Studio mette in dubbio l'esistenza dell'intolleranza al glutine

4 Giugno 2014
Aurora Scudieri
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gluten free

Gluten free. Oramai in tutti i supermercati c’è uno scaffale dedicato agli intolleranti al glutine, con sempre più prodotti pensati per loro. Eppure, secondo un recente studio australiano, si tratterebbe più di una moda che di una vera e propria intolleranza.

Prima di tutto bisogna distinguere tra chi decide di non mangiare più alimenti con il glutine per propria scelta, e quelli a cui viene diagnosticata una malattia che lo rende celiaco.
Tra l’Europa e gli Stati Uniti si stima che circa 1 persona su 100 sarebbe intollerante al glutine. Se non vi è stata diagnosticata una malattia ma sentite di fare molta fatica a sopportare alimenti con il glutine, allora fate parte delle persone definite “ipersensibili al glutine”.

Ad analizzare questa intolleranza che negli ultimi anni sembra diffondersi a grandi passi, alcuni ricercatori australiani in uno studio pubblicato sulla rivista Gastroenterology e su Nutr Clin Pract.

La ricerca è iniziata nel 2011, quando Peter Gibson gastroenterologo, professore all’università di Monash in Australia svela i risultati di uno studio che certificherebbe l’esistenza di una ipersensibilità al glutine, indipendente e diversa dalla celiachia.

La celiachia è una malattia auto immune molto rara e difficile da diagnosticare, dato che i sintomi possono essere molteplici. Questa può avere conseguenze molto gravi se il paziente non segue una dietra sensa glutine. Gli ipersensibili invece, presentano alcuni sintomi della celiachia ma non hanno nel proprio corpo gli anticorpi che determinano l’intolleranza al glutine. Quando si sottomettono ad una dieta Gluten free, quindi, si sentono semplicemente meglio.

Sempre più spesso, però, alcune persone decidono di seguire una dieta senza glutine senza sottoporsi a dei test eseguiti dai medici. In seguito a questa considerazione Jessica Biesiekierski, gastroenterologa all’università di Monash insieme ad altri ricercatori quali Peter Gibson, ha svolto uno studio con adulti definiti “ipersensibili”.
Come racconta il sito web Forbes, i partecipanti allo studio sono stati presi a Melbourne e nella sua prima periferia. Su 147 personne analizzate definite “con problemi con il glutine”, l’88% era di sesso femminile con una età media di 43,5 anni.

Per il 63% di essi la dieta Gluten free era stata intrapresa autonomamente o con il consiglio di una persona che lavora in ambito sanitario, ma non un medico specifico. Il 62% di questi era effettivamente celiaco, dato molto alto, il 28% rispondeva ai criteri dell’ipersensibilità al glutine, ossia 37 persone, ma 24% continuavano ad avere sintomi anche dopo aver interrotto il consumo di glutine e il 27% aveva invece deciso di non seguire un regime senza glutine

A tutti i partecipanti è stato imposto di seguire per 2 settimane una dieta debole in FODMAP (i glucidi che fermentano e che vengono assorbiti molto piano dall’organismo come il fruttosio presente in certi frutti). Sono proprio questi glucidi, infatti, che devono essere eliminati in un regime senza glutine.
Successivamente sono stati creati 3 gruppi per seguire un altra dieta della durata di una settimana.
Il primo gruppo ha seguito una dieta con molto glutine (16 grammi in più al giorno), il secondo gruppo una con poco glutine (2g di glutine) e il terzo una dieta senza glutine.

I risultati sono stati sorprendernti dato che, qualsiasi sia stata la dieta seguita, i partecipanti hanno avuto gli stessi sintomi (dolori intestinali). I tre gruppi hanno anche affermato di aver sentito meno sintomi mentre seguivano la dieta debole in FODMAP.

Questo significa, secondo gli studiosi, che l’ipersensibilità al glutine potrebbe essere confusa ad una al FODMAP, difficili da digerire e assorbiti con lentezza. Secondo i ricercatori, quindi, se si ritiene di avere una intolleranza al glutine è, prima di tutto, d’obbligo recarsi da un medico per verificare di non essere celiaci e, se non lo siamo molto probabilmente siamo intolleranti al FODMAP e non al glutine.

 

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