Georgia, un Paese geostrategico alle elezioni

6 Novembre 2013
Giulio Chinappi
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Georgia_flag

La Georgia, come pure le altre repubbliche del Caucaso, occupa una superficie modesta sulla carta geografica globale (solo 69.700 kmq) ed ha una popolazione tutto sommato ridotta (4,5 milioni di abitanti), ma ciò non significa che non svolga un ruolo fondamentale nello scacchiere geopolitico mondiale. Come sappiamo, infatti, il Caucaso rappresenta un crocevia fondamentale per le forniture di gas e petrolio che giungono dall’est verso l’Europa, ma anche un’area dove si giocano gli equilibri delle rivalità tra gli Stati Uniti e la Russia, con i rispettivi alleati , la Turchia e l’Iran, a fare da scudieri, nonché tra le stesse repubbliche caucasiche e le innumerevoli minoranze etniche che le abitano.

La Georgia, storica alleata degli Stati Uniti sin dalla fine dell’Unione Sovietica, è andata alle elezioni domenica scorsa. Il Paese si è presentato alle urne dopo due mandati presidenziali firmati Mikheil Saakashvili, leader della forza di centrodestra ENM (Ertiani Natsionaluri Modzraoba, Movimento Unito Nazionale). Non potendo candidare per la terza volta Saakashvili, come previsto dalla costituzione, l’ENM ha optato per il suo erede designato, Davit Bakradze, già Ministro degli Esteri e Presidente del Parlamento.

Le urne hanno però riservato una brutta sorpresa all’ormai ex partito della presidenza, che ha raccolto solamente il 21,73% dei consensi. Ad avere la meglio, rendendo inutile un secondo turno, è stato Giorgi Margvelashvili, candidato del partito Sogno Georgiano – Georgia Democratica (K’art’uli ots’neba – demokratiuli Sak’art’velo), che ha raccolto oltre un milione di voti, equivalenti al 62,11% dei consensi.

Margvelashvili, 54 anni, sarà il primo Presidente che svolgerà questo ruolo con i nuovi emendamenti costituzionali, che affidano maggiori poteri al Primo Ministro, sottraendoli proprio al capo dello stato. Non un grave problema per Margvelashvili, visto che l’attuale capo del governo è il fondatore di Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili, l’uomo più ricco del Paese.

La coppia Ivanishvili-Margvelashvili lavorerà sicuramente nel senso di un rafforzamento del legame con l’occidente, allontanando sempre più la Russia, proseguendo quindi con la forte liberalizzazione che caratterizza la Georgia sin dalla sua indipendenza. Un altro dei punti fermi del partito Sogno Georgiano, del quale tra l’altro fa parte anche l’ex calciatore del Milan Kakhaber Kaladze, attuale Ministro dell’Energia, è quello dell’integrazione europea. Il fine ultimo del nuovo presidente sarà quindi quello di portare la candidatura georgiana presso l’Unione Europea, nonché di agevolare l’ingresso del Paese nella NATO, con la quale è già stata stabilita una partnership (IPAP) nel 2004.

Chi esce rafforzato da queste elezioni è quindi soprattutto il Primo Ministro, Bidzina Ivanishvili, che ora non dovrà più temere il conflitto istituzionale con il Capo dello Stato. Lo stesso Ivanishvili ha addirittura lasciato intendere che potrebbe cedere la testa del governo ad un suo uomo fidato, mettendosi quindi in ombra, anche se naturalmente le redini del potere resterebbero sempre nelle sue mani.

Visti i risultati, non c’è da sorprendersi davanti alle reazioni favorevoli di Unione Europea e Stati Uniti, che hanno parlato di “grandi credenziali democratiche”, mentre la Russia si è mostrata più preoccupata attraverso le parole del Ministro degli Esteri Sergej Lavrov, augurandosi che la Georgia “adotti una politica amichevole nei confronti della Russia”.

Infine, una curiosità: la bandiera georgiana, quella dell’immagine in alto per intenderci, potrebbe essere destinata nuovamente a cambiare, visto che si tratta di un vessillo imposto dopo la prima elezione di Saakashvili, e che è molto simile a quella del partito dell’ex Presidente.

GIULIO CHINAPPI
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