#UmbrellaRevolution
E’ passata più di una settimana dai primi sit-in che chiedevano a Pechino di concedere maggiori riforme democratiche per la città semi-autonoma di Hong Kong (regione amministrativa speciale della Repubblica popolare cinese): punto centrale del malcontento degli studenti è la proposta di riforma alla legge elettorale. La risposta di Pechino arriva dal governatore locale di Hong Kong, Chun-Ying Leung: “Fermate le proteste tanto il governo centrale non annullerà la sua decisione”.
Dopo una iniziale dura repressione messa in atto dal governo centrale con gas lacrimogeni e spray al peperoncino (su Twitter si è parlato anche di proiettili di gomma), oggi arriva la censura di piattaforme social come Instagram e Weibo (piattaforma twitteresca) dove le proteste avevano trovato una cassa di risonanza.
Diventa sempre più difficile trovare #OccupyCentral, #OccupyHK #UmbrellaRevolution oppure contenuti con le parole chiave Occupy Central. Applicazioni di messaggistica istantanea come WeChat o Line sono rigidamente controllate, Twitter è inaccessibile, Facebook è bloccato e sta cercando di trovare una soluzione tramite la sua Head of Communications (APAC, Asia-Pacific), Charlene Chian. Nei primi giorni di settembre la censura aveva colpito anche il motore di ricerca DuckDuckGo.
Intanto, per verificare il blocco di Instagram abbiamo controllato il sito BlockedInChina (vedi link), ecco il risultato:
Instagram sul sito Blocked In China
Di seguito una lista di altri siti web bloccati in Cina forniti da Wikipedia: