L'Aquila, perchè il sindaco Cialente si è dimesso

12 Gennaio 2014
Redazione YOUng
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Cialente, L'Aquila, dimissioniMassimo Cialente, primo cittadino dell’Aquila, ha preso la sua decisione: “Sono delegittimato, stanco, arrabbiato. Vivo un attacco frontale dei mezzi di informazione. Per questo mi dimetto…“. Queste le prime parole pronunciante dal sindaco uscente nel corso della conferenza stampa indetta urgentemente.

Il motivo delle dimissioni? A quanto pare, le troppe accuse a seguito dell’inchiesta giudiziaria. Invero, mercoledì scorso quattro persone sono state sottoposte alla misura degli arresti domiciliari ed altre quattro, tra cui Roberto Riga, nella sua qualità di vice sindaco, successivamente dimessosi, risultavano sottoposte alle indagini preliminari all’interno dell’inchiesta “Do ut des” afferente le presunte tangenti nella ricostruzione a seguito del terribile terremoto che ha sconvolto la città dell’Aquila.

“Io ho capito che rimare qui è un guaio. Hanno vinto altri. Rimanere qui è inutile in ogni caso e non ha senso aspettare fino a lunedì. Non rimango neppure se me lo dovessero chiedere Renzi e Letta, non si è mai visto un generale che guida il suo esercito con un cavallo zoppo. Non posso andare da Letta a spiegare che cosa succede all’Aquila. Non posso andare da Letta a dovermi giustificare sulle accuse che hanno fatto alla mia famiglia sui lavori di casa mia. Sarei un sindaco senza credibilità”.

Ed ancora:

“Con quale forza? Il sindaco rappresenta la credibilità, nonostante in 1500 giorni mi sia massacrato e nonostante lasci una città più ricca. Non ho mai avuto un avviso di garanzia, anzi, ne ho avuto uno per una fogna abusiva. Credo sia cambiato qualcosa e non per un fatto accidentale. E’ cambiato un clima e non alimentato dalle opposizioni, ma è scattato qualcosa alimentato dal lavoro prezioso della magistratura. Ormai, dopo questi attacchi non sono più credibile e posso più rappresentare questa città nelle richieste di fondi per la ricostruzione. Ho capito che non sono più utile a questa città e forse sono un ostacolo”.

Il primo cittadino, finito sotto accusa, ha aggiunto: “In fondo è stato lo stesso ministro Trigilia a dimettermi quando, in un’intervista il 9 gennaio, ha detto ‘il Comune non chieda più soldi’ e, nello stesso giorno, in una riunione con il rettore dell’Università aquilana, ha parlato di piano di rilancio dell’ateneo e di piano regolatore della città, senza il sindaco. Non è mai successo né con il governo Berlusconi né con il governo Monti che i miei interlocutori non rispondessero al telefono. Ho chiamato più volte ministri e dirigenti di questo Governo, ma nessuno mi ha risposto e questo è umiliante, non per Cialente, ma per il suo ruolo di sindaco”.

Cialente ha concluso così il suo discorso: “Lascio la città con un piano strategico e con la possibilità che arrivino nuove imprese. Tenetevi stretta la ricostruzione e il cronoprogramma. Chiedo scusa alle persone che in queste ultime ore hanno pregato di non mollare, ho retto finché ho potuto. Mi auguro che il nuovo sindaco ci metta la stessa passione e lo stesso coraggio, la stessa passione lo stesso amore, e la pietas nei confronti degli ultimi di questa città. Ho pagato il fatto di aver rimosso le bandiere tricolori dalle sedi comunali e di aver riconsegnato la fascia tricolore. Ho dato tutto me stesso, ma non sono stato abbastanza forte, sono rammaricato perché ho perso”.

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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