Matteo Salvini e quelle domande che nessun "giornalista" vuole fargli

6 Dicembre 2014
Germano Milite
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Salvini Le Pen

L’editoriale di Germano Milite

Matteo Salvini, dallo scorso 16 ottobre allo scorso 3 dicembre, è stato in televisione praticamente ogni giorno, ad eccezione di un paio di date che ha saltato (magari per avere il tempo di rivedersi le interviste registrate).

In alcuni casi, lo abbiamo (purtroppo) visto addirittura su 4 canali mediatici differenti ed in 4 orari diversi in un solo giorno. Come il 3 dicembre scorso, ad esempio, dove è stato alle 7.10 su Uno Mattina, Rai 1; alle 8 su 8.00 Agorà, Rai 3; alle 9.05 su Radio anch’io, Rai Radio 1 (che solo la tv non bastava) ed alle 20.30 su Otto e mezzo, La 7. Ma cosa avrà da dire questo leghista maestro della disinformazione xenofoba sistematica che ha fatto dell’incitamento all’odio e della scarsa memoria dell’italiota medio(cre) le sue armi di persuasione di massa? Perché gli viene concesso così tanto spazio, senza che nessun giornalista abbia l’ardire di fargli qualche domanda capace di metterlo in serio imbarazzo? Ha clamorosamente e miseramente fallito persino uno come Corrado Formigli, dal quale in tanti ci aspettavamo meno conformismo servilista e qualche quesito scomodo degno di tale nome. Ma nulla. In Italia penso che ben prima della libertà di stampa, siamo a corto di approcci minimamente arditi ed modalità non tristemente conformiste di fare informazione ed approfondimento quando si tratta di politica.

E così si finisce con il fornire una vetrina elettorale gratuita e perpetua ad in individuo capace di fare presa sul basso volgo, incolto e trascurato da una politica che ha solo saputo promettere azioni di corto respiro, di sopravvivenza, e che oggi è talmente stanca e priva di idee da riproporre persino Silvio Berlusconi in salsa evergreen con il suo “abbasseremo le tasse”. Eppure un consiglio ai miei pagatissimi colleghi delle grandi reti mediatiche voglio darlo, gratuitamente. Certo non occorreva un Montanelli, un Longanesi, un Flaiano o un Biagi per arrivare a tale considerazione ma tant’è. Insomma, caro “Teo”, come ti chiama affettuosamente l’ex responsabile della comunicazione della lista Tsipras, ma tu, con tutte queste perpetue comparsate televisive e con tutti questi tour, quando hai il tempo di fare il tuo lavoro di europarlamentare? Quante volte riesci a recarti a Bruxelles per seguire le intricatissime vicende europee? E ancora: pensi sia giusto nei confronti di chi ti ha eletto per lavorare in Europa usare il tuo stipendio pubblico per raccattare voti in Italia e regalare pietosi monologhi in televisione? Sei stato votato ed eletto per un mandato che non stai osservando, hai contribuito da complice diretto allo sfascio di questo paese governando per 15 anni in compagnia di Lega Nord e Forza Italia ed ora vorresti essere votato nuovamente per fare cosa? Per poter scrivere su Facebook che “la maggioranza della case popolari è occupata dai rom”, quando invece oltre il 90% degli alloggi popolari è occupato da italiani? E sapendo che i sinti sono anche più italiani di te, essendo in molti casi di quinta o sesta generazione ( e questa è la domanda più importante, probabilmente ) ?

CI HA PROVATO (A META’) ANDREA SCANZI

Come diversi lettori mi hanno segnalato, c’è comunque questo piccolo (e non propriamente brillante) intervento di Andrea Scanzi, che di sicuro è apprezzabile almeno per il tentativo e per aver posto almeno qualcuno dei quesiti che a qualunque giornalista serio verrebbe in mente di porre. Ovvero:”Tu, Salvini, quando lavori?”. Poi però Scanzi casca nella rete della critica strumentale (e con Salvini devo dire che non era facile) e ripesca l’episodio raccontato da un video divenuto poi virale, dove il parlamentare europeo Tarabella accusa pubblicamente l’europarlamentare leghista di essere un “fannullone”.

In realtà, infatti, il leader del Carroccio ha spiegato che la critica subita in quell’occasione era strumentale, poiché egli non era membro di quella commissione e quindi era comprensibile che fosse sempre assente ai lavori portati avanti da quest’ultima. Ma di votazioni importanti Salvini ne ha mancate e magari sarebbe stato più opportuno informarsi su quelle e discutere di quelle. E poi, in effetti, come ho scritto, la domanda più importante che da giornalista mi sentirei di fare a quello che devo purtroppo definire “collega”, visto che Salvini è giornalista pubblicista incredibilmente non ancora radiato dall’albo, riguarda la mole immensa di disinformazione xenofoba e razzista contro rom ed immigrati che si legge giornalmente sui suoi profili social. Ci sarebbe poi la sua (attuale) strenua difesa dell’articolo 18, quando dieci anni fa era invece altrettanto strenuo sostenitore della legge Biagi (iper-precarizzante) con Maroni Ministro. O ancora il suo “Napoli è una città bellissima”, che segue il suo coro da stadio alla “Lavali col fuoco” di qualche anno fa. E si potrebbe continuare sul serio per ore nel citare le cialtronate politiche ed i trasformismi (oserei dire paraculismi) politici di questo individuo, che come l’altro Matteo piddino è abile animale da campagna elettorale ma politico molto poco produttivo e concreto. Perché è da questa manipolazione sistematica della realtà e della percezione della realtà che bisogna partire per demolire l’ideologia leghista ed il suo incoraggiamento alla guerra tra poveri, ricordando agli italiani che ci sono già caduti in passato, quando il nemico erano i “terroni” (che ora Salvini vuole conquistare) e “Roma Ladrona”, che da sempre paga gli stipendi a quelli del Carroccio. All’Italia non serve di certo un Bossi più giovane, più fintamente moderato e e più capace di usare i social network. All’Italia servirebbero un po’ di memoria storica e, appunto, qualche cronista tra le fila dei “vip” televisivi che decida di non adeguarsi al conformismo mellifluo ed autoreferenziale che tanti danni ha prodotto, indirettamente, nelle cabine elettorali. 

Di seguito, il video di Scanzi. 

Ecco. Dovevo partorire una sola domanda ma sono stato generoso. Chi lo sa: magari, qualche prezzolato conduttore di qualche patinato talk show, leggerà per caso i miei quesiti ed avrà la bontà e la dignità di girarli al nuovo “vip” del politicame italico. Di sicuro, un’intervista a Salvini su YOUng, non potremo mai averla; visto che intervistare un politico significa raccontarlo, non promuoverlo. Vero, colleghi?

L'AUTORE
Giornalista professionista. Partendo dalla televisione, ha poi lavorato come consulente in digital management per aziende italiane ed internazionali. E' il fondatore e direttore di YOUng. Ama l'innovazione, la psicologia e la geopolitica. Detesta i figli di papà che giocano a fare gli startupper e i confusi che dicono di occuparsi di "marketing".
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