Israele taglia l'acqua ai Palestinesi

11 Aprile 2014
Giovanni Pili
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Sui tetti di ogni casa Palestinese sono visibili dei cilindri neri, sono dei serbatoi per accumulare l’acqua piovana. E’ stata fatta una manutenzione della rete idrica, ma a quanto pare i problemi sussistono ancora a Shuffat, campo profughi situato in Gerusalemme Est.

israeleGli abitanti sono costretti a comprarsi l’acqua. Nonostante la Corte Suprema Israeliana (non certo un circolo di antisemiti) abbia dato un ultimatum di 60 giorni al Governo per risolvere il problema, non sembra ad oggi che ci siano stati passi avanti. Purtroppo il caso ha voluto che la crisi idrica sussista solo nella parte non ebraica della medesima rete. A Gerusalemme, città di fatto sotto l’autorità israeliana – con sprezzo del diritto e delle risoluzioni internazionali – continua il gioco dello scarica barile: La HaGihon, società idrica israeliana, da la colpa alla Water Autority del Governo, che a sua volta rispedisce ogni accusa al mittente.

A complicare le cose ci si mette anche la burocrazia: I profughi Palestinesi di Shuffat ufficialmente sono cittadini di Gerusalemme, ma dovrebbero rientrare nella responsabilità dell’Autorità Palestinese, che se intervenisse commetterebbe delle “ingerenze” contro una nazione occupante, seppur in barba agli accordi internazionali. A pensar male verrebbe da chiedersi se non sia in atto un embargo idrico allo scopo di provocare nuovi scontri e quindi alibi per successive rappresaglie, come quella avvenuta il mese scorso a Gaza. Se fosse così non vivremmo nel migliore dei mondi possibili; sarebbe insomma inconcepibile.

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