Le spediscono corda con cui marito si è suicidato

23 Settembre 2014
Aurora Scudieri
Per leggere questo articolo ti servono: 1minuto

impicUn doppio tremendo choc. Questa povera vedova non poteva immagine che la sua battaglia per far riconoscere il suicidio per impiccagione del marito come incidente sul posto di lavoro, sarebbe finito così.
Qualche mese dopo il decesso dell’uomo, infatti, sua moglie ha ricevuto la visita di un corriere che le portava un pacco con, all’interno, la corda con la quale si era suicidato.
È successo in Francia, come racconta il quotidiano Voix du Nord.

Jean-Michel, 49 anni era stato ritrovato dai propri colleghi, impiccato, sul posto di lavoro, due ore dopo l’inizio del suo turno.

Secondo la vedova da diverso tempo il marito era “maltrattato da uno dei suoi colleghi di lavoro” dell’azienda produttrice di fibre tessili, a Berck (Pas-de-Calais) e aveva anche presentato denuncia contro di esso.

Dalla morte del marito Lysiane si è battuta per far riconoscere questa induzione al suicidio e classificare la morte come “incidente di lavoro”, il ché permette di ricevere il 60% dello stipendio del marito e un assegno per l’educazione del figlio.

La vedova ha quindi informato il direttore del proprio consorte delle proprie intenzioni, chiedendogli anche di riavere gli oggetti personali dell’uomo. Oggetti che ha quindi ricevuto, quattro mesi dopo, in un pacco di 8 chilogrammi. “C’era dentro una tee-shirt, dei calzini, un porta matite… e una corda. Potete immaginare lo choc” racconta ad un quotidiano la donna.

Intervistato, il direttore della azienda confessa “è stato un errore imperdonabile” e presenta, prima oralmente e poi per iscritto, le sue scuse alla vedova pur diffondendosi da ogni “cattiva intenzione“.

“L’armadietto di M. Reboul è stato aperto il mattino stesso, in presenza della polizia – spiega – Gli investigatori volevano verificare che non avesse lasciato una lettera di addio. Non hanno trovato nulla. Ci hanno poi chiesto di tenere gli effetti personali di M. Reboul e quelli che avevano portato al dramma per metterli a disposizione degli investigatori in caso di bisogno. Compresa la fune“. Così quando l’azienda ha accettato la richiesta di Lysiane, “abbiamo mandato la scatola senza verificare il contenuto” si difende.

In merito ai problemi tra i suoi dipendenti il direttore spiega che “erano stati sistemati da tempo” e afferma di non essere stato messo a conoscenza di una denuncia. Ma la cosa non convince la vedova che vede nel pacco una “intimidazione”.

SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI