Quell'intervista alla deputata PDL che non leggerete mai

14 Febbraio 2013
Germano Milite
Per leggere questo articolo ti servono: 5minuti

Fiorella Ceccacci Rubino

L’editoriale di Germano Milite

Va bene, bisogna sempre metterlo in conto: siamo in Italia e, fuor di retorica e qualunquismo, oggettivamente, in questo paese il rispetto per il lavoro dei giornalisti è sempre stato un optional. Il più delle volte, siamo difatti ridotti a meri “reggimicrofono” o a semplici portavoce di chi detiene un minimo di potere. Un paese così strambo, il nostro, da considerare “una prassi” e praticamente una norma non scritta le cosiddette “interviste concordate”. In pratica, parliamo della negazione stessa del giornalismo: si chiede al politico di turno se vuole concedere qualche dichiarazione, ci si accorda prima sulle domande e poi, subito dopo, il pezzo viene letto, vagliato ed eventualmente “limato” dall’intervistato di turno. Un po’ come se il cronista fosse un pupo che deve svolgere il compitino in classe per poi vederselo corretto dall’insegnante. O così o niente: i nostri politici, da dipendenti pubblici lautamente ricompensati, non accettano giornalisti degni di tale nome pronti a porre domande non per forza cattive o strumentali ma semplicemente utili a rendere quello che viene non a caso definito “servizio pubblico”.

Ultimamente, la nostra Maria Melania Barone, ha intervistato una parlamentare del PDL abbastanza nota: Fiorella Ceccacci Rubino. L’onorevole Rubino, che in passato ha recitato una parte in un cortometraggio di Tinto Brass (che per giunta non era nemmeno considerabile come pornografico), è stata più volte pizzicata dalla stampa proprio per questo risibile e per nulla interessante dettaglio. Ancora una volta, dunque, l’informazione si divertiva con il gossip e non assolveva al suo ruolo principale e più nobile: scavare nel merito di determinate questioni ed eventualmente screditare i politici non per quello che di poco interessante hanno fatto in passato ma per ciò che non hanno fatto da quando sono in carica. Che Rubino abbia girato film hard o fantasy, difatti, non dovrebbe importare a nessuno, tanto meno a chi si fregia del titolo di giornalista. Ciò che interessava a noi di YOUng, quindi, era parlare dell’attività da parlamentare dell’onorevole e delle sue idee politiche in merito al “necessario ritorno di Berlusconi”. Nulla di più, nulla di meno. Peccato che, fin da subito, l’attrice-deputataforse ha pensato di aver assunto Melania Barone come sua personale portavoce, magari scambiando YOUng per sitarello di propaganda politica utile a riabilitare parlamentari strumentalmente attaccate. Peccato che l’onorevole abbia prima concesso l’intervista e poi, dopo aver preteso di vederla e correggerla, abbia posto come condizione non negoziabile quella di eliminare alcuni dati (pubblici, tra l’altro) inseriti sull’ottimo portale parlamento.openpolis.it. Ma cosa dicono questi dati? Che l’onorevole è in carica da quasi 7 anni e che è 434° su 630 deputati per “indice di produttività”. Non è tra le prime, certo, ma sul portale è anche precisato chiaramente che “L’indice di produttività non prende in considerazione il lavoro, anche rilevante, che alcuni parlamentari svolgono per gli incarichi necessari al funzionamento della macchina politica e amministrativa del Parlamento (Commissioni, Gruppi, Comitati, Giunte, Collegi e Uffici di Camera e Senato)”.

Sempre gli stessi dati, dicono poi che Rubino ha proposto 8 disegni di legge. Anche qui non parliamo di grandi numeri ma comunque, dato che il settore specifico della deputata riguarda in particolare i lavoratori dello spettacolo, di argomenti sui quali dibattere ce ne sarebbero molti. In ultimo una nota sulle presenze: qui invece il trend è buono e parla di un 85,50%. Molto di più di tanti dinosauri della politica che sono sotto il 50% ed hanno un’attività parlamentare che rasenta lo zero. E allora? Perché l’onorevole ci ha tolto l’autorizzazione prima concessaci e, soprattutto, come fa a pensare che un sito d’informazione che si definisce indipendente non solo perché fa tanto figo, sia poi disposto a piegarsi ad una “regolare intervista concordata”? Mica qualcuno l’ha costretta a fare la parlamentare? Mica svolge questo onorevole compito gratuitamente (a differenza di chi vi scrive). Mica può pretendere che anche i giornalisti che non sono stipendiati da politici e ricchi editori siano così abituati a fare ciò che gli viene ordinato. L’intenzione della mia collega, tra l’altro, non era ovviamente quella di attaccare o mettere in cattiva luce l’onorevole Rubino ed il suo operato. Anzi, l’obiettivo era quello di raccontare l’attività di una deputata al di la del pettegolezzo spicciolo e del consueto sessismo ipocrita che dipinge le belle donne come bamboline decerebrate e facilmente manipolabili. E Rubino, che al contrario è un’affermata attrice teatrale con un curriculum di tutto rispetto e competenze specifiche di settore, avrebbe dovuto capire che valeva la pena accettare le nostre regole (che poi sono quelle del giornalismo vero). Peccato solo che, la pessima abitudine ad un’informazione genuflessa e quasi sempre terrorizzata da querele e procedimenti giudiziari, spesso rovini anche i lavori migliori e crei paradossalmente piccoli grandi casi mediatici che in un clima differente non potrebbero mai crescere e moltiplicarsi.

L’intervista dunque non sarà pubblicata, visto che non è nostra intenzione tramutarla in acritica opera di propaganda. Tuttavia, come ovvio, nessuna minaccia di denuncia potrà mai impedirci di ricordare alla dottoressa Rubino, ai suoi addetti stampa-portavoce ed ai suoi legali che, solo perché le abominevoli “interviste concordate” sono una prassi consolidata in questo claudicante paese, ciò significa che si possano imporre a chiunque ancora si sforza di rendere un servizio pubblico il quale, sebbene imperfetto poiché di umana fattura, cerca sempre e comunque di essere obiettivo e super partes. Non ci interessa il “così fan tutti”, ci interessa il “così dovrebbero fare tutti per non svendere la propria dignità”. Anche perché, tra l’altro, questa testata sopravvive tra mille difficoltà rinunciando alla vendita di spazi pubblicitari promozionali a pagamento per i politici. Vi assicuriamo che, in periodo elettorale e con i nostri numeri, ciò significa rinunciare a diverse migliaia di euro di introiti. Già solo chiedere ad un giornalista di “vedere l’intervista prima della pubblicazione”, significa offendere gravemente la sua dignità di professionista. Che poi altri “colleghi” reputino tale pratica “normale”, non fa che aggravare la situazione. Rubino, come tutti gli altri parlamentari e politici che sono abituati a rilasciare interviste concordate, è una dipendente pubblica che deve accettare anche analisi critiche. Se poi tali critiche sono diffamatorie e non veritiere, i procedimenti giudiziari le daranno ragione e potranno tutelarla nella maniera più opportuna. Il messaggio che però YOUng vuole lanciare con forza è che, mai, si dovrà chiedere ad un giornalista di questa testata di inviare il proprio lavoro prima della pubblicazione. Una volta concessa l’intervista, ci si affida al cronista che, se sbaglia e distorce i fatti, può essere adeguatamente perseguito e costretto a rettificare. Intanto, il lavoro dell’onorevole Rubino, potrete valutarlo ugualmente ed in maniera libera da condizionamenti faziosi grazie alle informazioni che vi abbiamo fornito.

L'AUTORE
Giornalista professionista. Partendo dalla televisione, ha poi lavorato come consulente in digital management per aziende italiane ed internazionali. E' il fondatore e direttore di YOUng. Ama l'innovazione, la psicologia e la geopolitica. Detesta i figli di papà che giocano a fare gli startupper e i confusi che dicono di occuparsi di "marketing".
SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI