Il Pensiero Rimuginante o Overthinking consiste in una una sequenza ininterrotta di pensieri angoscianti e ripetitivi, spesso autoaccusanti. Di solito inizia dopo un momento frustrante, imbarazzante o doloroso, oppure precede una situazione che ci crea ansia.
di Loredana de Michelis
“Come si è permesso di dirmi questo? Perché non gli ho detto quello che si meritava? Perché lì per lì non mi è venuto in mente: io alle cose ci arrivo sempre in ritardo. Cosa posso avere fatto per essermi meritato questo? E adesso cosa faccio se… E se invece succede…Io a quello non rivolgo più la parola…Ecco, così ci rimetto pure… Non è giusto che questa gente rimanga impunita ogni volta, però io adesso vorrei…Ma poi mi pento lo so…Come faccio…”
Pensieri frustanti o autoaccusanti sono normali e capitano a tutti, ma quando assorbono la maggior parte delle nostre energie mentali quotidiane possono diventare una vera e propria malattia: quando si è prigionieri del Pensiero Rimuginante, ci è impossibile distaccarcene, e ogni domanda apre un ventaglio di altre domande e di pensieri deprimenti che bloccano ogni nostra possibile azione: “Mi capita sempre così, non ne uscirò mai, qualunque cosa faccio è sbagliata, io sono matto, non sono capace di affrontare queste cose, gli altri hanno sempre la meglio, comunque vada…Mai che nessuno mi aiuti…”
All’inizio questo genere di pensieri può essere preceduto da un evento specifico ma in seguito può diventare un rumore di sottofondo inconsapevole, un programma che continua a girare nella testa e di cui non ci si accorge, se non quando aumenta di volume, durante le situazioni che maggiormente ci creano tensione. Ogni situazione triste tende a richiamare altri ricordi analoghi che si aggiungono e contribuiscono ad ingigantire la sofferenza.
Il Pensiero Rimuginante si rinforza con la ripetizione e l’abitudine “sovrascrivendo” la nostra mente e invadendone lo spazio: oltre una certa misura si trasforma in Pensiero Compulsivo e i pensieri sgradevoli finiscono per affacciarsi alla nostra mente nei momenti più disparati, anche di relax, senza apparente connessione con ciò che ci sta accadendo.
Secondo recenti studi americani, l’Overthinking cronico causa depressione, rende più difficile curarla, causa uno stato permanente di stanchezza per il grosso quantitativo di energie mentali che sottrae, indebolisce il sistema immunitario e favorisce lo sviluppo di malattie croniche, sia fisiche che mentali. Sembra che il 67% dei pensatori rimuginanti o compulsivi soffra di cefalea cronica, i cui episodi di massima acuità coincidono con quelli di intenso Overthinking.
L’Overthinking paralizza la capacità di avvertire le proprie emozioni, di vedere una soluzione e di decidere cosa fare. Spesso induce a comportamenti impulsivi e incoerenti che portano al peggioramento della situazione stessa. Ci si sente intrappolati, con una visione sempre più distorta dei fatti accaduti poiché si sono aggiunti talmente tanti elementi, supposizioni, collegamenti con situazioni apparentemente analoghe, ricordi, emozioni negative, che non si è in grado di decidere cosa fare o si reagisce in modo inadeguato. Alternanze di attacchi di frustrazione intensa e di scoraggiamento sono frequenti. Senza accorgercene, ci ritroviamo a pensare sempre alle stesse cose, in un circolo vizioso. Anche i momenti di apparente esaltazione e di buon umore spesso non sono che reazioni al pensiero rimuginante di fondo: una persona che si sente inferiore agli altri e ne fa il centro dei suoi pensieri può ritrovarsi ad alternare giorni di profondo scoraggiamento e paura ad altri di eccessiva supervalutazione di sé o di eccessiva sottovalutazione altrui a titolo compensatorio. La continua alternanza di emozioni di segno opposto è prostrante.
Il rimuginatore di solito è emotivamente più stanco e più fragile degli altri: in situazioni di emergenza riesce soltanto a pensare in modo compulsivo, senza avere la capacità di un organizzare in alternativa un tipo di pensiero costruttivo che gli consenta di affrontare e superare la situazione: è pertanto necessario imparare a bloccare l’Overthinking in tempi di tranquillità riguadagnando una certa serenità e una mente più sgombra per i momenti difficili.
La prima cosa da fare è accettare l’idea che la propria percezione della situazione sia distorta dalle continue autoripetizioni e prendersene la responsabilità, senza cedere alla tentazione di accusare qualcun altro e ricreare un circolo frustrante. Successivamente sarà necessario identificare i pensieri di base che tendono a ripresentarsi ad ogni occasione e imparare il modo più efficace per interromperli. Le tecniche a disposizione sono tante, appartengono all’area della psicologia detta cognitiva e si concentrano sull’imparare un modo diverso di gestire il pensiero fin dalla sua insorgenza. Una delle tecniche più accreditate è il Mindfullness , il cui scopo è tenere il pensiero sul presente.
Qualunque sia la tecnica o la disciplina utilizzata, perché sia efficace è necessaria la costanza nel tempo: la forza dell’Overthinking nasce dalla sua ripetitività continua e protratta per anni che ha instaurato un’abitudine fortissima, e non ci si può aspettare di risolvere il problema in poco tempo. Le terapie spesso permettono di ottenere un sollievo quasi immediato ma vanno seguite a lungo affinché i miglioramenti si consolidino e non vi siano ricadute, che annullerebbero i progressi fatti. È quindi consigliabile seguire una terapia che appassiona e che risulta piacevole da praticare: piacere e motivazione, in queste situazioni, sono la più grande risorsa da mettere in gioco.