ragazza violentata su un autobus e uccisa in india

29 Dicembre 2012
Marco Ambrosini
Per leggere questo articolo ti servono: 6minuti

rape bus 20121231Sette uomini hanno stuprato e usato violenze fisiche di ogni tipo ad una giovane donna paramedico di 23 anni a bordo di un autobus a Delhi meridionale questa settimana. La donna è morta dopo un disperato tentativo di ricovero in un Ospedale di Singapore.

La ragazza era andata a vedere un film con un amico in un centro commerciale nella parte di Delhi meridionale e di lusso. Erano le otto di sera quando i due ragazzi decisero di tornare a casa ed aspettarono un autobus per tornare nella zona di Delhi occidentale. Un autobus delle linee private si è fermato e li ha presi a bordo, ignari dell’incubo che li attendeva.

Gli uomini che già erano sull’autobus , sei ubriachi, iniziarono a fare commenti osceni in direzione della ragazza che ebbero la reazione verbale dell’amico della stessa. Da qui è scaturita la scintilla che ha portato i sei uomini per 40 minuti a stuprare la ragazza barbaramente, a malmenare violentemente il suo amico e ad usare ulteriore violenza sulla ragazza, inserendole nel suo sesso una verga di ferro al punto di rompere i suoi organi interni. Saziati dal loro istinto bestiale, gli uomini ubriachi li hanno gettati dall’autobus come immondizia sulla strada. Un veicolo di polizia li ha portati a tutta velocità all’ospedale dopo che erano stati avvisati che una giovane coppia giaceva seminuda ed incosciente per la strada. Fin dai primi soccorsi i medici si sono resi conto della gravità delle condizioni della ragazza.

Tale orrore ha scatenato un’ira impotente tra la popolazione dividendo la stessa tra richieste di pena di morte ed altre di castrazione chimica. Ma il problema è più grave ( e da qui il malcoltento e le proteste della popolazione) perché nasconde una cultura che fa da terreno fertile alle violenze contro le donne. Infatti, oltre alla domanda che ci si pone sempre in questi casi e cioè cosa possa provocare in un gruppo di esseri umani una tale violenza, trasformandoli in mostri e nel fra stringere loro un sodalizio bestiale tale da sfociare in un’orgia insanguinata, ci si chiede anche tra la popolazione indiana cosa possa spingere questa Nazione ad essere la terza al mondo, dopo Stati Uniti ed Africa ad avere un alto numero di stupri. Come si vede le nazioni più colpite da fenomeno hanno culture, società tradizioni completamente diverse tra loro eppure sono accomunate da simili orribili bestialità quali lo stupro bestiale, le molestie le violenze contro le donne. Non è l’alcool la causa ma qualcosa di più profondo, di inquietante, che pone la donna come capro espiatorio di una non accettata modernità che legittima la sua crescente affrancazione in ogni società. E’, per dirla con antiche espressioni ma che rendono l’idea, una “guerra dei sessi” dove il “maschietto” si trova spiazzato dinanzi ad un’altra immagine della donna che non lo considera più al centro dell’universo, ma come suo pari. Forse tale spiegazione non soddisfa pienamente per giustificare una situazione così complessa e universale. Ma può rendere il fenomeno del “femminicidio” e delle violenze in genere sulle donne inquadrabile in un contesto più ampio e non solo localizzarlo in modo frammentario con una “provincializzazione”. La violenza sulle donne non è italiana, indiana, americana: è violenza di una cultura maschile, che ha tratti comuni in molte culture e religioni sparse per il globo, e l’emancipazione femminile, non accettata dalla maggioranza di uomini maschi retrogradi, non aperti al futuro, ancorati a visioni ormai sorpassate delle relazioni tra sessi.

Le rivolte che stanno accadendo in India, comunque, riguardano anche il comportamento della Polizia locale (cosa non detta dai principali media italiani) che addirittura ha lavato l’autobus distruggendo ogni “prova forense”, quasi a favorire i sette colpevoli (c’è di mezzo pure l’autista dell’autobus oltre le sei belve) cancellando “prove genetiche” utili per incastrare tali mostri. La società maschio-dominante e maschio-dominata mette in atto tutte le più biasimevoli strategie ad ogni livello per difendere i colpevoli di tali crimini, in una gara di solidarietà tra mostri. Se avete “la fortuna” di assistere ad un processo per violenza sessuale in Italia, vi accorgerete che l’unica strategia difensiva costantemente seguita dagli avvocati difensori degli stupratori è quella di cercare di screditare la vittima ad una “che se l’è andata a cercare”, ad “puttanella” che “poi ci ha ripensato” e così via in un delirio di intollerabile maschilismo che vuole dimostrare anche in un’aula di giustizia la supremazia del maschio-alfa del branco, sottoponendo il più delle volte la donna vittima di violenza ad altra violenza, quella del processo che vede la vittima messa alla gogna. E vi meravigliate di quel parroco cattolico italiano che in questi giorni ha scritto quell’assurdo volantino scatenando un putiferio ?
In India, qualora non lo sappiate, le donne delle fasce più basse della società sono sottoposte dai maschi a brutalità di ogni tipo e a violenze sessuali “regolarmente” senza che nessuno intervenga a reprimere efficacemente il fenomeno. Questo perché in India alcuni poliziotti ed altri addetti alla repressione dei crimini credono che alcune donne “meritano questo “ o addirittura “lo chiedono” ! Vi sono stati nei mesi precedenti i India episodi di violenze sulle donne fuori da locali pubblici con la folla intorno che si divertiva a seguire “le gesta” degli stupratori.

Solo nel 1993 in India è stata varata una legge contro lo stupro, ma il sistema legale di repressione di tale fenomeno è inadeguato: in India lo stupro, come era in Italia prima del 1996 e come è tuttora in alcuni suoi aspetti applicativi, non viene considerato una violenza contro la persona, contro il suo stato emotivo, contro il suo ruolo nella società. Le masse che oggi protestano in India lo fanno anche per mobilitare i Governanti a modificare la legge contro lo strupro, vogliono modificare la cultura maschilista contro le donne.
Le pene in India sono leggere rispetto alla gravità del reato di violenza sessuale a differenza, ad esempio, degli Stati Uniti dove i colpevoli vengono sottoposti anche a “pene aggiunte” oltre alla condanna principale, quali un confino forzato ed altri provvedimenti restrittivi tendenti ad impedire la recidiva specifica. Almeno ci provano.
.
In India, per essere più dettagliati e fornire una corretta informazione, la definizione di ‘stupri’ è stata data nella “sezione” 375 del loro codice penale, e la punizione, nella “sezione” 376 .La definizione di ‘stupri’ e ‘la punizione’ descritte in tali norme, in tutta la descrizione dello svolgimento del reato, tiene conto di fattori, prevalentemente temporali, che possono, secondo la loro legge, essere scoordinate dalla “coscienza e volontà dell’atto”, tra la “suitas”e la commissione temporale del fatto stesso, tutto a favore della difesa dell’imputato, che vedrà le varie Corti di Giustizia dilungarsi sulle discussione e valutazione di tali argomenti difensivi che favoriscono scappatoie ai colpevoli di tali esecrabili crimini.

La popolazione indiana, indignata, chiede leggi più severe per reprimere il fenomeno della violenza sessuale, come ad esempio la modifica che statuisca la pena di morte anche solo se alla vittima le violenze subite comportino un pericolo di vita anche se non muore in seguito alle violenze subite.
Ma la ragazza indiana è morta, di una morte orribile, ignominiosa. Un fiore è stato strappato dal giardino della vita dal vento della violenza più assurda, orribile e priva di senso; un’antica poesia giapponese recitava: “sul cartello è scritto: non calpestare i fiori. Ma il vento non sa leggere”. Infatti, dobbiamo alfabetizzare gli analfabeti dell’anima: questo è senz’altro uno dei principali ardui compiti dell’umanità in questo millennio.

SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI