale del Burundi duri solamente cinque anni contro i sette di quello ruandese, dunque Kagame, in caso di terza vittoria, si troverebbe a guidare il Paese per ben ventuno anni, contro i quindici di Nkurunziza nella medesima eventualità.

Tornando al Ruanda, le due camere si sono espresse in favore della proposta di Kagame, e dovranno votare prossimamente gli emendamenti costituzionali, che a loro volta saranno successivamente sottoposti ad un referendum elettorale. Del resto, il parlamento è chiaramente dalla parte di Kagame, con il Front Patriotique Rwandais (FPR) che ne occupa la maggioranza dei seggi sin dal 1994, data della fine della guerra civile tra hutu e tutsi. Emblematiche le parole di Donatilla Mukabalisa, presidente dello stesso: “Voglio ringraziare tutti i membri del parlamento per il loro sostegno ai desideri del popolo”. In effetti, la proposta è stata firmata da 3,7 milioni di cittadini ruandesi, un numero che risulterebbe davvero elevato considerando che gli elettori complessivi del Paese sono solamente sei milioni, se non fossero state denunciate irregolarità di ogni sorta.

Le proposte di Kagame hanno incontrato una forte opposizione sia fra i suoi avversari del Parti Démocratique Vert (PDV) che da parte degli osservatori internazionali. Già nel mese di giugno, gli Stati Uniti avevano detto di essere favorevoli all’elezione di un nuovo presidente, nonostante il governo di Washington sia stato uno dei maggiori sostenitori di Kagame sin dalla sua ascesa al potere nel 2003. Probabilmente gli USA si aspettano che a vincere, indipendentemente dal nome, sia comunque un membro del FPR, il che permetterebbe di mantenere i buoni rapporti con il piccolo stato africano.

GIULIO CHINAPPI
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