L’economia ha accresciuto la sua presenza nelle nostre vite. Termini, immagini e concetti legati all’economia sono sempre più diffusi nei dibattiti degli esperti, nelle pratiche commerciali, sui media. Sono tutti frammenti che provengono da un puzzle complesso di idee, teorie e visioni del mondo che abbiamo bisogno di ricostruire. E solo cercando e mettendo insieme i vari frammenti è possibile ricomporre il quadro generale e comprendere in maniera profonda il mondo nel quale viviamo oggi. “Ogni frammento può dar luogo all’unione”, il nostro vuole essere un esperimento di sinergia editoriale: troverai le nostre rubriche disseminate fra varie testate giornalistiche che accoglieranno la ricerca dell’immagine finale.
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Questo è il quinto numero della rubrica di approfondimento “Economia e finanza: cosa sono?”,
Quando si parla economica è importante non confondere le due prospettive analitiche viste in precedenza: la microeconomia e la macroeconomia. può condurre ad un errore logico, definito fallacia di composizione, che consiste nel dedurre che ciò che è razionale e ottimale a livello individuale lo sia anche a livello sistemico (ossia, quando tutti gli individui singolarmente operano lo stesso comportamento). Ne consegue che alcune azioni che possono essere vantaggiose e razionali se svolte dal singolo individuo diventano dannose e irrazionali se compiute da tutti contemporaneamente.
Uno degli esempi più celebri di fallacia di composizione è quello descritto dall’economista John Maynard Keynes, conosciuto con il nome di paradosso della parsimonia, che qui di seguito viene ben descritto dall’economista William Mitchell:
“[…] Le fallacie di composizione sono errori logici che sorgono quando inferiamo che qualcosa che è vero a livello individuale lo sia anche a livello aggregato. La fallacia di composizione si presenta quando azioni che sono logiche, corrette e/o razionali a livello individuale o micro non lo sono (e possono essere sbagliate e/o irrazionali) a livello aggregato o macro. […] Il paradosso della parsimonia si riferisce al caso in cui una virtù individuale può rappresentare un vizio pubblico. Se un individuo cerca di aumentare la porzione di risparmio rispetto al reddito disponibile (reddito al netto delle imposte) – il cosiddetto tasso di risparmio –, affrontando lo sforzo in maniera disciplinata probabilmente avrà successo. […] Perciò, riducendo la spesa individuale per consumi, una persona può aumentare la percentuale di risparmio e, di conseguenza, godere di maggiori opportunità di consumo in futuro. La perdita di spesa derivante da questo aggiustamento individuale sarà piccola per l’intera economia e quindi non ci saranno impatti dannosi sull’attività economica nel suo complesso, che è guidata in modo cruciale dalla spesa aggregata. Ma immaginate se tutti gli individui (consumatori) perseguissero lo stesso obiettivo e cominciassero a diminuire la propria spesa in massa? Allora la spesa totale diminuirebbe in modo significativo, il reddito nazionale calerebbe (in quanto i livelli di produzione reagiscono a una spesa più bassa) e la disoccupazione aumenterebbe. […] Inoltre, a causa della perdita di reddito, è altamente probabile che il risparmio totale in realtà diminuisca, insieme alla spesa per consumi, e quindi che l’economia nel suo complesso risparmi meno. Il paradosso della parsimonia ci dice che ciò che si applica a livello micro (l’abilità di aumentare il risparmio se si è abbastanza disciplinati) non si applica a livello macro (se tutti cercassero di aumentare il proprio risparmio, i redditi complessivi calerebbero e i tentativi individuali di aumentare i propri risparmi totali sarebbero vanificati). Perché si presenta il paradosso della parsimonia? In altre parole, qual è la fonte di questa fallacia di composizione? La spiegazione sta nel fatto che una regola di base della macroeconomia, che imparerete una volta che inizierete a pensare in modo macroeconomico, è che la spesa crea reddito e produzione. […] Gli aggiustamenti nella spesa guidano gli aggiustamenti nella produzione totale dell’economia. Quindi, se tutti gli individui riducono la loro spesa (nel tentativo di risparmiare) il livello di reddito calerà anziché rimanere costante, come accadrebbe nel caso in cui fosse una sola persona a ridurre la propria spesa. Dal momento che i risparmi totali (la somma di tutti i risparmi delle famiglie) sono ciò che rimane dopo che esse hanno operato la propria scelta di spesa rispetto al reddito disponibile, di conseguenza il reddito nazionale si sposta, a sua volta, reagendo al risparmio totale. Quando il reddito nazionale cala e il consumo diminuisce anche il risparmio totale in genere diminuisce in termini assoluti.”
Se, quindi, per esempio ci troviamo in una situazione di crisi economica sarà razionale e vantaggioso per il singolo o per una famiglia cercare di risparmiare una quota maggiore del proprio reddito, ma se tutti iniziano a perseguire questo obiettivo, cercando quindi di risparmiare a loro volta, il risultato a livello aggregato (macroeconomico) sarà tutt’altro che ottimale. E si tradurrà in minor spesa complessiva e quindi minor reddito e in ultima istanza minor capacità di risparmio. Come scriveva John Maynard Keynes: “Ogni tentativo di risparmiare di più, riducendo il consumo, ridurrà a tal punto i redditi che il tentativo stesso necessariamente si autodistruggerà”.
Per concludere, facciamo un esempio tratto da un caso pratico che esula dall’economia in senso stretto. Immagina di essere seduto allo stadio e di decidere di alzarti per vedere meglio la partita, in quel caso individualmente avrai certamente un prospettiva migliore; ma cosa avviene se tutti iniziassero a fare la stessa azione (alzandosi in piedi per vedere meglio a loro volta)? La visuale inizierebbe gradualmente a peggiorare per te e per tutti gli altri. In questo caso, quindi, un’azione vantaggiosa a livello individuale diventerebbe dannosa se compiuta a livello aggregato. Questa è una fallacia di composizione.
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