Denunciati per genocidio i principali leader israeliani

9 Settembre 2014
Giovanni Pili
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A Cordoba, una cittadina dell’Argentina, 12 cittadini hanno depositato una denuncia per genocidio contro le cinque maggiori autorità israeliane, a seguito delle recenti offensive militari contro Gaza.

BtQjJ6_CcAAx27L.jpg-largeNella denuncia si chiede che la commissione per i crimini di guerra e contro l’umanità indaghi riguardo i presunti crimini commessi dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu; dal Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman; da Moshe Yaalon, alla Difesa; dal Maggiore, Gen. Benny Gantz, e dal Vice Presidente del Parlamento Israeliano, Moshe Feiglin. I depositari di questa iniziativa provengono dal mondo della cultura e dalle organizzazioni per i diritti umani, in particolare dal Comitato di Solidarietà Palestina. Tutt’oggi sono attivi anche nell’inchiesta riguardo i crimini del franchismo e dell’ultima dittatura militare in Argentina.

Sergio Ortiz, uno degli organizzatori dell’iniziativa, spiega le ragioni di questa denuncia:

«Tre giorni fa aveva firmato l’ultimo cessate il fuoco, quando abbiamo presentato la denuncia … Ma questo non assolve Israele, che ha ucciso 2.140 palestinesi, tra cui 570 bambini, più di 11.000 persone rimaste ferite».

Non si tratta di una sceneggiata, l’Argentina infatti può istruire cause basate sul principio della “giurisdizione universale”. Insomma, un crimine rimane tale, indipendentemente dal luogo in cui viene compiuto. Motivo per cui il Procuratore Torres ha convalidato la denuncia, mettendo subito le mani avanti:

«La denuncia non è contro tutti gli israeliani, né contro gli ebrei … Anche se sappiamo che ci sono più responsabili, ci concentriamo sui loro cinque capi … Netanyahu ha preso le decisioni politiche fondamentali … Si tratta di un successore di Ariel Sharon, uno dei falchi … Il ministro degli Esteri Lieberman è un neo-nazista che ha suggerito di gettare una bomba atomica su Gaza».

Il Procuratore Federale Henry Senestrari, avrà l’ultima parola riguardo l’autorizzazione a procedere. Per adesso non rilascia commenti. Ha ascoltato con attenzione il caso, proponendosi di studiare la relazione dal punto di vista procedurale, per vedere se sussistono motivi di intervento. Difficile pensare che, come tutti i “comuni mortali”, i soggetti minacciati da questa eventuale autorizzazione a procedere possano un giorno temere di finire nel mirino dell’Interpol, soggetto che di norma dovrebbe attivarsi per casi di questo tipo. Certamente l’indifferenza sarebbe molto peggio.

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