Consultazioni: M5S e Lega non andranno da Napolitano

14 Febbraio 2014
Luca Michetti
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beppegrillo

Oggi Enrico Letta si è dimesso ufficialmente e da domani cominceranno le consultazioni al colle per formare un nuovo governo. Vista l’autoproclamazione di Renzi, che sembra accettata da quasi tutte le forze politiche e dai media, M5S e Lega hanno deciso di disertare la chiamata di Napolitano per discutere su un nuovo esecutivo.

Beppe Grillo ha definito le consultazioni “un’immensa presa per il culo” e dopo un voto in assemblea tra i parlamentari a 5 stelle, il M5S  ha deciso che non parteciperà alle consultazioni al Quirinale sulla crisi di governo. Lo ha votato a maggioranza l’assemblea congiunta dei parlamentari pentastellati di Camera e Senato, con 62 voti favorevoli alla decisione, 17 no e 6 astenuti.

“Domani assisteremo alla rinascita di Silvio Berlusconi, che il Pd ha risportato al Colle. Un condannato in via definitiva che va dal Presidente della Repubblica, che naturalmente lo lascia entrare” hanno dichiarato i deputati 5 stelle a “Il Fatto Quotidiano”.

“Sarei voluto andare a parlare con il Presidente della Repubblica, ma se non mi fanno andare con la mia gente cosa ci vado a fare?” ha dichiarato il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. “Siccome faccio politica per rispondere ai miei sindaci, agli esodati e agli alluvionati, e ne sto a casa, con tutto il rispetto, ci saremmo andati se avessimo potuto integrare la nostra delegazione con uomini del territorio, un sindaco di un comune terremotato, un presidente di Provincia e un presidente di Regione. Ci è stato detto che il cerimoniale e la prassi romana non prevedono queste incursioni territoriali. Allora me ne sto a casa. Fino all’ultimo non ho voluto dare un no pregiudiziale, alla Grillo“.

In serata è arrivata anche la risposta di Napolitano ai no di M5S e Lega, ma il Presidente della Repubblica si dice stupito solo della risposta del carroccio “L’annuncio della mancata partecipazione della Lega Nord alle consultazioni è stato appreso dal Presidente della Repubblica con stupore e con rincrescimento. Prevedere la partecipazione alle consultazioni non dei soli capigruppo parlamentari o presidenti di partito, ma anche di presidenti di regioni o rappresentanti di enti locali, così come richiesto da Salvini avrebbe dovuto condurre a un allargamento delle delegazioni di tutte le forze politiche in termini chiaramente incompatibili con il carattere e i tempi delle consultazioni”.

 

 

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